Missione Venere. È l’ultima scommessa della Nasa, che nella corsa allo spazio prova a sorprendere tutti e giocare d’anticipo. Due viaggi, in programma tra il 2028 e il 2030, avranno come scopo rispettivamente l’analisi dell’atmosfera e delle caratteristiche geologiche del pianeta. Per realizzarli sono stati stanziati 500 milioni di dollari, mentre le spedizioni hanno già ricevuto il nullaosta dal Discovery program dell’agenzia, scelte in un lotto di quattro progetti destinati alla scoperta dello spazio.
Venere, «un posto infernale»
L’obiettivo principale è comprendere come sia stato possibile, in un luogo per diversi aspetti simile alla Terra, un mutamento di condizioni tale da farne nel tempo un posto «infernale». A parlare in questi termini è Bill Nelson, amministratore della Nasa. Venere è il secondo pianeta per distanza dal Sole, il più caldo dell’intero sistema, con temperature che sfiorano i cinquecento gradi centigradi, capaci addirittura di fondere il piombo.
In today’s #StateOfNASA address, we announced two new @NASASolarSystem missions to study the planet Venus, which we haven’t visited in over 30 years! DAVINCI+ will analyze Venus’ atmosphere, and VERITAS will map Venus’ surface. pic.twitter.com/yC5Etbpgb8
— NASA (@NASA) June 2, 2021
Lo scenario, tuttavia, non è stato sempre quello attuale, e in origine Venere sarebbe stato ricoperto per larghi tratti da un oceano, avvolto da un clima simile al nostro. L’acqua, secondo i ricercatori, ha contraddistinto la conformazione di Venere per miliardi di anni, rendendolo adatto, almeno in linea teorica, allo sviluppo di esseri viventi. Furono simili peculiarità, oltre a una dimensione più o meno uguale, a far guadagnare al pianeta l’appellativo di “Gemello della Terra”. Altre epoche, perché adesso l’acqua si è prosciugata, mentre l’atmosfera è tossica e il termometro può segnare fino a 864 gradi Fahrenheit.
Venere una missione antica
L’assalto a Venere, in ogni caso, non è una novità assoluta e vanta due illustri precedenti. Le missioni Pioneer, nel 1978, e Magellan, nel 1990. Proprio la prima consentì di avanzare l’ipotesi dell’oceano, circondata, però, da una spessa coltre di dubbi. Come riporta la Cnn, per molti l’eccessiva vicinanza al sole rendeva improbabile la presenza d’acqua. Interrogativi a quali si spera di mettere fine. «Sappiamo troppo poco di quel luogo e queste missioni ci aiuteranno a rispondere alle domande», ha dichiarato Tom Wagner, scienziato del Discovery Program della Nasa. «Indagheranno sulle nuvole, i vulcani e il nucleo, fornendoci diversi chiarimenti».
Le missioni su Venere, Davinci+ e Veritas
La missione Davinci+, acronimo di Deep Atmosphere Venus Investigation of Noble Gas, Chemistry and Imaging Plus, cercherà di ricostruire il processo evolutivo dell’atmosfera e chiudere la questione sulla presenza o meno dell’oceano. Le sonde saranno in grado di resistere al clima ostile e, dotate di telecamere, proveranno a inviare foto ad alta risoluzione del pianeta. Le istantanee confermeranno o smentiranno, anche la teoria formulata dagli scienziati di un pianeta diviso in placche.
In today’s #StateOfNASA address, Administrator @SenBillNelson announced two new @NASASolarSystem missions to study the planet Venus. DAVINCI+ will analyze Venus’ atmosphere, and VERITAS will map Venus’ surface. More photos from today’s address 📷: https://t.co/pjlwriKpXM pic.twitter.com/9RzpYflDqq
— NASA HQ PHOTO (@nasahqphoto) June 2, 2021
La mappatura totale sarà, invece, compito di Veritas, seconda missione finalizzata a fornire i motivi di un cambiamento così drastico del processo evolutivo.