Strani Modi di fare

Nicolò Delvecchio
05/05/2021

La lotta con un coccodrillo, il passato da venditore di tè e l'occhio strizzato all'estrema destra. Ancora: l'inaugurazione dello stadio di cricket più grande del mondo in piena pandemia. Chi è l'uomo chiamato a sconfiggere il Covid in India

Strani Modi di fare

Con l’India sul punto di affondare sotto i colpi durissimi della pandemia, torna di moda la figura di Narendra Modi, primo ministro dal 2014. Da più di una settimana il Paese non registra meno di 320mila nuovi contagi al giorno, su una popolazione complessiva di 1,36 miliardi di persone. Eppure fino a un mese fa, per il premier, la situazione era sul punto di risolversi. Anche perché, grazie al suo governo, l’India era diventata “la farmacia del mondo”, in cui produrre i vaccini per i Paesi più sviluppati. Salvo poi, a causa delle strutture al collasso, doverne interrompere la produzione e importare le dosi dalla Russia.

Pellegrinaggi, stadi e la festa del “70”

L’approccio di Modi alla pandemia, l’anno scorso, era stato all’altezza del suo personaggio: durante le prime fasi si era esposto in prima persona, come l’uomo che avrebbe salvato il popolo, paragonando la sua lotta contro il Covid alle gesta degli eroi del Mahabharata, testo cardine dell’epica indiana. Lì la battaglia chiave durò 18 giorni, per quella di Modi, nelle intenzioni del premier, ne sarebbero bastati 21. Inutile dire che non è andata così: l’India, come tante altre nazioni, ha visto l’alternarsi di chiusure-aperture che hanno danneggiato un’economia già non particolarmente florida. Fino all’ultimo, Modi si è comportato come se la pandemia non esistesse e forte di un consenso altissimo ha tenuto comizi elettorali in stadi gremiti, ha invitato i fedeli indù a partecipare al pellegrinaggio di Kumbh Mela, che ha coinvolto 3,5 milioni di persone, e ha permesso l’inaugurazione del più grande stadio di cricket al mondo. Si trova ad Ahmedabad, ha una capienza di 132mila persone e, il 24 febbraio, ha ospitato il derby tra India e Inghilterra. Conosciuto come “Motera” per 40 anni, l’impianto ora si chiama “Narendra Modi Stadium”. E che dire della settimana di festeggiamenti organizzata a settembre dal suo partito, il Bharatiya Janata Party (Bjp), per i 70 anni del leader, in cui politici e attivisti hanno partecipato a iniziative a tema “70”: 70 ospedali da campo allestiti, 70 alberi piantati, 70 paia di occhiali donati e così via.

La statua più grande del mondo e il fisico di Schwarzenegger

L’appariscenza, il culto della personalità e la megalomania sono una parte fondamentale del politico Narendra Modi, anche quando non celebra sé stesso; nel 2018 inaugurò nel Gujarat, suo stato natale e che ha governato per tre mandati, la statua più alta al mondo. Raffigura Sardar Patel, uno dei padri dell’India moderna, ed è alta 182 metri, il doppio della Statua della Libertà. C’è poi una componente di machismo abbastanza ridicola: nel 2019 provocò i suoi oppositori, sfidandoli a confrontarsi col suo “petto da 56 pollici” di circonferenza. In realtà i pollici dovrebbero essere almeno 20 di meno. Giusto per intenderci: il petto di Arnold Schwarzenegger, all’apice della carriera da bodybuilder, ne misurava 58.

La statua più grande del mondo, inaugurata da Modi nel 20218 (Getty)

Controversie biografiche

Verità e finzione si mescolano nella biografia di Modi sin dagli albori. Nato in una famiglia povera di Vadnagar, nel Gujarat, da piccolo ha aiutato il padre, venditore di tè. Sul sito, la parte dedicata all’infanzia, chiamata “Umili inizi: i primi anni”, parla di come i due lavorassero nei pressi della locale stazione. La costruzione dei binari, però, fu completata solamente nel 1973, quando Modi aveva già 23 anni. Non finisce qui, perché nell’autobiografia “Narendra Modi: The Game Changer”, pubblicata poco dopo la vittoria delle elezioni 2014, il premier racconta di quando, a 10 anni, rischiò la vita in una lotta contro un coccodrillo. Mentre attraversava un lago per raggiungere un tempio, il giovane Narendra fu attaccato dal rettile. Ne venne fuori un violento corpo a corpo in cui, non solo ebbe la meglio, ma se la cavò con appena otto punti di sutura su un piede. Straordinario.

Il matrimonio nascosto e il culto del fascismo

Giovane curioso, di cui tutti gli amici ne ammiravano le eccellenti doti intellettuali (Modi si riferisce così a sé stesso), frustrato dai genitori nelle sue ambizioni militari, a 17 anni decide di lasciare la famiglia e di viaggiare per l’India. Tornato a casa dopo due anni, ci rimane per appena quindici giorni, prima di trasferirsi ad Ahmedabad e unirsi al Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss). In questa narrazione però Modi omette due cose: innanzitutto, non parla mai del suo matrimonio con Jashodaben, tenuto segreto fino al 2014. A 13 anni le famiglie combinano il fidanzamento, ai 18 di Narendra si sposano. Ma non era andato via a 17? Di certo c’è che il matrimonio non è mai stato consumato, e che al suo ritorno dal lungo viaggio, i due si siano separati. Per anni, nel compilare i moduli burocratici necessari per candidarsi, Modi non ha mai riempito la casella “sposato”.

L’altra cosa che Modi omette è che l’Rss non è una “organizzazione socio-culturale che lavora per la rigenerazione economica, culturale e sociale dell’India”, ma un movimento ultranazionalista e paramilitare organizzato ispirandosi al fascismo (uno dei mentori, B.S. Moonje, visitò Roma negli anni ’30 ed era un ammiratore di Mussolini e Hitler) fondato sull’ideologia della supremazia degli indù sul resto della popolazione. “Missione” dell’Rss è ricreare un’India in cui comandino i discendenti degli arya (ariani), popolo “originario” da cui derivano gli indù.

La scalata al potere

Entrato nel partito Bjp, di fatto controllato dall’Rss, Modi è diventato governatore del suo stato nel 2001, premier tredici anni dopo. Nel suo primo incarico politico, il nazionalismo indù fu istituzionalizzato, tanto che circa duemila musulmani furono uccisi nel pogrom di inizio 2002, come vendetta per il rogo di un treno in cui morirono 58 fedeli indù, di ritorno da un pellegrinaggio. Eppure, a leggere la sua biografia ufficiale, pare che il piccolo Narendra abbia avuto “tanti amici musulmani”, e che abbia partecipato a feste religiose sia induiste che islamiche. Peccato che, a causa del Citizen Act del 2019, i musulmani provenienti da Afghanistan, Bangladesh e Pakistan non possano più chiedere la cittadinanza indiana. Nello stesso anno, Modi fece scarcerare la terrorista Pragya Thakur, condannata nel 2015 a 9 anni per aver organizzato un attentato – in una moschea – in cui morirono 6 persone. Thakur, che in passato definì “un patriota” l’assassino di Gandhi, nel 2019 è stata una candidata del Bjp. A quest’uomo, ora, la gestione della fase più drammatica della pandemia, in quella che, numeri alla mano, rimane comunque, la democrazia più grande del mondo.