Per le strade e i vicoli di Napoli stanno ricominciando a spuntare festoni, bandiere e palloncini che non si vedevano dal maggio del 1990. La città pare finalmente pronta, nonostante gli scongiuri di rito, a festeggiare il terzo scudetto della sua storia grazie alla sua manifesta superiorità e al distacco siderale sulla seconda a 12 giornate dalla fine. Non a caso nella zona Miracoli, nella parte superiore del Rione Sanità, è spuntato, come riporta il Mattino, un nuovo murale dedicato a Diego Armando Maradona, una specie di angelo custode della banda Spalletti che dall’alto osserva compiaciuto le prodezze di Osimhen, Kvaratskhelia e compagni.
L’ipernarrazione di Napoli, da Mare fuori a Mixed by Erry
La marcia trionfale del Napoli Calcio è però solo la ciliegina sulla torta di una città oggi più che mai caput mundi dell’hype, che sta vivendo un periodo di splendore irripetibile grazie a un ipernarrazione cinematografica artistica e letteraria. Al cinema con la piccola perla di Sydney Sibilia Mixed by Erry, che narra le gesta dei fratelli Frattasio, re della pirateria musicale Anni 90. In tv con la serie, già cult, Mare Fuori, a metà tra Gomorra e Un posto al sole, ambientata in un immaginario carcere minorile ricostruito nella base della Marina Militare del Molo San Vincenzo alle spalle del Maschio Angioino. Su Netflix con La vita bugiarda degli adulti, tratta dai romanzi di Elena Ferrante, e in cima alle classifiche musicali grazie al successo di rapper come Geolier e J Lord, o a fenomeni come Napoleone e i Thru Collected.
Un brand costruito nei decenni
Il brand Napoli conquista tutti e i turisti, già prima della pandemia, erano tornati ad affollare le strade di una città che negli ultimi anni è stata la più filmata d’Italia, sospesa tra centinaia di produzioni cinematografiche, televisive e pubblicitarie. Come spesso accade cinema e musica hanno aperto le danze e la storia, anche se nessuno sembra ricordarselo, arriva da lontano. Già negli Anni 90 la wave di giovani registi composta da Paolo Sorrentino, Mario Martone, Antonio Capuano e Pappi Corsicato aveva già deciso di ambientare le proprie storie a Napoli.

Successivamente c’è stato il sisma causato da Gomorra, iniziato dal romanzo di Saviano del 2006, proseguito dal film di Garrone del 2008 e esploso con la serie Sky del 2014 che ha fatto definitivamente saltare il banco. Secondo lo sceneggiatore Peppe Fiore, come riportato nel numero di The Passenger (edito da Iperborea) dedicato a Napoli, «Gomorra è stata la più grande scuola di formazione per maestranze mai vista a Napoli. È inoltre oggettivo che la serie abbia generato un’onda anomala di attenzione sulla città. E una sfilza di casi studio: da un oggetto squisitamente postmoderno come Ammore e malavita (2017) dei romanissimi Manetti Bros che fa incetta di David di Donatello, a Ferzan Ozpetek che gira Napoli velata al fenomeno addirittura globale che è L’amica geniale della misteriosa scrittrice senza volto Elena Ferrante». Fino ad arrivare alla candidatura all’Oscar del 2022 come Miglior Film straniero di È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino. Stesso discorso vale per la musica. Liberato, fenomeno saltito alla ribalta delle cronache oltre cinque anni fa, ha ritualizzato la tradizione neomelodica napoletana e band di culto come i Nu Genea hanno riportato in auge in funk jazz napoletano Anni 70 di James Senese di Napoli Centrale.

Le ombre del Vesuvio e quelle del Duomo
Certo, non è tutto oro (di Napoli) quello che luccica. Nonostante sia considerata una delle più incantevoli città cartolina, la classifiche sulla qualità della vita 2022 stilata dal Sole 24 ore la piazzano al 101esimo posto come Taranto. Situazione tra l’altro ben descritta nel recente saggio di Paolo Mossetti, edito da Minimum Fax, intitolato Appugrundrisse, Tornare a Napoli, all’interno del quale «tramite la raffigurazione di un mare in bonaccia che nella realtà si presenta tempestoso» il capologugo partenopeo è narrato in maniera lucida e per certi versi spietata, come una città mercificata oltre ogni decenza che, a discapito dello storytelling che le è stato cucito addosso, è ancora sinonimo di abbandono e degrado. Curioso che tutto questa ondata napoletana arrivi nel momento in cui sta infuocndo un feroce dibattito su Milano, finora universalmente riconosciuta come place to be inattaccabile, che giorno dopo giorno continua a perdere appeal trasformandosi, tra post, servizi tv e articoli, nella metafora di tutti i mali di oggi.