Taiwan non figurava tra le tappe del tour asiatico di Nancy Pelosi. Ma era il segreto di Pulcinella: la speaker della Camera dei Rappresentati Usa si sarebbe fermata eccome a Taipei, nonostante le minacce della Cina. La reazione di Pechino non si è fatta attendere: il ministero della Difesa ha annunciato una serie di esercitazioni militari al largo dell’isola, per «salvaguardare la sovranità nazionale»; in più le autorità cinesi hanno sospeso l’import di oltre 2 mila dei circa 3.200 prodotti alimentari in arrivo da Taiwan, beni da oltre 180 imprese taiwanesi. Secondo i media di Taipei, «l’improvvisa mossa delle Dogane cinesi causerà un duro colpo» all’industria alimentare locale tra agricoltura e pesca: sono almeno 180 le imprese che hanno ricevuto lo stop. Già a partire dal 2021 la Cina ha messo al bando ananas e altri beni provenienti da Taiwan per la presunta presenza di parassiti e sostanze vietate.

Il blocco da parte delle Dogane cinesi
Le Dogane cinesi, che hanno contestato «la violazione delle normative pertinenti e interrotto d’urgenza l’import», hanno sospeso l’importazione di prodotti ittici e agrumi, per il presunto rilevamento di pesticidi eccessivi e di test positivi al Covid-19 sulle confezioni. E sono finiti nel mirino anche i prodotti dolciari. Inoltre, ai cittadini e alle aziende cinesi è stato vietato di fare affari con due fondazioni taiwanesi, accusate dalle autorità di sostenere il separatismo dell’isola, rivendicata invece da Pechino, e di diffamare la Cina. L’Ufficio per gli affari di Taiwan del Consiglio di Stato (ovvero l’agenzia amministrativa della Repubblica Popolare che fissa le linee guida e delle politiche relative a Taiwan), ha messo in guardia le autorità dell’isola contro la «collusione con forze esterne per portare avanti provocazioni sull’indipendenza», che potrebbero «spingere nell’abisso del disastro».
La Cina è il principale partner commerciale di Taiwan
Nonostante le note tensioni tra i due Paesi, che non hanno relazioni ufficiali, al netto delle ultime misure il commercio bilaterale è quanto mai florido: nel 2021 il giro d’affari è aumentato del 26 per cento, superando i 328 miliardi di euro. Nel complesso, il principale partner commerciale di Taiwan, che esporta più di quanto importi, è proprio la Cina: la Repubblica Popolare assorbe infatti più del doppio delle esportazioni rispetto agli Stati Uniti, il secondo mercato estero dell’isola. A fare la parte del leone sono i chip per processori: Taiwan, forte di una tecnologia che la terraferma non può eguagliare, produce il 50 per cento della quota mondiale ed esporta principalmente verso la Cina: sempre nel 2021, le vendite alle fabbriche cinesi, che li utilizzano per smartphone e altri dispositivi elettronici, sono aumentate del 24,4 per cento. I chip rappresentano la principale voce dell’import di Pechino, davanti al petrolio greggio.

Tensioni con Taiwan, la Cina ferma l’export di sabbia
Ma c’è una misura che potrebbe minacciare proprio questo scambio commerciale. Pechino ha infatti bloccato la fornitura di sabbia e ghiaia a Taipei, bissando un divieto già imposto nel 2007 e revocato l’anno successivo. La sabbia naturale, largamente usata nell’edilizia, è utilizzata infatti anche nell’industria dei semiconduttori, fondamentale per l’economia taiwanese. E proprio su questo settore, la stessa Pelosi ha colto la palla la balzo aprendo a un possibile aumento della cooperazione tra Washington e Taipei, dopo l’approvazione del Congresso del “Chips and Science Act”, legge che prevede un piano di investimenti da 280 miliardi di dollari votato per rafforzare l’innovazione scientifica e tecnologica degli Stati Uniti: Washington destinerà 52 miliardi in sussidi per incentivare le società produttrici a stabilire (o mantenere) i poli produttivi sul suolo americano. Nel 2020 Taiwan ha importato quasi 5,7 milioni di tonnellate di sabbia e ghiaia. Nove decimi di questo volume erano stati forniti proprio dalla Cina, che seppur non interrompendo l’importazione di microprocessori, cosa che si sarebbe abbattuta come uno tsunami su un’economia globale già traballante, ha imposto uno stop alla materia prima. «La nostra delegazione è a Taiwan per chiarire in modo inequivocabile che non abbandoneremo il nostro impegno nei confronti di Taiwan e che siamo orgogliosi della nostra amicizia duratura», ha dichiarato Nancy Pelosi.