Nancy Pelosi diretta a Taiwan, la Cina: “Gli USA pagheranno il prezzo”

Debora Faravelli
02/08/2022

Tensione per il possibile atterraggio di Nancy Pelosi a Taiwan. La Cina minaccia gli Stati Uniti. L'isola aumenta i livelli di sicurezza.

Nancy Pelosi diretta a Taiwan, la Cina: “Gli USA pagheranno il prezzo”

Sale la tensione intorno alla possibile visita a Taiwan da parte della speaker della Camera Usa Nancy Pelosi. L’aereo che l’ha portata in Malaysia ha infatti lasciato la capitale Kuala Lumpur, come evidenziato dai media locali e dal sito web di monitoraggio dei voli Flightradar24, e in quattro ore dovrebbe portarla a Taipei. Una visita, quella della terza carica degli States che è duramente sgradita a Pechino che ha già minacciato di farla «pagare» a Washington.

Nancy Pelosi attesa a Taiwan

I media non hanno potuto verificare l’effettiva presenza di Pelosi e della sua delegazione a bordo dell’aereo, ma, secondo le anticipazioni circolate, la rappresentante dem dovrebbe arrivare a Taiwan intorno alle 16:20 ora italiana. La piccola nazione insulare ha dovuto rafforzare le misure di sicurezza a causa della minaccia di una bomba all’aeroporto internazionale di Taoyuan – non quello dove dovrebbe atterrare Pelosi, attesa a Songshan -, e l’Ufficio di Polizia ha già trasmesso il rapporto ai pubblici ministeri per ulteriori indagini. Il ministero della Difesa taiwanese, dal canto suo, ha diramato una nota esprimendo determinazione, capacità e sicurezza di riuscire a proteggere lo Stato. Gli addetti stanno preparando diversi piani e sono pronti a dispiegare truppe per rispondere adeguatamente in base alle regole stabilite per le situazioni di emergenza e in relazione alla minaccia del nemico.

Le minacce della Cina

Intanto, la Cina non smette di minacciare conseguenze nel caso la visita di Pelosi avesse effettivamente luogo. La portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying la ritiene un’azione «sconsiderata e provocatoria» per la quale la parte statunitense «pagherà il prezzo». La colpa? «Aver minato la sovranità e gli interessi della Cina». Stesse parole anche da Zhao Lijian, vicedirettore del Dipartimento dell’informazione del ministero degli Esteri, il quale ha ribadito che la visita della terza carica statunitense a Taiwan sarebbe una provocazione intollerabile per Pechino: «Prenderemo contromisure decise e forti a difesa della nostra sovranità e integrità territoriale». Incute ancora più timore l’avvertimento lanciato dal Comando Orientale dell’esercito cinese che ha in carico le operazioni che riguardano l’isola e che ha diffuso una nota sulla piattaforma WeChat in cui si sono detti «pronti a obbedire all’ordine di combattere, seppellire tutti i nemici in arrivo e avanzare verso una nuova vittoria». Non prima di aver pubblicato un video che mostra le manovre su larga scala lanciate al largo della costa taiwanese, proprio la zona in cui la Pelosi dovrebbe tentare la sua visita.

I rapporti tra Cina, Taiwan e Stati Uniti

Le radici delle tensioni tra Cina e Taiwan risalgono alla guerra civile degli Anni 40 che portò alla separazione dei due Paesi. Pechino ha sempre considerato l’isola un proprio territorio e, dall’anno della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, sta tentando di annetterlo a sé (l’attuale presidente Xi Jinping ha anche fissato il 2049 come anno entro cui portare a termine l’operazione).

Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno formalmente interrotto le relazioni ufficiali con Taiwan nel 1979 e trasferito il riconoscimento diplomatico alla Cina, ma, negli anni, hanno continuato a mantenere relazioni non ufficiali con l’isola costruendo anche avamposti militari e strategici in Asia. Una situazione che i leader cinesi temono possa trasmutarsi in un sostegno più esplicito a Taiwan, soprattutto dopo che l’attuale inquilino della Casa Bianca ha dichiarato che il suo Paese sarebbe pronto a difendere militarmente l’isola in caso di invasione della Cina. Questo perché la perdita di indipendenza da parte di Taipei implicherebbe una maggior influenza della Cina nel Pacifico e dunque una perdita, per gli Usa, di un avamposto strategico.

La posizione di Nancy Pelosi

Nancy Pelosi è una delle maggiori rappresentanti di questa linea marcatamente pro-Taiwan, che si differenzia rispetto a quella di precedenti presidenti americani che hanno preferito adottare una tattica di ‘ambiguità strategica’. A lungo critica nei confronti del Partito Comunista Cinese, ha incontrato dissidenti pro-democrazia e il Dalai Lama, il leader spirituale tibetano in esilio che più volte ha criticato la Cina ritenendola colpevole di «schiacciare fedi e culture».

Durante una sua visita a Taiwan nel 1991, Pelosi aveva anche dispiegato uno striscione in bianco e nero per ricordare i fatti di piazza Tienanmen del 1989, quando migliaia di manifestanti morirono a causa dell’assalto con fucili e carri armati da parte dell’esercito cinese. «A coloro che sono morti per la democrazia», recitava il suo cartello emblematico della posizione che ancora oggi esprime.