Cinquant’anni e sentirli tutti

Marco Fraquelli
15/01/2022

Dal Regno Unito agli Stati Uniti. Da Machine Head dei Deep Purple ad Harvest di Neil Young. Il 1972 è l'anno d'oro della musica rock, che si evolve sperimentando sonorità nuove e scoprendo grandi artisti. Anche in Italia.

Cinquant’anni e sentirli tutti

Anno di grazia, il 1972. Per la musica rock, si intende. Anno, come lo era stato il quinquennio precedente e lo sarebbe stato quello a venire, che ha visto nascere, soprattutto in Gran Bretagna e negli Usa, alcune pietre miliari del genere, con la conferma di diversi grandi protagonisti, ma anche con esordi col botto di nuove band. Spuntarono i Roxy Music di Brian Eno, Bryan Ferry, Andy Mackey e Phil Manzanera, che con la sapiente regia di Pete Sinfield (ex King Crimson con Robert Fripp e Greg Lake), diedero vita all’omonimo album. Fu una sferzata di sperimentazione e ingegno musicale, contrapposto all’ormai un po’ stanco e ripetitivo glam dei vari Mott the Hoople, Sweet, T-Rex e Slade. In terra britannica dominò il prog rock (o rock progressivo) con cinque titoli più di tutti: Thick as a Brick dei Jethro Tull, secondo concept album della band dopo il celeberrimo Aqualung, uscito l’anno precedente, Foxtrot dei Genesis, Close to the Edge degli Yes, Trilogy di Emerson, Lake and Palmer (ELP) e Octopus dei Gentle Giant.

E sempre in Inghilterra i Deep Purple lanciarono una straordinaria doppietta, con Machine Head e il live Made in Japan, mentre i Rolling Stones pubblicarono Exiles on Main Street, album che sarà tuttavia rivalutato qualche tempo più tardi. Solo allora, alcuni critici lo definiranno il capolavoro di Jagger e compagni, mentre Rolling Stone, la rivista, lo inserirà al settimo posto tra i migliori 500 album rock di tutti i tempi.

Nel Regno Unito spopola scena di Canterbury

A Canterbury, poi, nel cuore del Kent, si registrò un altro storico debutto: quello dei Matching Mole dell’ex Soft Machine Robert Wyatt. Il nome pare fosse un’omofonia del francese Machine Molle, omaggio alla band originaria di Wyatt, ripreso dal titolo di un libro di William S. Burroughs. Questi si inserirono da protagonisti in un altro, particolarissimo, filone del rock progressivo che, alle sonorità tipiche del genere, aggiunge contaminazioni jazz, ma anche sound lisergici, psichedelici ed elettronici. Con un po’ fusion ante litteram. Sarà proprio questo stile peculiare (oltre alla band di Wyatt, vanno ricordati altri famosi gruppi, dai capostipiti Soft Machine, ai Gong di David Allen, e poi ancora i Camel, i Caravan, gli Hatfield at the North, gli Henri Cow) a caratterizzare per sempre quella tuttora definita come scena di Canterbury.

Neil Young, Frank Zappa e David Bowie, anche gli Usa celebrano un anno d’oro

All’esplosione anglosassone, gli Stati Uniti risposero con altrettanti capolavori: dal mitico Harvest di Neil Young, più votato al classico stile West Coast che al rock propriamente detto, a Transformer di Lou Reed. E ancora, e forse di più, The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars di David Bowie, che segnò la consacrazione definitiva del Duca Bianco. Alla lista, non poteva mancare il genio di Baltimora, alias Frank Zappa, che nel 1972 pubblicò due dei suoi più originali e spiazzanti album, Waka Jawaka e The Grand Wazoo, nei quali rock, musica orchestrale, jazz e fusion si mescolano alla perfezione.

Anche sul fronte del jazz rock, gli Usa spopolarono con due sorprendenti opere come dei Weather Report, gruppo nato da una sorta di spin off dell’entourage di musicisti legati a Miles Davis e che aveva come assi portanti Joe Zawinul e Wayne Shorter, e Return to Forever, album d’esordio dell’omonimo gruppo fondato da Chick Corea e composto dagli straordinari Stanley Clarke, Airto Moreira, Joe Farrel e Flora Purim.

Non solo il mondo anglosassone, in Germania esce Hosianna Mantra

Fuori dal circuito anglosassone, la scena tedesca fu tra le più vivaci. Emblematico di questa effervescenza Hosianna Mantra, considerato il capolavoro dei Popol Vuh (il “libro della Comunità” nell’antica lingua Maya), gruppo fondato nel 1969 da Florian Fricke, Holger Trulzsch e Frank Fiedler, e definito capostipite dello stile word fusion. Con la contaminazione costante tra elettronica e musica sacra occidentale e orientale (induista), a cui si aggiungono i superbi vocalizzi del soprano coreano Djong Yun, ingaggiata per l’occasione, Hosianna Mantra si distaccava in misura significativa da quello che la critica musicale anglosassone (Melody Maker in primis) definì come Krautrock – Kosmische Music per i tedeschi -, molto prolifico nella Germania degli Anni 70. Un genere, precursore di new age e ambient, fortemente votato alla sonorità elettronica, che ebbe i suoi guru in Klaus Schulze e Edgar Froese, e tra le cult band i Kraftwerke, i Tangerine Dream, i CAN, i Faust, i Neu!, gli Ash Ra Tempel e gli Amon Düül.

Banco del Mutuo Soccorso e Premiata Forneria Marconi, la situazione in Italia

Anche l’Italia celebra il suo 1972. Nel nostro Paese nacque il fenomeno Premiata Forneria Marconi (l’anno precedente erano uscite La carrozza di Hans e Impressioni di settembre) che realizzò una doppietta di straordinario successo con Storia di un minuto e Per un amico. Fece poi l’esordio il Banco del Mutuo Soccorso dei fratelli Nocenzi, che pubblicò un album omonimo passato alla storia anche per la copertina sagomata come un perfetto salvadanaio di terracotta e oggi oggetto da collezione. Realizzarono un perfetto esempio di concept album anche le Orme (gruppo veneziano con un background beat), con Uomo di pezza, che faceva seguito al precedente Collage (1971), considerato dalla critica il primo disco di rock progressivo italiano.

Il 1972 del cantautorato italiano

Ma il 1972 segnò anche uno dei momenti più fulgidi della nostra tradizione cantautorale, basti pensare al capolavoro di Francesco Guccini Radici e al fortunato esordio di Claudio Lolli (anche lui bolognese e portato dallo stesso Guccini alla EMI) con Aspettando Godot. Da registrare, infine, due altri ottimi album: Aria di Alan Sorrenti (a cui partecipano alcuni grandi musicisti, su tutti Jean-Luc Ponty, straordinario violinista jazz, a lungo nell’entourage di Frank Zappa) e Pollution di Franco Battiato. Il disco è fortemente venato da sperimentazioni elettroniche come era stato il precedente Fetus, la cui copertina riproduceva la fotografia di un feto e venne censurata.