Mps: il cambio di rotta di FdI sulla ricapitalizzazione e l’inutile lezione della Germania

Sebastiano Venier
30/09/2022

L'OBOLO DI SAN PIETRO. La Germania perde il pelo non il vizio. Mentre, nell’indifferenza generale, sta nazionalizzando l’industria dell’energia, la FAZ punta il dito contro Mps. E ricorda il cambio di rotta di FdI sulla ricapitalizzazione. Unica via per salvare la banca. Il Ceo Lovaglio e ora anche il partito di Meloni lo sanno bene.

Mps: il cambio di rotta di FdI sulla ricapitalizzazione e l’inutile lezione della Germania

La Germania perde il pelo non il vizio. Ed è vero che ci predica bene di solito razzola male. Mentre Berlino, nell’indifferenza generale, sta nazionalizzando tutta l’industria dell’energia, il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung punta ancora l’indice contro il Monte Paschi. E ricorda che quando era all’opposizione, il partito guidato da Giorgia Meloni «ha voluto ritardare l’aumento di capitale» della banca senese; ora che è uscita vincitrice, «si sta piegando alle pressioni del mercato», dicendo sì alla ricapitalizzazione da 2,5 miliardi che servirà, viene ricordato, «soprattutto per ridurre di circa 3.500 dipendenti a scopo di ristrutturazione».

La crisi energetica richiede una risposta comune, la Germania se ne faccia una ragione

Al di là delle responsabilità passate dei vecchi vertici della banca senese, si tratta di un attacco per molti versi inutile e inappropriato, visto anche le condizioni dell’industria tedesca. La crisi energetica richiede da parte dell’Europa una risposta comune che permetta di evitare pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno. Ma da questo orecchio Berlino non ci sente. Nazionalizzare avvantaggia soltanto l’industria tedesca aggravando la crisi di quelle concorrenti, a cominciare dalle aziende italiane che continuerebbero a pagare l’energia a caro prezzo. Se Roma dovesse muoversi da sola per stare al passo con i tedeschi potrebbe finanziare le imprese solo con un extra-deficit. Ma questo rischia di creare tensioni sul debito pubblico e quindi sullo spread, per contenere il quale dovrebbe scattare la protezione della Bce. Salvare le aziende e far fallire le banche non ha senso per l’Europa. Insomma, la crisi energetica e la stabilità finanziaria si equivalgono se l’obiettivo comune è salvare il Vecchio Continente.

Mps, la ricapitalizzazione ora appoggiata da FdI e l'inutile lezione della Germania
Luigi Lovaglio, ceo Mps.

Il Ceo di Mps Lovaglio fiducioso sulla buona riuscita dell’operazione

A Siena, comunque, non sembrano preoccupati. Fonti molto ben informate sostengono che il ceo Luigi Lovaglio è fiducioso sulla buona riuscita dell’aumento, soprattutto sponda mercato, dal quale dovrà necessariamente arrivare la risposta più che convincente. Il manager ex Creval non sembra turbato neanche dall’esito del voto che ha portato il centrodestra destra al governo, nella persona di Giorgia Meloni. E non è tutto. Sottotraccia starebbe procedendo l’attuazione del piano industriale, soprattutto sul lato degli esodi volontari a mezzo prepensionamento. Poi ci sarà la pulizia dei bilanci, lo scorporo delle filiali del Sud per metterle in pancia al Mediocredito centrale e la ricerca di un partner. Dopo l’assemblea che ha sbloccato la ricapitalizzazione (1,6 miliardi in quota Mef, il resto lo metteranno soci privati, il tutto con la garanzia del consorzio bancario) Mps ha dato seguito al raggruppamento delle azioni ordinarie nel rapporto di una nuova azione ordinaria ogni 100 azioni esistenti, per consentire la quadratura complessiva dell’operazione senza modifiche del capitale sociale. Operazione connessa all’aumento e dunque al salvataggio di Siena.

Mps, la ricapitalizzazione ora appoggiata da FdI e l'inutile lezione della Germania
Maurizio Leo, responsabile economico di FdI (da Fb).

Il balletto di Fratelli d’Italia sulla banca senese

Ma qualcosa improvvisamente si è inceppato e qualche operatore estero ha cominciato a speculare sul titolo. Tra lunedì e martedì scorso, la banca avrebbe perso oltre il 50 per cento del suo valore se la Borsa non fosse intervenuta a sospendere il titolo per limitarne gli scambi in modo da frenare il ribasso. Tanto è bastato per spingere il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, a intervenire. Il responsabile economico, Maurizio Leo, ha detto all’agenzia Reuters che Mps «è in buone mani» e che confida che l’amministratore delegato possa portare a termine la ricapitalizzazione. «Lui ha l’esperienza per riuscirci», ha dichiarato Leo, che però prima del voto aveva frenato sull’aumento dicendo che sarebbe stato meglio attendere il nuovo governo. Un cambio di idee che si spera abbia fatto capire che le dichiarazioni affrettate ed elettorali dei politici fanno sempre male alle aziende in crisi. In finanza poi il silenzio è d’oro. Mps sta vivendo un momento molto delicato. Ma non c’è altra strada per salvare l’istituto senese se non un’iniezione di mercato. Tali condizioni impongono che 900 milioni dei 2,5 miliardi da sottoscrivere siano a carico di investitori privati. Lovaglio lo sa bene e in questi giorni sta riprendendo le trattative preliminari con gli investitori che avevano aperto quando era deciso l’aumento di capitale come dimostrano gli incontri con l’amministratore delegato di Anima Alessandro Melzi d’Eril e con il ceo di Axa Thomas Buberl. Con buona pace per i tedeschi e delle loro nazionalizzazioni.