Mostro di Firenze, le famiglie delle vittime: “Riaprite le indagini”
I parenti di uomini e donne massacrati in territorio fiorentino tra il 1974 e il 1985, chiedono che si torni a investigare su vecchie piste, a causa di alcune tracce che, in passato, sono state trascurate.
«Ci sono tracce che sono state trascurate». Questa la motivazione con cui le famiglie di alcune delle vittime del cosiddetto mostro di Firenze chiedono la riapertura delle indagini.

Chi sono i parenti delle vittime che chiedono la riapertura delle indagini sul “Mostro di Firenze”
A richiedere la riapertura delle indagini e illustrare la motivazione, è l’avvocato Valter Biscotti, legale di Estelle Lanciotti, figlia di Nadine Mauriot, vittima, insieme a Jean Michel Kraveichvili, dell’ultimo degli omicidi attribuiti al “mostro”, avvenuto l’8 settembre 1985 a Scopeti, frazione di Rufina. «Cerchiamo la verità, quella vera, con una nuova indagine, e negli atti ci sono tracce finora trascurate per individuare il killer. Chiediamo la riapertura dell’inchiesta sui delitti del mostro di Firenze», scrive il legale. Insieme a lui, l’avvocato Antonio Mazzeo, in nome di Daniele Kraveichvili, sorella di Jean Michel Kraveichvili, e di Rosanna De Nuccio, sorella di Carmela De Nuccio, uccisa nel 1981. Nel team legale che presenta la richiesta, anche l’avvocato Vieri Adriani, in rappresentanza di Anne Lanciotti, l’altra figlia di Nadine Mauriot.

Le motivazioni avanzate dai legali per la riapertura delle indagini
L’avvocato Biscotti ha presentato alla procura a Firenze due istanze per riaprire le indagini sui duplici delitti compiuti nei dintorni del capoluogo toscano tra 1974 e 1985. «La prima istanza riguarda la richiesta di accesso agli atti del procedimento a carico di Pietro Pacciani, già presentata lo scorso anno, inizialmente concessa e poi negata», si legge nella nota diffusa dai legali. La seconda è una richiesta di riapertura delle indagini del procedimento archiviato nei confronti di un soggetto sula base nuovi elementi «di interesse investigativo riguardanti questioni in materia balistica, genetica e testimoniale». Sarebbe proprio quest’ultima la figura su cui puntare l’attenzione, secoondo i legali che evidenziano «una pista riguardante un sospettato presente in un vecchio dossier dei carabinieri, mai approfondita e mai entrato nella famosa lista dei sospettati, un dna presente sulle buste anonime e sulla scena del crimine, una pistola Beretta calibro 22 sparita nel nulla e potenziali testimoni da sentire».