I dispersi del Moskva, la rabbia delle famiglie e l’incubo del Kursk

Redazione
19/04/2022

Almeno 37 morti e un centinaio di feriti. Sarebbe questo il bilancio, non ufficiale, dell'inabissamento dell'incrociatore Moskva. Nessuna informazione invece sulle decine di marinai dispersi, soprattutto reclute. La rabbia dei familiari riporta alla memoria la tragedia nel Mare di Barents di 21 anni fa.

I dispersi del Moskva, la rabbia delle famiglie e l’incubo del Kursk

Cresce la rabbia tra le famiglie dei marinai caduti nell’affondamento dell’incrociatore Moskva. Fonti russe vicine al comando della flotta russa del Mar Nero parlano di 37 vittime. Ufficialmente, però, il ministero della Difesa non ha confermato nulla, mentre i militari hanno riferito che l’incrociatore sarebbe stato evacuato completamente. I corpi dei marinai caduti, come riporta Meduza, sono stati inviati a Sebastopoli, in Crimea, il 15 aprile. Altri 100 uomini sarebbero rimasti feriti. E un centinaio di marinai sono apparsi nel video dell’incontro tra ciò che restava dell’equipaggio e il comandante capo della Marina, l’ammiraglio Nikolai Yevmenov. A conti fatti mancano all’appello decine di soldati, visto che al momento dell’affondamento sul Moskva si trovavano almeno 500 uomini.

L’incubo del Kursk

Che fine hanno fatto i dispersi? L’incapacità di fornire informazioni ai parenti ha riportato alla memoria la tragedia del Kursk, il sottomarino affondato nel Mare di Barents nel 2000 durante una esercitazione, in cui persero la vita 118 marinai. Un incidente che fece traballare la presidenza Putin appena cominciata. Anche 22 anni fa, i genitori delle vittime attaccarono il Cremlino protestando per la mancanza di notizie e i ritardi nei soccorsi.

i dispersi del Moskva: la rabbia delle famiglie
I parenti delle vittime del Kursk, sottomarino affondato nel 2000 nel mare di Barents (Getty Images).

«Non ci sono liste, li stiamo cercando da soli»

In questi giorni i media indipendenti russi hanno raccolto le storie di almeno due marinai uccisi nell’attacco. Tra coloro che sono stati identificati il sottufficiale Ivan Vakhrushev, 41 anni – «È morto da eroe facendo il suo dovere», ha scritto la moglie Varvara Vakhrusheva sui social – e il marinaio Vitaly Begersky. Ci sono poi i genitori dei dispersi, spesso ragazzi appena arruolati di nemmeno 20 anni. Yulia Tsyvova, dalla Crimea, ha raccontato a Bbc Russia che suo figlio Andrey di 19 anni si trovava sul Moskva al momento dell’attacco. Di lui non ha più saputo nulla. Su Vkontakte, invece, Ulyana Tarasova ha denunciato la scomparsa del figlio Mark, anche lui a bordo dell’incrociatore. Nell’oblast russo di Sverdlovsk un’altra madre, Anna Syromyasova, ha chiesto informazioni circa suo figlio, marinaio del Moskva. A Meduza la donna ha raccontato che nessuno le ha mostrato l’elenco dei dispersi. «Non ci sono liste. Li stiamo cercando da soli. Non ci dicono nulla», ha detto.

«Abbiamo bisogno di risposte scritte sui nostri figli»

Il primo a denunciare la scomparsa del figlio è stato Dmitry Shkrebets, di Yalta. Il 17 aprile si è scagliato in un post su VKontakte contro l’esercito accusandolo di mentire. «Sono stato informato dai comandanti dell’incrociatore Moskva che mio figlio non è tra i morti né tra i feriti», ha scritto sul social. «Una recluta che non avrebbe dovuto prendere parte all’ostilità è elencato come disperso». E ha aggiunto: «Dedicherò tutta la mia vita perché la verità prevalga». Stando alle informazioni raccolte da Radio Liberty, Yegor Shkrebets, 20 anni, il 24 dicembre scorso risultava a bordo del Moskva come cuoco. Dmitry Shkrebets non è certo l’unico a cercare la verità sul figlio. Altre tre famiglie – di Yalta, Alupka e San Pietroburgo – lo hanno contattato. «Abbiamo bisogno di risposte scritte sul destino dei nostri figli», ha detto l’uomo che con la moglie ha passato domenica pomeriggio a cercare il figlio tra i militari feriti. «Abbiamo controllato ogni ragazzo ustionato. È stato difficile. Ma non lo abbiamo trovato».