Pelé è morto: i gol che hanno fatto la storia del calcio

Matteo Innocenti
29/12/2022

A 82 anni se ne va Pelé, leggenda mondiale del calcio. Il pallonetto con tiro al volo a 17 anni nella finale Mondiale, la rete più bella che nessuno ha mai visto, il quasi gol più famoso di sempre: la carriera del fuoriclasse brasiliano attraverso i suoi momenti più simbolici.

Pelé è morto: i gol che hanno fatto la storia del calcio

Dieci titoli paulisti, sei campionati brasiliani, due Coppe Libertadores e altrettante Coppe Intercontinentali. Soprattutto, tre Coppe Rimet: nessuno nella storia del calcio come Pelé, morto a 82 anni a causa di un tumore al colon. Maggior cannoniere del Brasile (77 gol in 92 presenze) e uno dei più grandi cannonieri di sempre, anche se la “fantascientifica” cifra di 1.281 reti segnate, a lungo presa per buona, è stata poi abbassata di qualche centinaio: O Rei non per caso, Edson Arantes do Nascimento. Ma non bastano i numeri, di gol e trofei alzati al cielo, a far capire la grandezza di quello che Fifa, Cio e Iffhs hanno incoronato come calciatore del XX secolo.

A 82 anni è morto Pelé, leggenda mondiale del calcio: i gol del fuoriclasse rimasti nella storia di questo sport.
Pelé. (Getty Images)

In tanti hanno vinto parecchio, in tanti hanno segnato molto. Pelé cambiò il calcio, trasportandolo di peso nella modernità. Piedi da 10 e istinto del gol da 9, rapido e scattante, potente e preciso nelle conclusioni, letale di testa. Aveva tutto Pelé: a poco più di vent’anni era già considerato il migliore di sempre ed è stato così fino all’apparizione sui campi verdi di Diego Armando Maradona. Da allora in poi qualche dubbio è sorto, ma siamo lì.

A 82 anni è morto Pelé, leggenda mondiale del calcio: i gol del fuoriclasse rimasti nella storia di questo sport.
Diego Armando Maradona e Pelé (Getty Images)

Nel 1961 il governo del Brasile presieduto da Jânio Quadros, per evitare il pericolo di un trasferimento all’estero, arrivò a dichiararlo “Tesoro nazionale”. La dittatura militare fece il resto. È questo l’unico cruccio che avranno sempre gli appassionati di calcio: cosa avrebbe combinato Pelé in Europa? Accontentiamoci di quanto mostrato con le maglie di Santos e Brasile. Che non è poco, al netto della penuria di testimonianze video: altri tempi.

A 82 anni è morto Pelé, leggenda mondiale del calcio: i gol del fuoriclasse rimasti nella storia di questo sport.
Pelé nel 2000, all’esterno del vecchio Wembley (Getty Images)

I gol, recita un adagio calcistico, vanno non solo contati ma anche pesati. Pelé ne ha messi a segno alcuni importantissimi, altri estremamente significativi, altri ancora rimasti nella memoria collettiva. E non solo brasiliana. Vere, ma anche mancate o addirittura finte, le reti di O Rei fanno parte della storia del calcio. Ecco una selezione, anzi una selecão.

Il gol con pallonetto nella finale mondiale, a 17 anni

«Papà, non ti preoccupare. Un giorno il mondiale lo vincerò io». Leggenda (raccontata da Pelé) vuole che il piccolo Edson abbia detto così al padre Dondinho, affranto come tutti i connazionali dopo aver seguito alla radio la disfatta del Maracanazo, ovvero la sconfitta patita in casa contro l’Uruguay che costò al Brasile il Mondiale casalingo del 1950. Nato il 23 ottobre 1940 e cresciuto giocando con un pallone di stracci, Pelé non aveva nemmeno 10 anni. A poco più di 17, rivelò a tutto il globo il suo eccezionale talento segnando 6 reti in 4 partite al Mondiale del 1958, il primo vinto dal Brasile. Promessa mantenuta. La prima arrivò il 19 giugno 1958, consacrandolo come il più giovane marcatore nella storia della Coppa del Mondo (17 anni e 239 giorni, ancora un record). Cinque giorni dopo, tripletta alla Francia in semifinale. E il 29 giugno, nella finale contro i padroni di casa della Svezia, altri due gol: favoloso il primo, un pallonetto a superare il difensore che lo marcava, seguito da un preciso tiro al volo. Nemmeno maggiorenne, Pelé aveva cancellato il Maracanazo.

La rete più bella (che quasi nessuno ha visto)

Secondo lo stesso Pelé il suo gol più bello fu quello segnato allo stadio Rua Javari il 2 agosto 1959, durante una partita del Campionato Paulista contro il Clube Atlético Juventus: quel giorno depositò la palla in rete dopo aver saltato con dei pallonetti tre difensori e il portiere avversari. Non esistendo una registrazione visiva di quella partita, il gol è stato ricostruito con un’animazione a computer, su richiesta dello stesso Pelé e testimonianze dei presenti.

Il gol più bello segnato nel mitico Maracanã

Pelé ha anche segnato il gol più bello mai realizzato nello stadio Maracanã, tempio del futebol non solo brasiliano, ma mondiale. Accadde il 5 marzo del 1961, come ricorda una targa affissa nell’impianto. “Vittima” di O Rei il Fluminense, battuto 3-1 dal suo Santos.

La rete numero mille, celebrata anche dagli avversari

Il 19 novembre 1969, mentre l’uomo raggiungeva la Luna per la seconda volta nella storia, a Rio de Janeiro, nella partita tra Vasco da Gama e Santos, Pelé toccava quota mille reti (comprese quelle in amichevole). Il match, visto che O Milésimo era nell’aria, fu spostato dall’abituale casa del Vasco, ovvero lo stadio São Januário, al ben più capiente Maracanã. L’attesa era talmente tanta che a un certo punto i tifosi vascaini iniziarono a insultare il proprio portiere Edgardo Norberto Andrada, colpevole di aver impedito a Pelé di segnare. Poi il fischio di un rigore. Dietro la porta si piazzarono decine di fotografi: al 10 del Santos fu “concesso” di tirare solo dopo cinque minuti di attesa (e non c’era il Var). Infine, la rete e tutto lo stadio a esultare. «Pelé tirò. Sfiorai il pallone, ma non riuscii a pararlo. Con il tempo, le cose sono cambiate. Mi abituai al fatto e oggi convivo molto piacevolmente con quel millesimo gol», raccontò in seguito il portiere.

Il “quasi gol” più famoso di sempre

Il 17 giugno 1970, semifinale del Mondiale in Messico, Pelé fu artefice del “quasi gol” più famoso di sempre contro l’Uruguay. Nel finale di partita, sul risultato di 3-1 per il Brasile, ricevette un passaggio filtrante di Tostao, diretto verso il centro dell’area. Vedendo che il portiere avversario Ladislao Mazurkiewicz stava accorrendo verso il pallone, Pelé lo mandò a vuoto con una finta, disinteressandosi della sfera per poi correre a recuperarla, dopo aver aggirato l’estremo difensore. Con una torsione, a porta vuota, Pelé tirò incredibilmente fuori. Che l’avesse fatto apposta, trovando un altro modo di rimanere nella storia del calcio?

Lo stacco di testa nella finale del terzo Mondiale vinto

«Prima della partita mi ripetevo che era di carne ed ossa come chiunque, ma sbagliavo». Così disse Tarcisio Burgnich, che ebbe l’ingrato compito di marcare Pelé nella finalissima del Mondiale del 1970, vinta dal Brasile 4-1 contro l’Italia. Fu proprio O Rei ad aprire le marcature, con un imperioso stacco di testa. Poi servì anche gli assist per le reti di Jairzinho e Carlos Alberto. Fu il terzo trionfo personale per la Seleçao e anche per il suo fuoriclasse, unico giocatore ad aver alzato tre volte al cielo la Coppa del Mondo (che allora era la Coppa Jules Rimet). «How do you spell Pelé? G-O-D»(«Come si pronuncia Pelé? D-I-O»), titolò il Sunday Times il giorno dopo la finale.

La rovesciata in Fuga per la vittoria

Nel 1981, insieme ad altri celebri calciatori degli Anni Sessanta e Settanta, ma anche con Michael Caine e Sylvester Stallone, Pelé recitò in Fuga per la vittoria, film sul tentativo di fuga di alcuni detenuti in un campo di concentramento nazista durante la Seconda guerra mondiale, ispirato alla cosiddetta “partita della morte”, realmente disputata tra ufficiali tedeschi e giocatori ucraini nel 1942. Nella pellicola Pelé interpretò e il soldato britannico Luis Fernandez, originario di Trinidad, autore di una spettacolare rovesciata che porta le squadre in parità sul 4-4: un gesto tecnico favoloso, capace persino di far scattare l’applauso del maggiore tedesco Von Steiner. Pelé, il re del calcio, idolo al di là di ogni bandiera. Quando l’arte imita la vita.