«Se mi trovano morto è stata mia moglie». È questo l’ultimo sms mandato all’amante da Ettore Treglia, che secondo l’autopsia è stato strangolato il 5 aprile 2021. Gli inquirenti hanno stretto il cerchio, appunto, intorno alla vedova, adesso a processo. Tuttavia la difesa ha chiesto e ottenuto di annullare quegli esami poste mortem, proprio perché all’epoca la donna non era ancora indagata.
Vedova a processo, ‘incastrata’ da sms del marito morto
La vicenda risale al 5 aprile 2021, data in cui i medici del 118 trovarono il corpo di Ettore Treglia senza vita nel suo appartamento di Torino. A dare l’allarme la moglie, che aveva spiegato al telefono di averlo trovato riverso. Allora i soccorsi avevano parlato di morte naturale, dato che l’uomo soffriva di alcune patologie gravi che lo avevano costretto anche a una operazione.

La famiglia stava già organizzando i funerali e la cremazione quando l’amante dell’uomo si presentò dai carabinieri, facendo ascoltare loro alcuni messaggi che la vittima le aveva inviato. In uno l’uomo accusava la moglie: «Ieri sera, tornato a casa, la cosa è degenerata. Mi ha aperto l’occhio e ha tentato di strangolarmi». In un altro diceva: «Se mi trovano morto, è stata lei». «Messaggi inquietanti» che hanno convinto il Pm a ipotizzare l’omicidio a carico della donna. La seguente autopsia rivelò che l’uomo era stato strangolato, visti alcuni segni trovati sul collo e sul torace della vittima.
L’autopsia non vale
In apertura del processo per l’omicidio di Ettore Treglia, però, la vedova ha chiesto e ottenuto di annullare gli esami post mortem. All’epoca lei non era ancora indagata e non aveva potuto nominare un proprio consulente che partecipasse agli accertamenti medico-legali. Dunque, l’esame non potrà essere utilizzato per violazione del diritto di difesa.

Con tutta probabilità il giudice ordinerà una riesumazione del cadavere che però, visto il tempo trascorso, potrebbe non avere più quei segni che facevano ipotizzare lo strangolamento.