Morto Mario Terán, l’uomo che uccise Che Guevara
Il 9 ottobre 1967 giustiziò l’uomo simbolo della rivoluzione cubana in una scuola abbandonata di La Higuera, in Bolivia.
Dalla Bolivia è arrivata la notizia della morte di Mario Terán Salazar, il soldato che il 9 ottobre 1967 uccise Che Guevara, simbolo della rivoluzione cubana, in una scuola abbandonata di La Higuera. L’ex militare è morto per un cancro alla prostata. «Era molto malato e non c’era niente da fare», ha dichiarato Gary Prado, il soldato che catturò il Che nella giungla boliviana.
Che Guevara in Bolivia, a capo della guerriglia contro la dittatura
Ernesto “Che” Guevara nel 1967 si trovava in Bolivia, dove stava conducendo la guerriglia del Ñancahuazú alla guida dell’Ejercito de Liberacion Nacional, che si opponeva al governo capeggiato dal dittatore René Barrientos Ortuño, supportato dagli Stati Uniti d’America. A capo di un manipolo di uomini sopravvissuti a combattimenti, fame e malattie, Che Guevara fu catturato nella giungla boliviana l’8 ottobre dall’esercito boliviano, grazie all’appoggio di un agente della Cia che era stato infiltrato a Cuba, Felix Rodriguez.

Le ultime parole del Che, nel racconto di Mario Terán
Barrientos ordinò subito l’uccisione del Che, mentre Rodriguez voleva chiedere istruzioni ai superiori. Così l’ex Ministro dell’Industria e dell’Economia di Cuba fu recluso nella piccola scuola del vicino paese di La Higuera, dove passò la notte. Il giorno successivo fu giustiziato da Mario Terán, che raccontò così l’accaduto anni dopo: «È stato il momento peggiore della mia vita. Ho visto Che grande, molto grande, enorme. I suoi occhi brillavano luminosi. Sentivo che mi sovrastava e quando mi fissava, mi dava le vertigini. Ho pensato che con un rapido movimento avrebbe potuto portarmi via l’arma. “Stai calmo e mira bene! Stai per uccidere un uomo!”, mi disse. Poi ho fatto un passo indietro, verso la soglia della porta, ho chiuso gli occhi e ho sparato».

Il corpo del Che, esibito come un macabro trofeo
Il cadavere di Che Guevara fu poi trasferito a Vallegrande, dove il maggiore Roberto Quintanilla mise in scena l’ostensione del nemico ucciso sopra un lavatoio pubblico, immortalata dal fotografo Marc Hutten. Secondo un’inchiesta pubblicata qualche anno fa dal quotidiano argentino Clarín, a dare l’ordine di uccidere il Che sarebbe stato il presidente statunitense Lyndon B. Johnson, in quanto si era diventato «il principale nemico comunista nella Guerra Fredda con l’Urss».