È scomparso all’età di 65 anni, a causa di un infarto, Luigi Amicone, giornalista e politico milanese. Amicone fondò il periodico Tempi. Dopo un passato politico da adolescente in Avanguardia Operaia, negli Anni 70 frequentò l’Università Cattolica di Milano e aderì a Comunione e Liberazione. L’impegno politico proseguì poi con il centrodestra fino all’elezione a consigliere comunale a Milano con Forza Italia.
Morte di Amicone: la carriera da inviato e la fondazione di Tempi
A 34 anni per il settimanale Il Sabato fu corrispondente da Belfast durante la guerra civile nell’Irlanda del Nord. Poi a Beirut dove seguì il conflitto tra Siria e Libano. Tra il 1989 e il 1993 raccontò la caduta dei regimi comunisti nell’Europa dell’Est intervistando Václav Havel, Lech Wałęsa e Aleksander Kwaśniewski. Nel 1991 fu inviato di guerra in Croazia e Serbia e in Israele dove documentò il conflitto arabo-israeliano. Nel dicembre 1991 fu tra i primi giornalisti italiani a documentare la realtà dell’Iraq del dopoguerra. L’anni successivo volò negli Usa per seguire la rivolta dei ghetti di Los Angeles, Detroit e New York. Nel 1994 fondò la rivista Tempi continuando a collaborare con Il Giornale e Il Foglio.
La carriera politica di Amicone a Milano con Forza Italia
Nel 2016 Amicone entrò nel Consiglio comunale di Milano e nel 2018 sempre con gli azzurri si candidò in Senato in Emilia Romagna non risultando eletto. Amicone si era candidato anche alle ultime Comunali del capoluogo lombardo senza successo. Su Tempi alcune settimane prima del voto aveva scritto: «Salvini ha confuso Milano con Milano Marittima». E ancora: «Nel capoluogo lombardo si poteva giocare la partita. Invece, anziché vincere a mani basse, si va verso una sconfitta a mani alzate». «Grazie alla presunzione dell’uomo solo al comando, la capitolazione del centrodestra a Milano è offerta sul piatto, come a Erode la testa di un profeta… Ma com’è potuto accadere che a soli tre anni dal pieno fatto alle elezioni politiche, il Matteo garibaldino, eroe del governo giallo-verde, abbia trascinato il centrodestra in una deriva tanto grottesca, senza neppure la resistenza di una Vandea, deriva di ritirata pura, preludio di sconfitta certa, fino al rischio di un cappotto generale alle amministrative?».