Addio a Leon Vitali, era il braccio destro di Kubrick
Aveva 74 anni. Attore in Barry Lindon, sul set era rimasto colpito dalla personalità del regista, decidendo di abbandonare la recitazione per diventare suo collaboratore.
È scomparso a 74 anni Leon Vitali, attore in Barry Lindon poi diventato uno dei più stretti collaboratori del regista Stanley Kubrick. Nato il 26 luglio 1948 a Leamington, nel Regno Unito, Vitali aveva studiato recitazione alla London Academy of Music and Dramatic Art, per poi prendere parte a diverse produzioni televisive nei primi Anni Settanta. Successivamente aveva debuttato come sul grande schermo nel film italiano Si può essere più bastardi dell’ispettore Cliff? (1973), diretto da Massimo Dallamano. Poi l’incontro con il geniale Stanley Kubrick che gli cambiò la vita.

Leon Vitali, cruciale per il successo di Shining
Chiamato a interpretare Lord Bullington, genero di Barry Lindon nel film del 1974 diretto da Kubrick, Vitali rimasto ammaliato dalla personalità, da carisma e dal modo di lavorare del regista, al punto di decidere di abbandonare il mestiere di attore per fargli da assistente. Cruciale fu il suo impegno in Shining: fu infatti lui a scegliere il bambino di quattro anni Danny Lloyd per il ruolo di Danny Torrance (ovvero il figlio con poteri paranormali di Jack Nicholson e Shelley Duvall), così come Louise and Lisa Burns come le inquietanti gemelle Grady.

Leon Vitali, con Kubrick anche dopo la sua morte
Un documentario del 2017, Filmworker, ha gettato luce sul ruolo avuto da Vitali nei lavori di Kubrick: l’ex attore fu cruciale nel selezionare il cast. Dopo il classico dell’orrore Shining, Kubrick e Vitali avevano lavorato insieme in Full Metal Jacket (1987) e in Eyes Wide Shut del 1999, l’ultimo film del regista, in cui Leon era tornato a recitare nella parte di Red Cloak, ovvero il leader della misteriosa setta in cui si infiltra il personaggio di Tom Cruise. Legatissimo a Kubrick, a un certo punto Vitali installò una videocamera in modo che il regista potesse tenere d’occhio sul suo gatto morente. E dopo la scomparsa del cineasta, si dedicò ancora alle sue pellicole, sovraintendendo ai restauri.