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Morra chiede indietro l’indennità ma è «per pagare un addetto stampa»

L’ex M5s ha scritto alla presidente del Senato Casellati per riavere l’indennità come presidente della commissione Antimafia rifiutata nel 2018 in puro stile pentastellato.

8 Novembre 2021 11:34 Redazione
nicola morra chiede indietro l'indennità al senato

Passati i tempi pentastellati, ora come ha raccontato il Fatto Quotidiano Nicola Morra ha chiesto alla presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati il ripristino dell’indennità che gli compete come presidente della commissione Antimafia: 1300 euro netti in più al mese. Se possibile, compresi gli arretrati. Indennità che Morra aveva rifiutato in puro stile M5s. In totale, visto che la sua elezione risale a novembre 2018, si parla di una cifra intorno ai 50 mila euro.

Morra, il progetto di un nuovo partito e la discesa in campo di Di Battista

Il senatore era  stato espulso dal Movimento per non aver votato la fiducia a Mario Draghi e aveva l’intenzione di guidare una nuova creatura politica con i fuoriusciti pentastellati. Progetto che vedeva coinvolta anche l’ex ministra per il Sud Barbara Lezzi. «Stiamo lavorando a un altro soggetto politico, posso dire solo questo», aveva anticipato l’ex pentastellata ad Affari Italiani. «Poi chiariremo tutti i dettagli nel momento giusto, compreso il numero esatto di parlamentari che aderiscono». Questo almeno finché un altro ex, Alessandro Di Battista, non è sceso nuovamente in campo, attirando tra gli altri anche Morra.

La risposta di Morra su Facebook: l’indennità serve per pagare un addetto stampa 

Su Facebook Morra ha risposto all’articolo del Fatto con un lungo post nel quale ha spiegato la motivazione della richiesta alla presidente di Palazzo Madama. L’indennità non finirebbe sul suo conto corrente ma servirebbe per pagare un addetto stampa.

 

«Io ho sempre rinunciato volontariamente a questa indennità di €1.300 nette al mese», scrive Morra. «Nel frattempo ho sempre restituito regolarmente anche la parte del mio stipendio che secondo le regole M5S avrei dovuto restituire. Ed anche ora accantono la stessa somma, invece di prendermi l’intero stipendio. Con le risorse che mi restavano, ci pagavo i miei collaboratori (un numero esiguo, ora ridotto a due). Il Movimento 5 Stelle, di cui facevo parte prima di essere espulso per non aver votato la fiducia a Draghi, mi aiutava prestandomi una figura professionale, part-time, da dividere con altri colleghi che avevano impegni di governo. Un addetto stampa». Dunque, continua il post, «come Presidenza della Commissione Antimafia, avevamo un solo giornalista addetto stampa part-time e impegnato, giustamente, nelle attività del Movimento che lo metteva a disposizione, nei limiti del possibile (anche umanamente parlando, visto che questa persona si ritrovava prevedibilmente sommersa di lavoro). Avevo, infatti, chiesto – e lo possono confermare – ai capigruppo del M5S in Senato, Stefano Patuanelli prima e Gianluca Perilli dopo, di poter avere una figura professionale dedicata, come addetto stampa del presidente della Commissione Antimafia e della Commissione stessa, mettendo a disposizione del M5S l’indennità, da presidente appunto, di €1300. Non è stato possibile. Siamo andati avanti in quel modo».

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