Direttore: Paolo Madron
  • Economia e Finanza
  • Politica
  • Tecnologia e Innovazione
  • Attualità
x
  • Attualità
    • Cronaca
    • Gossip
    • Web
  • Cultura e Spettacolo
    • Arte
    • Cinema
    • Design
    • Libri
    • Moda
    • Musica
    • Serie Tv
    • Teatro
    • Tv
  • Economia e Finanza
    • Aziende
    • Lavoro
  • Politica
    • Europa
    • Italia
    • Mondo
  • Salute e Benessere
    • Beauty
    • Fitness
    • Food & Beverage
    • Medicina
    • Sanità
    • Wellness
  • Sport
    • Altri Sport
    • Calcio
    • Motori
  • Tecnologia e Innovazione
    • App
    • Device
    • Domotica
    • Gaming
    • Sostenibilità
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Italia

Lost in Padania

Si fa presto a dire che nella Lega essere omosessuali non è un reato. Pillon evocando la corrente Mykonos minaccia outing. E chi, dichiaratamente gay, si è candidato col Carroccio o ci ha militato non ha avuto vita facile. Né politicamente lunga.

2 Ottobre 2021 16:02 Marco Fraquelli
Salvini accusa la sinistra di omofobia per Morisi: e Pillon?

Non so, né mi interessa sapere, se Luca Morisi, lo spin doctor digitale di Matteo Salvini, sia gay o meno. Il tema, tuttavia, sembra appassionare molto la politica e, di riflesso, i media, che della politica registrano, legittimamente e direi doverosamente, umori, reazioni, esternazioni oltreché azioni e comportamenti. In questo caso azioni e comportamenti che, sia chiaro, appartengono alla sfera privata, e che però – nella loro pubblicizzazione – non possono non impattare sulla politica, poiché sollevano, nello specifico, una contraddizione non troppo secondaria, disvelando, in casa leghista, una doppia morale al centro, in questi giorni, di molte analisi e discussioni. Tralascio il tema della droga, su cui credo che solo una puntuale indagine potrà dire parole circostanziate e dunque sensate, e limito le mie considerazioni alla sfera della omosessualità così come emersa nella vicenda.

Salvini accusa di omofobia la sinistra ma ignora Pillon

Da questo punto di vista, noto subito una prima contraddizione, perché l’accusa di omofobia rivolta dal leader della Lega alla sinistra nei confronti del suo social guru dovrebbe essere rivolta a esponenti proprio della Lega, anzi, a un esponente della Lega: l’ultracattolico senatore Simone Pillon, tenace sostenitore di un complotto sull’ideologia gender alimentato dalla lobby LGBT per sovvertire l’ordine morale del mondo, e pronto a suo dire a farsi esplodere, come un kamikaze dell’Isis, se venisse approvata la Legge Zan. In una conversazione con il Foglio, poi smentita, Pillon ha sostenuto di non essere stupito dell’accaduto, «viste le note abitudini del personaggio» e quindi che la giustizia divina ha semplicemente «fatto il suo corso», aggiungendo che Morisi non gli era mai piaciuto, anche perché il social media manager della Lega «mi ha sempre fatto la guerra». Per esempio mettendosi di traverso, nel 2019, quando cercò di convincere il segretario Salvini – fortemente richiesto da Pillon – a non partecipare al World Family Congress (o Family Day) di Verona, la kermesse ufficialmente organizzata per promuovere la bellezza della famiglia, ma rivelatasi, di fatto, una manifestazione impregnata di omofobia e discriminazione delle diversità, all’insegna dello slogan scandito da vari gruppi di estrema destra partecipanti “Dio, Patria, Famiglia”.

Lega e omosessualità: Salvini pensi a Pillon
Matteo Salvini in Piazza Duomo a Milano nel 2019 (Getty Images).

La corrente Mykonos e la minaccia di outing

Insomma, Morisi è il tipico rappresentante di quella corrente interna al partito che Pillon chiama «corrente Mykonos», di cui il senatore dice, quasi con toni di minaccioso outing (l’outing, lo ricordo per chi non lo sapesse, è lo “sputtanamento pubblico” di persone gay che non si sono dichiarate volontariamente, e il suo utilizzo “politico” è stato inaugurato negli Usa agli inizi degli Anni 90 dal giornalista radiofonico Michelangelo Signorile che ne fece uso per difendere la comunità LGBT dagli attacchi omofobi praticati da molti politici conservatori gay che cercavano così di allontanare da sé ogni sospetto di omosessualità), di conoscere tutti i nomi.

Quando dichiararsi gay nella Lega è un boomerang

Pillon, per dirla tutta, ha anche detto che l’omosessualità dei suoi colleghi non rappresenta, di per sé, un problema, ma che sarebbe meglio che i “mykonosiani” almeno si dichiarassero pubblicamente come tali. Cosa che, visto qualche precedente, non si è rivelata del tutto utile per i diretti interessati. È il caso di Stefano Guida, ex parrucchiere, gay dichiarato (nel suo curriculum anche la partecipazione a un film porno, dal titolo inequivocabile di Gay Party Underwear), che, nel 2011, poco più che 30enne, si candidò, senza successo, alle elezioni comunali di Bologna proprio tra le fila leghiste. Pare che la mancata elezione fosse dovuta alla “contro-campagna” organizzata nei suoi confronti dal Carroccio bolognese che non gli aveva perdonato un’intervista molto “aperta”, rilasciata dal candidato a un sito online di informazione.

La breve vita di Los Padania

Stefano Guida era stato candidato “in quota” LOS (Libero Orientamento Sessuale) Padania, gruppo fondato, coraggiosamente, va detto, all’interno del Carroccio a metà Anni 90, per fare da “contraltare” al celodurismo imperante nel movimento, e dove l’epiteto di “culattone” rivolto dai leghisti (anche dai vertici) ai nemici politici era molto gettonato. Il LOS era stato fondato dai veneti Carlo Manera e Marcello Schiavon (e pare accolto favorevolmente da Roberto Maroni) proprio per sensibilizzare la Lega, ma in generale il centrodestra, nei confronti dei diritti degli omosessuali. Riuscì a raccogliere una cinquantina di militanti (che parteciparono anche a qualche gay pride imbracciando bandiere celtiche) ma ebbe una vita effimera, durando, come si dice, lo spazio di un mattino. Venne riesumato a inizi Anni 2000 e, dopo la vicenda bolognese, sparì. Chissà, forse inghiottito dalle nebbie padane. LOS(T) in Padania.

Anita Ferrari, madre di Elena di Cioccio, raccontata dalla figlia
  • Gossip
Anita Ferrari, chi era la madre di Elena Di Cioccio (nelle parole della figlia)
«Era indomita e fragile allo stesso tempo, era dotata di coraggio, forza e determinazione unici». Le parole dell'attrice sulla mamma morta suicida nel 2016.
Alice Bianco
Sono circa 2 mila i lavoratori irregolari nei cantieri di Venezia. La Guardia di Finanza smaschera un sistema strutturato di sfruttamento
  • Cronaca
Venezia, individuati 2 mila lavoratori irregolari nei cantieri navali
Paghe irregolari, voci fantasma in busta paga, mancato rispetto delle condizioni richieste dal contratto collettivo nazionale: la Guardia di Finanza smaschera un sistema articolato di sfruttamento.
Elena Mascia
La pm Angioni è stata condannata per il caso Denise Pipitone, secondo il giudice «mentì per coprire i suoi insuccessi».
  • Attualità
Denise Pipitone, l’ex pm Angioni condannata: «Mentì per coprire i suoi insuccessi»
Per il giudice di Marsala le accuse dell'ex pm Angioni al Commissariato di Mazara del Vallo sono false e vennero fatte solo per coprire «insuccessi professionali»
Claudio Vittozzi
Pichetto supera il limite di 'assunzioni': il Mef blocca la nomina di Laura D'Aprile
  • Italia
Laura non c'è
La Ragioneria dello Stato ha bloccato la nomina a dirigente del Mase di D'Aprile, già in forze sotto Cingolani. Il motivo? Pichetto dopo aver moltiplicato le "assunzioni" anche dei consiglieri ha esaurito i posti disponibili. Che fine faranno i decreti relativi al Pnrr che ha firmato e che riportano la registrazione dell'incarico relativa al 2021?
Carlo Ciarri
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
Nielsen Digital Measurement Privacy Policy

Tagfin Srl Sede Legale: Via dell'Annunciata, 7 – 20121 Milano

Numero di partita IVA e numero d’iscrizione al Registro Imprese 11673800964 del Registro delle Imprese di Milano.

Registrazione della testata giornalistica Tag43 presso il Tribunale Ordinario di Milano, n. 100 del 23 Aprile 2021