L’effetto Draghi non arriva fino a Siena. Nella generale indecisione su che fare del Montepaschi – accentuata dal fatto che il premier se ne vuole tenere lontano – al ministero dell’Economia stanno selezionando nomi per la posizione di amministratore delegato. Nell’incertezza, infatti, una cosa è certa: defenestrare l’attuale ad, Guido Bastianini, che viene giudicato non all’altezza del compito oltre che figlio di una stagione politica ormai defunta. Ex Arpe boys, un passaggio in Carige breve e infelice, Bastianini era stato selezionato dal grillino Riccardo Fraccaro, quando era a Palazzo Chigi con Giuseppe Conte alla tolda di comando come suo sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

Verrà sostituito l’ad Guido Bastianini, in quota 5 stelle
A suggerirgli il nome fu Antonio Rizzo, l’uomo delle nomine per conto dei pentastellati, o meglio per una precisa corrente del Movimento (sua fu la scelta dell’avvocato Michele Crisostomo per la presidenza dell’Enel, per esempio), oggi in totale disgrazia. Ma chi è finito nel taccuino di Daniele Franco e Alessandro Rivera? Il direttore generale del Tesoro prima di tutto ha pensato a qualcuno della struttura del Mef, e il nome che è saltato fuori è quello di Stefano Cappiello, responsabile della quinta direzione del ministero, quella che si occupa di regolamentazione e vigilanza del sistema finanziario e bancario, nonché dall’anno scorso presidente di Amco, la Asset Management Company pubblica specializzata nella gestione dei crediti deteriorati. Ottima preparazione tecnica, una garanzia sotto il profilo dell’allineamento al Tesoro, ma certo privo di esperienza diretta in una banca ordinaria.

Per la guida di Mps due i favoriti: Sora (ex Ubi) e Lovaglio (ex Creval)
Ecco perché gli altri due nomi sono di estrazione bancaria diretta. Il primo è Riccardo Sora, già direttore generale di Ubi ai tempi di Victor Massiah dopo una lunga carriera alla Popolare di Bergamo. Il suo difetto, però, sta nella carta d’identità: ha 70 anni suonati. Di quattro anni più giovane è invece Luigi Lovaglio, che nel 2019 ha salvato da fallimento certo il Creval, e che ora, dopo l’opa totalitaria dei francesi di Crédit Agricole, ha lasciato la guida della banca valtellinese. Un ottimo curriculum, con una lunga permanenza in Unicredit, specie nelle controllate europee, Lovaglio appare come l’uomo giusto per Siena. A patto che a lui, come eventualmente agli altri due già selezionati o chi ancora non è finito nel taccuino di Franco e Rivera, venga detto con quale missione ci si deve mettere alla testa del bistrattato Montepaschi.