«L’Hiv non causa Aids. Il virus Hiv non è mai stato fotografato e isolato. I test dell’Hiv sono falsi. L’Aids è una truffa». Trent’anni fa, non solo sulla stampa ma anche nella comunità scientifica internazionale, ci si accapigliava sull’Hiv un po’ come oggi accade con il Covid e con modalità nemmeno tanto differenti. Non mancarono neppure i super esperti (compresi premi Nobel) contrapposti l’uno all’altro. Quello che oggi, in epoca di pandemia, suona paradossale è che tra coloro che sono iscritti d’ufficio nel fronte dei cosiddetti negazionisti ci sia proprio Luc Montagnier. Curioso, visto che 30 anni fa, sull’Aids, il premio Nobel sosteneva invece le tesi ufficiali della scienza ed era attaccato da chi quelle tesi le negava, primo fra tutti lo scienziato americano Peter Duesberg. Strana parabola per Montagnier, allora in prima linea nel difendere l’evidenza scientifica, ora star della galassia no Vax.

Quando Montagnier si scontrava con Duesberg sul nesso tra Hiv e Aids
Secondo Duesberg il virus dell’immunodeficienza acquisita non era il diretto responsabile della malattia dell’Aids (Aids conclamato, come si diceva all’epoca, che nella gran parte dei casi portava alla morte del paziente a causa delle cosiddette ‘malattie opportunistiche’) e che anzi, non c’entrava assolutamente nulla. Peter Duesberg, professore di citologia e biologia molecolare all’Università della California nel 1996 pubblicò un libro dal titolo eloquente: Il virus inventato, affermando che non solo non ci fosse un nesso tra il virus dell’Hiv e l’insorgenza dell’Aids ma che quest’ultima fosse provocata da una serie di fattori coincidenti, estranei al virus, tra cui persino la poca igiene personale e l’uso di stupefacenti. A firmare la prefazione Kary Mullis, premio Nobel per la Chimica nel 1993.
Le teorie antiscientifiche sul Civid di Montagnier
«Mi ricordo quella disputa», racconta a Tag43 Vittorio Agnoletto, medico, per anni a capo dell’associazione LILA, Lega Italiana per la Lotta all’Aids. «L’opinione di Duesberg, pur non condivisibile, all’inizio poneva comunque alcune questioni che potevano essere anche meritevoli di riflessione, come il fatto che il virus non fosse l’unico responsabile dell’insorgenza dell’Aids. Ma poi partì per la tangente, affermando cose inverosimili». Oggi questo ruolo, a parti rovesciate, sembra essere toccato proprio a Luc Montagnier che sul Covid mantiene una posizione estremamente critica al limite del negazionismo, quasi in maniera speculare rispetto a 30 anni fa quando, di fronte all’altrettanto negazionista Duesberg, difendeva la narrazione ufficiale. Tanto per dirne una, il 16 gennaio scorso intervenendo alla manifestazione No Vax di Milano ha sentenziato: «I non vaccinati potranno salvare l’umanità. È un crimine assoluto dare questi vaccini a dei bambini». Allontanato dalla comunità scientifica per aver insistito sulla correlazione tra vaccini e autismo, Montagnier ha anche dichiarato che la via migliore per sconfiggere la malattia siano gli antibiotici, rifacendosi a uno studio italiano secondo cui il virus potrebbe essere batteriofago. Supposizioni, visto che di prove scientifiche ancora non ce ne sono. E che la teoria del virus batteriofago che risale al 2020 sia già stata smentita dagli esperti.

Già nel 2004 i negazionisti stavano in tv
Difficile però paragonare quella querelle al dibattito nevrotico-mediatico di oggi sul coronavirus, non fosse altro per il fatto che l’opinione pubblica era meno coinvolta e la disputa si limitò al campo accademico, investendo in sostanza soltanto le associazioni di categoria e gli stessi pazienti. È vero pure, però che il dibattito arrivò nelle case degli italiani e in prima serata a Domenica In dove lo scienziato negazionista venne invitato dal conduttore Paolo Bonolis. Era il 2004, erano passati otto anni dalla pubblicazione de Il virus inventato ma Duesberg non mollava. Durante la trasmissione, in cui Bonolis accusò lo scienziato di essere un irresponsabile, ci furono anche momenti di tensione quando alcuni pazienti sieropositivi che avevano chiesto di poter intervenire, furono poi esclusi e ne nacquero polemiche. Va aggiunto che negli anni successivi, lo stesso Montagnier rivide alcune delle sue convinzioni scientifiche sull’Hiv, elaborando teorie molto diverse da quelle iniziali, sulle terapie e sulla consistenza scientifica dell’Aids. Come è noto, invece, dopo alcune fasi sperimentali (che oggi potremmo definire “azzardate” per l’uso di un farmaco rivelatosi non solo inefficace ma altamente tossico come l’AZT), negli ultimi anni sono stati aggiornati i farmaci antiretrovirali, inibitori della proteasi (i primi furono introdotti nel ’97) che hanno mostrato un’efficacia nell’abbattimento della carica virale praticamente totale (ma non alla negativizzazione dal virus). Secondo Agnoletto «dobbiamo assolutamente continuare a combattere le politiche delle grandi industrie farmaceutiche ma è doveroso anche accogliere i grandi risultati raggiunti dalla medicina. Non possiamo buttare il bambino con l’acqua sporca».