Monsignor Antonio Staglianò, il presidente della Pontificia Accademia di Teologia, ha lanciato un’invettiva sulle pagine di Avvenire contro il Comune di Bologna. Le polemiche sono nate dall’iniziativa dell’amministrazione di sistemare nelle luminarie le frasi celebri di una delle canzoni più famose della storia della musica. Si tratta di Imagine, brano scritto e cantato da John Lennon, l’ex leggenda dei Beatles, con cui si lancia un appello forte contro la guerra. Un messaggio chiaro, quello del Comune, in un momento storico difficile per tutto il mondo, con il conflitto in Ucraina che va avanti da quasi un anno. Ma Staglianò attacca nello specifico due frasi in cui si parla di paradiso e religione.

Staglianò: «Quelle scritte non hanno senso»
Monsignor Staglianò attacca due precise frasi della canzone, posizionate a pochi metri dalla Basilica di San Petronio, nel centro di Bologna. Si tratta dei versi che recitano «immagina che non ci sia il Paradiso» e «immagina che non ci sia neanche la religione». Il presidente della Pontificia Accademia di Teologia spiega: «Il senso della celebre canzone non è quello che si è voluto far passare appendendo due frasi fuori contesto davanti alla basilica di San Petronio. Lo dice anche il magistero di Papa Francesco. Quello di Francesco è senza equivoci un magistero di pace». Per lui «quelle scritte nei pressi della Basilica cattolica non hanno alcun senso. Sono una insulsa provocazione anticlericale. Sicuramente non appartengono al testo di Imagine di Lennon, in nessuna interpretazione possibile di questo meraviglioso Inno alla pace».
La riflessione sull’Ucraina: «Dalle guerre presunte sante non deriva la pace»
Monsignor Staglianò poi prosegue e analizza a tutto tondo: «Lennon (anche Gesù e pure io) invita a immaginare che non ci sia il Paradiso e la religione, “niente per cui uccidere o morire” (Nothing to kill or die for). È questa la frase chiave dell’interpretazione della canzone. Dalle guerre di religione, presunte sante, non può derivare la pace. Il patriarca Kirill lo deve capire. E dunque, anche l’ateo può “immaginare”, invece, che ci sia il paradiso di Gesù, dove si entra solo se non si è perso del tutto quella partecipante sensibilità al dolore e alla sofferenza di altri, testimoniata dal Dio cristiano, solo e sempre amore».
