Ad un anno dal ritrovamento dei 24 mila euro nella cuccia del cane della sua azienda agricola, Monica Cirinnà pretende che la cifra, di cui il giudice ha disposto la confisca, rimanga a sé. La sua intenzione sarebbe quella di donarli al centro Olympia de Gouges che si occupa di contrastare la violenza contro le donne nella zona di Grosseto.
Monica Cirinnà vuole i 24 mila euro trovati nella cuccia del cane
Nonostante il pm che si è occupato delle indagini abbia chiesto l’archiviazione del caso per mancanza di reato, la vicenda della mazzette rinvenute nella CapalBiofattoria non è affatto finita. La senatrice del Partito Democratico ha infatti presentato un’istanza per potersi tenere la somma ritrovata: secondo quanto si legge nel testo depositato, ai sensi dell’articolo 932 del codice civile, il tesoro – inteso come qualunque cosa mobile di pregio di cui nessuno può provare d’essere proprietario – appartiene al proprietario del fondo in cui si trova. Dato che la donna è legale rappresentante dell’azienda, secondo il suo legale i soldi spetterebbero a lei (che ha dichiarato di volerli donare al predetto centro antiviolenza).
Il giudice delle indagini preliminari di Grosseto non ha però accolto la sua richiesta perché “opera in questo caso la disciplina delle cose ritrovate“. Anche se si fosse trattato del ritrovamento di un tesoro, ha aggiunto, sarebbe comunque spettato solo per metà al proprietario del fondo (l’altra metà sarebbe andata al ritrovatore, in questo caso Fabio Montino, figlio del marito, e Fabio Rosati, operaio). Essendoci una situazione di controversia sulla proprietà, ha concluso il gip, sarà il giudice civile a doverla risolvere. Intanto, le banconote contese restano sotto sequestro.
Il ritrovamento
I fatti risalgono al 18 agosto 2021, quando Fabio Montino e un dipendente dell’azienda stavano demolendo la cuccia del cane (ormai disabitata) costruita dal padre circa otto anni prima. Nascoste tra le assi di legno, i due avevano trovato 48 banconote da 500 euro l’una arrotolate e legate con degli elastici. La famiglia Cirinnà aveva avvisato le forze dell’ordine del ritrovamento dichiarandosi estranea e adducendo di non sapere cosa ci facesse lì il denaro né da dove provenisse.
Il suo sospetto è che fosse stato nascosto da spacciatori nordafricani che operano nella zona, ma gli inquirenti avevano escluso questa pista perché chi compra una dose di droga usa tagli da 20-50 euro e non da 500. Le autorità avevano dunque iniziato ad indagare sul fratello della senatrice, Claudio Cirinnà, che frequentava la tenuta e che l’anno precedente era stato arrestato per usura. La Corte d’Appello di Roma ha però fatto cadere le accuse di auto riciclaggio.