Il tradimento che mai vorrebbero subire. In Portogallo le manovre intorno alla candidatura per ospitare la fase finale del Mondiale 2030, da organizzare in associazione con le federazioni di Spagna e Ucraina, procedono accompagnate da un interrogativo inquietante: come si schiererà Cristiano Ronaldo? Per come stanno messe le cose, ai portoghesi basterebbe che non si schierasse per niente. Perché se invece dovesse farlo, non è detto che sia in favore della federazione calcistica lusitana. E si tratterebbe di un tradimento clamoroso, che però dai diretti interessati viene vissuto come un esito quasi fatale e per motivi diversi. Il principale dei quali è il corposo assegno che all’ex fuoriclasse portoghese è stato staccato dai principali concorrenti della candidatura portoghese: gli arabi. Si tratta di 500 milioni di euro per due stagioni e mezza da giocare con la maglia dell’Al-Nassr, cioè 200 milioni di euro all’anno. Che possono diventare 1,2 miliardi di euro fino al 2030 se Cr7 accetterà di prestare la sua immagine. Per cosa? Per la candidatura mondiale saudita, appunto. Che andrà in contrapposizione alla candidatura portoghese. Davvero si arriverà a questo snodo?

Quelle timide smentite che non hanno smentito nulla
Nei giorni scorsi è stato un valzer di smentite che non smentivano. In prima linea, a fornire versioni diverse da quelle che circolavano sui media, è stato Musalli Al-Muammar, presidente dell’Al-Nassr. Che aveva bollato le notizie sul trasferimento di CR7 al suo club come «non corrette» e «bugie per la maggior parte». Non si sa a cosa si riferisse esattamente, ma la cosa certa è che i termini dell’accordo fra la sua società e Cristiano Ronaldo sono stati confermati rispetto alle anticipazioni: 500 milioni di euro per due stagioni agonistiche e mezza. Un’altra smentita che nulla smentisce è giunta prima di Natale, quando ancora la trattativa era in corso, da un articolo del Correio da manhâ, il quotidiano più venduto in Portogallo. In questo caso, oggetto dell’articolo è stata l’eventuale attività da testimonial di Cristiano Ronaldo e la sua possibile contrapposizione alla promozione del mondiale di Portogallo-Spagna-Ucraina. Secondo il Correio da manhâ, Cristiano Ronaldo svolgerebbe questa attività soltanto nel caso in cui la fase finale del Mondiale venisse effettivamente assegnata all’Arabia Saudita, che come raccontato poche settimane fa da Tag43 ha messo su una candidatura tri-continentale in associazione con Egitto e Grecia.

La candidatura del Portogallo azzoppata in partenza
Dunque stando a questa versione Cr7 presterebbe la sua immagine ai sauditi e ai loro soci di minoranza soltanto dopo che la candidatura portoghese (o ibero-ucraina) venisse messa fuori gioco dal voto della Fifa sull’assegnazione della fase finale. Un’ipotesi che resta tale, e che comunque non elimina l’incombere di un interrogativo imbarazzante: come si comporterebbe Cristiano Ronaldo se il comitato di “Portogallo-Spagna-Ucraina 2030” gli chiedesse di prestare l’immagine alla sua candidatura? Accetterebbe di metterla a disposizione di una candidatura concorrente a quella dei suoi (probabili e facoltosissimi) datori di lavoro? È più che lecito dubitarne. Si può ancora credere che Cr7 non sia nemico della candidatura presentata dalla patria calcistica. Ma è cosa certa che, con il passaggio sotto le insegne del calcio saudita, egli non sarà amico di quella candidatura. E ve la immaginate una campagna promozionale per il Mondiale in Portogallo che non possa utilizzare l’immagine del suo calciatore più forte di tutti i tempi? Sarebbe un’operazione gravemente azzoppata in partenza.

Il grande calcio europeo ha chiuso le porte a Cr7
La trattativa fra Cr7 e il club saudita è stata più lunga di quanto ci si potesse aspettare. Le cifre sono molto importanti e forse il portoghese ha recalcitrato ancora un minimo prima di consegnarsi al suo cimitero degli elefanti. Gli rode parecchio vedere che il rivale di un’epoca, Lionel Messi, ha appena portato a casa la Coppa del Mondo e adesso si rituffa nel calcio europeo che conta, puntando più che mai la Champions league col Paris Saint-Germain di Mbappé e Neymar. Invece il portoghese, nell’anno che va a chiudersi, è scivolato ai margini del calcio d’élite e ha vissuto un Mondiale nel quale, per la sua nazionale, è stato un ingombro più che una risorsa.

Il suo super agente Mendes è impegnato in altre faccende
Nessuno dei grandi club europei lo ha cercato, nemmeno adesso che è libero da vincoli e dunque sarebbe costato zero euro in termini di acquisizione dei diritti alle prestazioni sportive. Magari sperava ancora che il suo super-agente Jorge Mendes piazzasse uno dei suoi colpi trovando una situazione inattesa. Ma in questo momento Mendes sembra più concentrato su altri dossier non meno impegnativi: come quello della cessione del flop João Félix (pagato lo sproposito di 126 milioni di euro al Benfica nell’estate 2019) dall’Atlético Madrid a chiunque voglia prenderselo, o quello della possibile cessione della rivelazione Enzo Fernández (argentino campione del mondo, anche lui del Benfica) in Premier League. Segnale indiretto che il boss di Gestifute si renda conto più di chiunque altro dell’avvenuto declino di Cr7 e della sua improponibilità per il calcio del massimo livello. Per questo, in modo garbato e badando a non urtare l’ego ingombrante del suo cliente più illustre, lo ha pilotato verso l’accettazione dell’offerta saudita. Che garantirà una vita di rendita alle prossime sette generazioni di casa Aveiro.

L’emblema del calcio come sport individuale
Ma se davvero si realizzasse la situazione che vede Cr7 contrapposto alla candidatura mondiale del suo Paese, ci si troverebbe al cospetto di qualcosa che sarebbe molto limitante definire come tradimento della patria. Tanto più che Cristiano Ronaldo è costituzionalmente un calciatore refrattario alle appartenenze, si tratti di rappresentativa nazionale o di club. L’ex ragazzo di Madeira è anzi la dimostrazione di come il calcio possa essere uno sport individuale, a dispetto del fatto che si giochi 11 contro 11. Tutta la sua carriera parla di realizzazioni personali che non sempre hanno trovato corrispondenza nei successi di squadra. In questo senso, gli anni juventini a Torino sono stati particolarmente significativi. Lui continuava a macinare record personali, grazie anche al fatto che la squadra fosse tutta a sua disposizione; ma intanto la Juventus imboccava il declino di risultati, mantenendosi ben lontana dai traguardi per i quali il portoghese era stato comprato, e i conti societari sprofondavano in rosso per pagare il suo stipendio annuo.
Con la nazionale portoghese poche soddisfazioni
Quanto alla nazionale portoghese, ha vinto il suo unico trofeo internazionale (l’Europeo 2016) senza Cr7 in campo, uscito per infortunio a metà primo tempo della finale contro i padroni di casa della Francia. Del resto, nei momenti decisivi delle grandi manifestazioni per rappresentative nazionali Cristiano Ronaldo “spariva” regolarmente dal campo. E le polemiche che hanno segnato l’ambiente della nazionale lusitana durante il Mondiale qatariota (col commissario tecnico Fernando Santos che ha indugiato anche troppo per metterlo in panchina, ottenendo in cambio un atteggiamento sprezzante e capriccioso) segnano un punto di non ritorno. Non sappiamo se Cr7 si schiererà contro la sua patria calcistica. Sappiamo però che, se accadesse, lo farebbe senza particolari remore.