Shock nello sport indiano. La lottatrice 28enne Vinesh Phogat, vincitrice di due medaglie ai campionati mondiali, ha dichiarato che almeno una decina di atlete è stata vittima di molestie sessuali durante l’allenamento. Al suo fianco la 25enne Sakshi Malik, nota anche per aver recitato in alcuni film. Le due campionesse hanno puntato il dito contro vari coach e persino contro il presidente della Federazione Indiana di Lotta (WFI) nonché membro del partito BJP Bhushan Sharan Singh. «Non posso rivelare tutti i nomi delle vittime», ha detto Phogat, che ha chiarito di non aver personalmente subito alcuna violenza, durante un sit-in di protesta. «Li dirò al presidente Modi e al ministro degli Interni se potrò incontrarli». Sotto accusa anche i fisioterapisti e i finanziatori delle attività sportive. Singh ha immediatamente respinto ogni accusa parlando di notizie prive di fondamento.

Chi sono le wrestler indiane che hanno lamentato molestie sessuali
Le due atlete sono intervenute al Jantal Mantar di Nuova Delhi, dove assieme ad altri 30 colleghi hanno tenuto un sit-in di protesta contro la Federazione Indiana di Lotta (WFI) denunciando un «atteggiamento dittatoriale» da parte del presidente Singh, parlamentare della Camera Bassa indiana per il BJP. L’uomo, assieme ad importanti allenatori nazionali, avrebbe molestato sessualmente almeno una dozzina di lottatrici nei campi di allenamento. Il fenomeno andrebbe avanti ormai da anni. «Circa 10-20 mie colleghe mi hanno confessato le molestie», ha detto Phogat. Le ha fatto eco anche Malik, che ha espresso l’intenzione di voler intervenire «per salvare le colleghe e combattere per loro».

Le molestie si sarebbero consumate nella struttura sportiva di Lucknow, non lontano dall’abitazione di Singh. «Ha scelto quel posto perché così è più facile abusare delle ragazze», ha proseguito Phogat. «Lui e gli allenatori ci infastidiscono da anni, entrando nelle nostre vite e relazioni personali». Ha inoltre dichiarato di aver subito minacce di morte da parte di persone vicine a Singh qualora avesse parlato. Per questa ragione, molte sue colleghe hanno a lungo preferito il silenzio, temendo ripercussioni familiari e sportive. Come riporta l’Indian Express, il vice commissario di polizia e il ministro dello Sport sono al lavoro per scoprire la verità. Intanto, lo stesso Singh ha immediatamente rigettato le accuse al mittente. «Qualcun altro oltre a Vinesh ha parlato di molestie sessuali?», ha affermato l’uomo. «Nessuno si è fatto avanti. Se anche una lottatrice dovesse parlare, potranno pure impiccarmi».
Non solo violenze, sotto accusa il centro di allenamento e la gestione dei soldi
Le due lottatrici hanno chiesto le dimissioni di Singh. Sperano anche in una rivoluzione fra gli allenatori e i fisioterapisti, complici delle molestie sessuali. Fra i 30 atleti a sostegno delle ragazze anche Anshu e Bajrang Punia, bronzo ai Giochi olimpici di Tokyo. «Quando vinciamo le medaglie per l’India, tutti festeggiano», ha dichiarato quest’ultima. «A nessuno importa però il trattamento che riceviamo ogni giorno, soprattutto alla Federazione». La donna ha poi affermato come persino l’ingresso nei campi di allenamento nazionali sia difficile e corrotto. I giovani, sia atleti sia allenatori, elargiscono denaro o prodotti alimentari per ottenere un posto nel campus. Oscura infine anche la gestione dei soldi. Secondo alcuni lottatori, i dirigenti dirottano i finanziamenti per le attività sportive su transazioni personali.
