La Moldavia come l’Ucraina. È questo il timore, visti gli ultimi sviluppi, vista l’escalation tra Mosca e Chisinau. A inizio febbraio la Moldavia ha chiuso il suo spazio aereo e denunciato un piano russo per instaurare un governo fantoccio, dopodiché sono arrivate le dimissioni della premier Natalia Gavrilita. Ieri, in una situazione sempre più calda, centinaia di manifestanti del partito filorusso Sor hanno protestato nel centro della Capitale, chiedendo le dimissioni dell’esecutivo, della presidente Maia Sandu ed elezioni anticipate.

A Chisinau la protesta a tinte filorusse
A organizzare la protesta è stato il Movimento per il popolo, che racchiude diverse organizzazioni tra cui il partito filorusso Sor, il quale occupa solo sei dei 101 seggi del parlamento. Tra i dimostranti anche cittadini russi. Una parte dei manifestanti ha tentato di fare irruzione nella sede del governo, ma sono stati bloccati dalla polizia, che ha compiuto degli arresti.
“I don’t understand your language! I’m from russia!” says one of the “protesters” to a local journalist in Moldova today.
This is all you need to know about these “protests” against the pro-western government in Chisinau… 😂🤷🏻♂️ pic.twitter.com/CKLYKfyIXY
— Igor Novikov (@igornovikov) February 28, 2023
Fallito il golpe, il corteo si è diretto verso il municipio di Chisinau. Qui il governatore della regione di Orhei, Dinu Turcanu del partito Sor, si è rivolto alla folla chiedendo che il governo aiuti la popolazione di fronte al caro-bollette. Il Paese, il più povero d’Europa, sta facendo i conti con la crisi energetica da quando Mosca ha drasticamente ridotto le forniture di gas naturale. Dopo lo sventato attacco dei manifestanti filorussi ai palazzi del governo, strade e piazze di Chisinau sono state messe sotto il controllo di polizia e esercito, per timore di nuovi blitz. Da parte sua il leader di Sor, l’oligarca moldavo in esilio Ilan Shor, ha accusato la polizia di aver «ostacolato una protesta pacifica». Quella di ieri è stata la seconda manifestazione antigovernativa a Chisinau in due settimane ed è arrivata tra le crescenti preoccupazioni per i tentativi russi di destabilizzare la Moldavia, confinante con l’Ucraina.
Video della manifestazione antigovernativa di ieri a Chisinau🇲🇩
I residenti di diverse città si sono riuniti nel centro della capitale chiedendo di smettere di trascinare la Moldavia in un conflitto militare.
Scontri tra manifestanti e polizia.
Fonte: RT Russian pic.twitter.com/j2O3Seq5sj
— Luigi Basemi 🏅 (@LBasemi) March 1, 2023
I vertici moldavi e le accuse alla Russia
Secondo il Partito d’Azione e Solidarietà, al governo, le manifestazioni sono un tentativo di «destabilizzare la situazione del Paese», messo in atto dalla Russia. Lo aveva già denunciato la presidente Sandu a metà febbraio, delineando un complotto di Mosca per rovesciare il governo. Due gli obiettivi: impedire alla Moldavia di entrare a far parte dell’Unione europea e, magari, prendersi la Transnistria, repubblica secessionista a maggioranza russofona non riconosciuta dalla comunità internazionale.

L’europeista Sandu è diventata capo di Stato nel 2020, superando nettamente il presidente uscente filorusso Igor Dodon. Ovviamente, le sue dimissioni non dispiacerebbero a Mosca. Ma non sono al momento una possibilità. Dopo un anno alla guida del Paese, il 10 febbraio ha già fatto un passo indietro la premier Natalia Gavrilita, accontentando così il 60 per cento dei cittadini che, secondo i sondaggi, non appoggiavano più l’esecutivo. Ma nulla è cambiato nella linea europeista e antirussa del governo, il cui capo è adesso Dorin Recean, tra l’altro più esperto in tema di sicurezza.
Il braccio di ferro sulla Transnistria
E maggior sicurezza è proprio ciò di cui necessita la Moldavia, la cui integrità territoriale è pregiudicata, dal 1990, dalla repubblica di Transinistria, territorio de facto indipendente e supportato da Mosca. Questa lingua di terra stretta tra Moldavia e Ucraina, che ha come capoluogo Tiraspol, è prevalentemente russofona e non è riconosciuta dalla comunità internazionale, ma solo da tre entità secessioniste: Abcasia, Ossezia del Sud e Artsakh. Le prime due si sono unilateralmente separate dalla Georgia, la terza dall’Azerbaigian. Tutte e tre sono protettorati russi.

L’intelligence ucraina di recente aveva avvisato i funzionari moldavi che la Russia starebbe progettando di destabilizzare il Paese: nei giorni scorsi, i servizi segreti moldavi avrebbero sorpreso due cittadini stranieri a «compiere operazioni di spionaggio». Da parte sua, Mosca accusa Kyiv di essere pronta a inscenare una falsa invasione russa dalla Transnistria, per poter poi giustificare un attacco ucraino al territorio secessionista moldavo, dove dal 1992 è presente un contingente di pace russo. A tal fine, secondo il ministero della Difesa russo le forze ucraine si starebbero ammassando al confine, rappresentando «una minaccia significativa» per i militari russi, che «risponderanno in modo appropriato» a un eventuale attacco. Di contro, fin dalla prime battute del conflitto Kyiv ha accusato Mosca di ammassare truppe in Transnistria.

Le forze di pace russe si trovano in Transnistria dalla fine dei combattimenti sulla riva destra del Dnestr tra la repubblica non riconosciuta e la Moldavia: al crepuscolo dell’Urss, il crescente nazionalismo moldavo e la possibile riunificazione della Moldova con la Romania avevano fatto scattare in Transnistria istanze secessioniste, sfociate in una guerra. Firmato il cessate il fuoco, fu istituita una zona di sicurezza smilitarizzata di dieci chilometri dalle forze della 14esima armata russa già di stanza sul posto. Contingente che non ha mai lasciato il territorio. La Moldavia ha ripetutamente invitato la Federazione Russa a ritirarlo, senza successo. «Le truppe russe dovrebbero lasciare la Transnistria, la regione deve essere smilitarizzata: la popolazione ha bisogno di integrazione sociale ed economica con la Moldavia», ha dichiarato Recean appena nominato premier.
Anti-government rallies organized by the pro-russian Shor party are taking place in Chisinau, Moldova.
The crowd, which was brought by buses, is trying to get to the government, but they are blocked by the police.
Apparently Kremlin does not leave the idea to seize Moldova. pic.twitter.com/uel5fZXRMv
— Maria Drutska 🇺🇦 (@maria_drutska) February 28, 2023
Moldavia-Russia, si teme l’escalation
Nei giorni scorsi il capo del ministero degli Esteri della Transnistria, Vitaly Ignatiev, ha definito «controproducenti» le parole di Recean. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha evidenziato che Mosca e Chisinau hanno «rapporti molto tesi» e che le autorità moldave dovrebbero stare «molto attente» alle dichiarazioni sulla presenza delle forze di pace russe in Transnistria. Il 14 febbraio, la Moldavia ha chiuso per qualche ora il suo spazio aereo, denunciando l’invasione da parte di un missile russo diretto in Ucraina, cosa prontamente smentita da Mosca. Quanto accaduto sta avendo ripercussioni commerciali: per motivi di sicurezza, la compagnia aerea Wizz Air ha infatti sospeso i voli da e per Chisinau a partire dal 14 marzo. In un crescendo di tensioni, il presidente russo Vladimir Putin ha revocato nei giorni scorsi un decreto del 2012 che in parte sosteneva la sovranità della Moldavia, nell’ambito delle politiche sul futuro della Transnistria. Il decreto presupponeva relazioni più strette con Unione Europea e Stati Uniti, ma da allora molto è cambiato. La decisione, ha spiegato il Cremlino, è stata presa per «garantire gli interessi russi in relazione ai cambiamenti nelle relazioni internazionali».