La Moldavia tra il ricatto energetico di Mosca e le spinte filorusse

Stefano Grazioli
22/11/2022

Mentre l'Ue tende una mano alla Moldavia, la Russia minaccia di tagliare le forniture energetiche al Paese. Aumentando la pressione sul governo di Chisinau, contro cui a tenaglia si muove l'opposizione filo-Cremlino dell'oligarca ex sindaco di Orhei, considerato la quinta colonna di Mosca nell'ex repubblica sovietica.

La Moldavia tra il ricatto energetico di Mosca e le spinte filorusse

«La Moldavia, Paese candidato all’adesione all’Ue, fa parte della famiglia europea. Bruxelles continua a sostenere Chisinau nella risoluzione di numerosi problemi e allo stesso tempo appoggia incondizionatamente il Paese nel suo percorso europeo». Così ha detto il commissario europeo per l’Allargamento Oliver Varhelyi alla recente conferenza di Parigi, un chiaro endorsement all’ex repubblica sovietica, alla quale è stato confermato un contributo di 250 milioni di euro per affrontare la drammatica situazione energetica. Fondi già annunciati qualche settimana fa dalla presidente Ursula Von der Leyen. «L’Unione europea e i suoi partner sostengono attivamente la Moldavia nel superare la crisi energetica e le conseguenze umanitarie della guerra della Russia contro l’Ucraina», ha aggiunto Varheli nel suo intervento di fronte alla presidente moldava Maia Sandu.

La Moldavia stretta tra emergenza profughi e crisi energetica

La Moldavia dall’inizio dell’invasione russa ha proclamato lo stato di emergenza. In questi mesi di guerra oltre 700 mila profughi ucraini hanno varcato il confine in direzione dell’unico Stato che a Occidente non fa ancora parte dell’Ue; le pressioni della Russia, il cui gas copre per il 70 per cento del fabbisogno energetico del Paese, si sono trasformate nel concreto rischio di rimanere al gelo durante i mesi invernali, senza contare i riflessi del conflitto con missili russi abbattuti dalla contraerea ucraina caduti in territorio moldavo. Ma dato che a differenza della Polonia, la Moldova non fa parte della Nato, le questioni non hanno suscitato troppo baccano.

La Moldavia tra il ricatto energetico di Mosca e le spinte filorusse
La presidente moldava Maia sandu a Parigi (Getty Images).

L’opposizione filorussa di Igor Dodon e Ilan Shor alza la voce

È certo però che la piccola repubblica, la cui capitale Chisinau dista poco più di 150 km dal porto ucraino di Odessa, sta attraversando una grande fase di instabilità, con Mosca che gioca un fattore non secondario, al di là della guerra in Ucraina. Il Paese è retto da un tandem femminile e filoccidentale formato appunto dalla presidente Maia Sandu e dalla premier Natalia Gavrilita: il loro compito principale adesso è quello di tenere sotto controllo l’opposizione filorussa, che nei tre decenni d’indipendenza del Paese ha governato a fasi alterne, nell’ultimo periodo con il protetto del Cremlino Igor Dodon. Quest’ultimo in parlamento ha trovato un alleato molto rumoroso, Ilan Shor, leader del partito che porta il suo nome, che sta catalizzando la protesta dell’elettorato filorusso sull’onda della difficile situazione economica ed energetica.

La Moldavia tra il ricatto energetico di Mosca e le spinte filorusse
Igor Dodon con Vladimir Putin nel 2019 (Getty Images).

Attraverso l’arma energetica il Cremlino cerca di ribaltare l’attuale governo di Chisinau

Per ora Mosca non ha tagliato ancora le forniture, che passano in gran parte attraverso la Transnistria, repubblica non riconosciuta staccatasi dalla Moldavia all’inizio degli Anni 90 con una guerra lampo seguita al collasso dell’Urss. Il governo di Chisinau ha approntato un piano di emergenza nel caso ciò avvenisse, che prevede come in Ucraina black out programmati e misure di risparmio, che vanno dal non utilizzare gli ascensori nelle ore di punta al divieto di estrarre criptovalute e importare attrezzature specializzate per questo scopo. Si tratta però di provvedimenti che non possono incidere in maniera decisiva se davvero i tagli saranno radicali: attraverso l’arma energetica il Cremlino cerca insomma di ribaltare il tavolo della politica e mettere in minoranza l’attuale governo Gavrilita.

La Moldavia tra il ricatto energetico di Mosca e le spinte filorusse
Ilan Shor (Getty Images).

Shor, la quinta colonna di Mosca in Moldavia

A tentare di dare la spallata in prima fila c’è proprio Shor, ex sindaco di Orhei, paese di 25 mila abitanti a una quarantina di km dalla Capitale, coinvolto nel 2014 in quello che era stato definito il furto del secolo, con un miliardo di dollari improvvisamente spariti da tre banche moldave. Oligarca vicino al Cremlino, una moglie russa e proprietario di un paio di canali televisivi oltre che della squadra di calcio di Orhei, Shor si sta distinguendo per essere la quinta colonna di Mosca, ruolo che ha scippato a Dodon. L’ex presidente sembra aver fatto il suo tempo, anche di fronte ai moldavi filorussi, e il 35enne Shor è destinato a  raccoglierne lo scettro. A scanso di equivoci, il dipartimento del Tesoro statunitense lo scorso 26 ottobre lo ha inserito nella lista delle persone sanzionate a causa di quella che viene definita ufficialmente “l’influenza maligna del Cremlino in Moldavia”.