La doppia morale tra le borse di Murekatete Soumahoro e quelle della Santanchè

Paolo Landi
28/11/2022

Al di là dell'inchiesta sulla cooperativa, alla moglie di Aboubakar Soumahoro non viene perdonato lo sfoggio di accessori griffati. Ma se è una esponente della destra come la Santanchè a esibire Prada e Louis Vuitton, allora viva la libertà. Così il moralismo ha deturpato la politica. Riducendola a una questione di comunicazione.

La doppia morale tra le borse di Murekatete Soumahoro e quelle della Santanchè

Dunque pare di capire che siccome Daniela Santanchè non si presenta come difensore dei braccianti e non va in parlamento con gli stivali ma, anzi, non perde l’occasione di dichiararsi amica di Flavio Briatore (l’uomo che i poveri credono ricco, l’imprenditore che ha fondato due discoteche e un bagno a Forte dei Marmi), lei può con tutta tranquillità esibire le borse di Prada e di Louis Vuitton. Mentre Liliane Murekatete Soumahoro, essendo moglie di uno che ha a cuore il destino dei migranti e ricorre nella sua comunicazione a immagini ad alto tasso di retorica, con pugni chiusi alzati e abbigliamento da lavoro, avendo Liliane sposato questo tipo, se lei si compra una borsa firmata viene additata al pubblico ludibrio. È una storia che avrebbe intrigato il Roland Barthes di Miti d’oggi, quando descriveva l’ambiguità del povero e del proletario, la sua alienazione che lo consegna nelle mani dei padroni, quasi sempre incapace di accedere alla conoscenza delle cause politiche, preda della debolezza umana che ne fa all’occorrenza una spia o un traditore. Quando l’operaio è impegnato in una lotta cosciente, inquadrato sotto la Causa e il Partito, l’uomo che crede di essere alla vigilia della Rivoluzione «ci informa di una realtà politica necessaria ma senza forza estetica». Già, la forza estetica o, come abbiamo sentito dire, il diritto all’eleganza: alla Santanchè pare sia sempre concessa, se si può parlare di estetica e di eleganza a proposito del modo in cui si concia, ma si sa, de gustibus.

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La doppia morale tre le borse di Murekatete Soumahoro e quelle della Santanchè
La moglie di Aboubakar Soumahoro con borse e valigie griffate.

Nessuno stigma per chi a destra dilapida i suoi soldi come meglio crede

Se un politico di destra si veste dagli stilisti, compra borse alla moda, possiede uno yacht e mangia tutti i giorni nei ristoranti di lusso alla faccia di chi non arriva alla fine del mese, lo può fare. Non va mica tutti i giorni a denunciare lo sfruttamento e le condizioni inumane in cui versano i lavoratori immigrati come fa il marito della Murekatete Soumahoro. Nessuno stigma per chi, potendoselo permettere, dilapida i suoi soldi come meglio crede, essendo protetto dalla botte di ferro dell’ideologia di destra, che pare conceda ogni libertà a chi la professa, assolvendolo dal tarlo del senso di colpa o della riprovazione morale.

La doppia morale tre le borse di Murekatete Soumahoro e quelle della Santanchè
L’eleganza di Daniela Santanchè. (Getty)

Sono di destra e faccio quello che mi pare trallalà, si potrebbe sintetizzare, nemmeno troppo estremizzando. Se invece sei la moglie di uno di sinistra non puoi. Potresti, per esempio, essere la moglie di destra di uno di sinistra (come Nunzia De Girolamo, sposata con Francesco Boccia: lui tutti i giorni in miniera a macerarsi sulla giustizia sociale con il Pd, lei sui red carpet a frivoleggiare con Silvio Berlusconi) ma, pare, a Liliane Muraketete Soumahoro non è concesso. Anche perché, diciamocelo, essere africana di pelle nera ed essere di destra sarebbe un ossimoro troppo violento: solo Toni Iwobi, nigeriano, fan sfegatato di Matteo Salvini ed eletto in parlamento con la Lega, provò a incrinare l’automatismo ariano-leghista, ma fu considerato da quelli della sua etnia, senza mezzi termini, un povero scemo e non ebbe seguito.

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Liliane Murekatete Soumahoro.

Illeciti che non sono ancora stati provati: c’è un’inchiesta in corso

Le colpe delle mogli ricadono sempre sui mariti, si potrebbe parafrasare così la vicenda incresciosa che ha visto Aboubakar Soumahoro messo in croce per presunte irregolarità compiute dalla moglie e dalla suocera nella gestione di una cooperativa di migranti. Non sono valse neppure le lacrime – giudicate anzi false, quelle di un attore consumato – che Aboubakar ha versato in favore di telecamera per dire che lui non sapeva e che, se avesse saputo, avrebbe cercato di evitare gli illeciti. Che, bisogna sottolinearlo, non sono ancora stati provati: c’è un’inchiesta in corso e, magari, alla fine si scoprirà – come spesso accade, la vicenda dei genitori di Matteo Renzi ne è un esempio recente – che il fatto non sussisteva. L’inchiesta riguarda la moglie, non Soumahoro, che non è nemmeno indagato, ma quello impallinato è stato lui.

La doppia morale tre le borse di Murekatete Soumahoro e quelle della Santanchè
Aboubakar Soumahoro in parlamento. (Getty)

Liliane, una donna molto bella, inglese-italiano-francese perfetti, con trascorsi come assistente in diplomazia, non è mai entrata in scena. Prada la prenderebbe subito come testimonial delle sue borse, cosa che non farebbe mai, ne siamo sicuri, con la Santanchè. Il boccone era troppo prelibato per la retorica di destra che ammorba di tanto in tanto anche quelli sedicenti di sinistra. Il famoso “predicare bene e razzolare male” è stato tirato in ballo fino alla nausea da schiere di persone di buon senso – destra e sinistra finalmente unite – tutte impegnate a trovare gli “errori di comunicazione in chi dichiara di lottare per la giustizia ma poi sposa la donna sbagliata.

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La moglie di Aboubakar Soumahoro.

Se una donna istruita, evoluta ma “purtroppo” nera, se si veste alla moda vuol dire che è corrotta

Una ridicola confusione inficia questa vicenda, dove per una strana proprietà transitiva, vengono appioppati al marito gli odiosi misfatti imputati alla moglie: molto paradigmatica di cosa sia diventata la politica oggi, più che altro comunicazione, frettolosa per di più. Il moralismo l’ha deturpata: perché una donna istruita, evoluta ma “purtroppo” nera, se si veste alla moda vuol dire che è corrotta e sicuramente colpevole di sfruttamento di quelli neri come lei, sui quali si sarebbe arricchita per comprarsi accessori alla moda. Il bigottismo di un’Italia provinciale l’ha condannata, senza aspettare, senza chiedersi se quanto emerge sia vero o se sia frutto della debolezza e dell’ambiguità proletaria adombrate da Barthes e senza, se fosse vero, imputare a lei e alla madre, e solo a loro, la condotta criminosa.

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Aboubakar Soumahoro davanti al parlamento durante una manifestazione. (Getty)

No, il «non poteva non sapere» crocifigge suo marito, a prescindere dalla sua storia di sindacalista, sempre dalla parte dei poveri: lo faceva solo per permettere alla moglie di comprarsi le borse di Prada; le citazioni e le ispirazioni di Di Vittorio e di Gramsci gli servivano evidentemente a questo. Dalla moglie al marito, dal marito al Partito, tutta l’ideologia dell’ultrasinistra viene messa in crisi da una borsa griffata. Perché è soprattutto quella che non va giù, è quella che infastidisce gli alfieri della morale. Degli stipendi degli immigrati non era mai fregato niente a nessuno. Bisognerebbe forse che i “sinistrati”, come li chiamano con disprezzo i Fratelli d’Italia, la smettessero con questa storia della coerenza a tutti i costi e a parole, che poi, si è visto, non possono mantenere: scelgano finalmente e francescanamente la povertà, lasciando le borse di Gucci a Briatore e alla Santanchè, facendo la fila alla Caritas per un pasto caldo, per vedere cosa si prova, come faceva Robert De Niro quando doveva interpretare un pugile e passava mesi in palestra a farsi riempire di botte.