Avviare una Organizzazione non governativa a Bruxelles è relativamente facile. Guadagnare credibilità è molto più complicato. Perdere in un attimo tutta la reputazione faticosamente costruita è invece semplicissimo. È il caso di Fight Impunity, l’associazione non profit impegnata «contro l’impunità» per le violazioni dei diritti umani finita al centro dello scandalo corruzione che ha colpito il parlamento europeo, accusato di aver ricevuto tangenti da parte del Qatar, il Paese che sta ospitando il Mondiale di calcio 2022. Il caso è già stato definito il «più grave», «più scioccante» e «più eclatante» che abbia colpito Bruxelles da anni. E sfiora, seppur in certi casi solo marginalmente, alcuni nomi grossi del panorama politico europeo, tra cui diversi esponenti italiani.
Dalla Mogherini a Cazeneuve, chi c’era nel comitato onorario
Innanzitutto, il presidente di Fight Impunity è Pier Antonio Panzeri, figura centrale nel caso: ex eurodeputato italiano del gruppo dei Socialisti e democratici, è uno degli arrestati. Altri politici d’alto profilo stanno abbandonando in fretta la nave che affonda, cioè il consiglio dei membri onorari della Ong. Nonostante l’elenco del personale di Fight Impunity sia stato apparentemente cancellato, gli archivi web mostrano chi ricopriva i vari ruoli, come analizzato da Politico.

A partire dall’ex capa della politica estera dell’Unione europea Federica Mogherini, passando poi per l’ex primo ministro francese Bernard Cazeneuve, l’ex commissario europeo per la migrazione Dimitris Avramopoulos e l’ex eurodeputata Cecilia Wikström: sono tutti elencati come membri di un «comitato onorario» di Fight Impunity, così come l’eurodeputata portoghese Isabel Santos. Si sono ovviamente affrettati a dimettersi in massa dal consiglio, sulla scia delle accuse contro il fondatore Panzeri. In manette non ci è finito solo lui: anche gli assistenti del parlamento europeo che hanno lavorato per l’organizzazione sono stati arrestati e i loro uffici sigillati dalla polizia.

I diretti interessati: «Non avevamo ruoli esecutivi o manageriali»
Panzeri aveva provato a sfruttare le sue connessioni per accreditare l’Ong. Per esempio conosceva Mogherini grazie alla sua appartenenza alla Commissione Affari esteri del parlamento. E la invitò a fare parte del cda assieme a Avramopoulos ed Emma Bonino, la storica leader Radicale nonché ex ministra degli Esteri. Mogherini aveva accettato di tenere un discorso di apertura a marzo a una presentazione che alcuni studenti avevano organizzato con Fight Impunity, ma per il resto non pare aver avuto altri coinvolgimenti diretti con l’organizzazione. Avramopoulos ha spiegato di aver abbandonato subito ogni ruolo, assieme a Cazeneuve e Wikström, non appena saputo delle accuse. Secondo i diretti interessati, il consiglio onorario «non aveva ruoli esecutivi o manageriali», come ricordato dallo stesso Avramopoulos, che si è giustificato dicendo di essere stato semplicemente invitato a unirsi «insieme con altre personalità». Ha poi ricordato di aver ricevuto il permesso dalla Commissione europea per assumere quel ruolo, per il quale ha ricevuto anche un compenso, dichiarato, tra il febbraio 2021 e il febbraio 2022.

Emma Bonino e l’altra Ong finita nei guai, “Non c’è pace senza giustizia”
Per quanto riguarda la Bonino, la sua appartenenza a Fight Impunity potrebbe non rappresentare il suo più grande grattacapo. L’ex eurodeputata è infatti anche fondatrice di “Non c’è pace senza giustizia”, un’altra Ong. Come riportato dall’Ansa, anche il direttore generale di quella organizzazione, Niccolò Figà-Talamanca, è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla corruzione da parte del Qatar. Incentrata sulla giustizia penale internazionale, i diritti umani e la promozione della democrazia in Medio Oriente e Nord Africa, l’Ong ha ufficialmente sede a New York e Roma. E ha lo stesso indirizzo a Bruxelles di Fight Impunity, al 41 di Rue Ducale.