La tragica storia di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana di 15 anni sparita nel nulla il 22 giugno del 1983, è molto nota. Sono invece in pochi ad aver approfondito una vicenda simile che ha coinvolto un’altra sua coetanea, Mirella Gregori. Appena un mese prima, il 7 maggio 1983, la ragazza sparì a sua volta nel nulla. Ecco i dettagli di quanto accaduto e le teorie a riguardo.
Il caso di Mirella Gregori
Gregori era nata a Roma il 7 ottobre 1967 e viveva in una famiglia modesta. I genitori erano i proprietari di un bar in via Volturno e vivevano insieme a lei in via Nomentana. L’adolescente era una normalissima studentessa come tante che un giorno, dopo essere andata a scuola e dopo essersi recata in un bar insieme ad un’amica, sparì dalla circolazione. In base alla ricostruzione degli inquirenti, sembra che intorno alle 15 del 7 maggio 1987 accettò l’invito ad uscire di un ragazzo, un tale “Alessandro”. Quest’ultimo misterioso individuo, nonostante non la conoscesse, decise di suonare al suo campanello, invitandola di fatto per un appuntamento. Lei disse alla madre che lo avrebbe raggiunto presso il monumento al Bersagliere di Porta Pia, ma da quel momento in poi nessuno ebbe più sue notizie.
Perché potrebbe avere un legame con il caso Orlandi
A lungo la madre della ragazza si era convinta che a centrare con la scomparsa della figlia ci fosse un uomo, tal Raoul Bonarelli, che a quei tempi faceva parte della gendarmeria vaticana. Pare che la donna l’avesse visto passare del tempo con la figlia e l’amica in un bar. Una certezza, questa, che in realtà avrebbe poi presto sconfessato. Su Bonarelli, ad onor del vero, venne in effetti disposto un procedimento da parte della magistratura, in quanto venne dimostrato che l’uomo effettivamente conosceva Mirella. Ad ogni modo, non si riuscì a cavare nessun ragno dal buco nel merito della questione.
Alla fine, il procedimento aperto alla Procura verso ignoti per sequestro di persona è stato archiviato nel 2007, così come quello sulla sparizione di Orlandi. Sembra però che i due casi siano in qualche modo collegati: pare infatti che alle famiglie delle due ragazze, ai giornali e al Vaticano fossero arrivate delle lettere anonime che promettevano il rilascio delle due ragazze a patto che venisse scarcerato Alì Agca, il criminale turco condannato all’ergastolo per l’attentato contro papa Karol Wojtyla.