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Reddito di cittadinanza, soccombe la linea Calderone: quanto durerà la ministra?

La nuova bozza sul decreto lavoro prevede un sussidio di accompagnamento da 350 euro al mese fino a fine anno. Ma il governo vorrebbe eliminare pure quello. Mettendo nei guai 350-400 mila persone. E sconfessando ancora le promesse della ministra Calderone. Che a questo punto rischia il posto.

18 Aprile 2023 09:41 Carlo Ciarri
Reddito di cittadinanza, soccombe la linea Calderone: quanto durerà la ministra?

In bilico? Forse è troppo. Ma quanto potrà resistere una ministra le cui richieste vengono continuamente respinte e le istanze ripetutamente rispedite al mittente? La domanda serpeggia in ambienti di maggioranza e vedono come protagonista la titolare del Lavoro, Elvira Calderone.

La discussione sull’assegno ridotto del 25 per cento

Da diversi giorni sui giornali si può leggere la nuova bozza di un decreto legge in materia di Lavoro che, tra i vari articoli, punta a ridisegnare il Reddito di cittadinanza dopo la stretta già decisa in manovra. Fermo restando il mantenimento del sussidio per categorie particolarmente svantaggiate (disabili, famiglie con minori e over 60), si mira in particolare a escludere o a ridurre la platea dei beneficiari perché avviabili al lavoro. Perché si parla di “nuova” bozza? Un testo era già circolato a marzo, anticipato dal Corriere della Sera. In quel vecchio documento si prevedeva che per le famiglie senza almeno un componente con disabilità o minorenne o con 60 anni di età il beneficio sarebbe stato riconosciuto nella misura ridotta del 25 per cento per un periodo non superiore a 12 mesi. Terminato questo periodo, previa sospensione di un mese, il beneficio poteva essere rinnovato per altri 6 mesi; decorsi i quali poteva essere presentata una nuova domanda.

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Una domanda per il reddito di cittadinanza. (Getty)

La linea Calderone: 375 euro per 18 mesi, più nuova domanda

In base alle stime, i cosiddetti occupabili avrebbero continuato a beneficiare di un sussidio pubblico di circa 375 euro per 18 mesi (con pausa di 30 giorni) al termine dei quali presentare una nuova domanda. Era questa la “linea Calderone” che, fuori dai toni di propaganda del centrodestra che da anni urla “Stop al reddito di cittadinanza”, mirava a una uscita molto morbida dalla misura anche per i cosiddetti occupabili. Una linea che, come già raccontato da Tag43 nelle scorse settimane, non convinceva parte di maggioranza e governo, in particolare Palazzo Chigi. Con relative tensioni.

La bozza aggiornata: 350 euro per fino a fine anno, poi stop

E in questo scontro sembra proprio che la linea uscita sconfitta sia quella della ministra. La bozza aggiornata, infatti, per gli occupabili disegna la Prestazione di accompagnamento al lavoro (Pal), un sussidio da 350 euro al mese con una durata fino a fine anno. Poi fine, stop. Con buona pace per i timori di Calderone per la tenuta sociale del Paese e i rischi per una brusca interruzione del sussidio a 350-400 mila persone.

Anche su Opzione donna la ministra si era inutilmente battuta

E qui si torna alla domanda iniziale. Quanto può resistere una ministra la cui linea è di continuo messa in minoranza? La partita sul Rdc, infatti, non è la sola in cui Calderone ha visto la propria linea soccombere. Anche su Opzione donna, il meccanismo di anticipo pensionistico per le lavoratrici, la ministra ha dovuto subire. L’ultima legge di Bilancio ha stabilito una serie di paletti per l’uscita anticipata delle donne, restringendo la platea potenziale a 2.900 lavoratrici. Da subito la ministra si è intestata la battaglia per eliminare qualche paletto e aumentare così le possibili beneficiarie. Il 14 febbraio la ministra, attraverso una nota ufficiale del dicastero, aveva fatto sapere di aver incontrato i rappresentanti del Movimento Opzione donna, Teresa Ginetta Caiazzo e Lucia Rispoli. «Dal ministro del Lavoro piena condivisione sulla necessità di ampliare la platea delle destinatarie dell’anticipo pensionistico. Una revisione che, però, ha la necessità di trovare le adeguate coperture», si leggeva nel comunicato.

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Marina Calderone. (Getty)

«È stato un incontro molto cordiale: il mio impegno è quello di dare una risposta certa prima possibile», aveva confermato la ministra. «In ogni caso, oggi è partito un confronto con il Movimento che continuerà nel tempo perché Opzione donna pone una questione molto più ampia che è la possibilità di andare in pensione per le donne tenendo conto di una carriera contributiva che non può essere parificata a quella degli uomini». A inizio marzo sempre la ministra aveva dichiarato che «il ministero ha fatto più proiezioni, le ha già mandate anche al Mef in modo che sia possibile determinare i costi delle eventuali modifiche. Sono in attesa, spero di avere risposte a breve, per fare in modo che alcune parti della norma inserita in manovra possano essere risistemate». L’interlocuzione sarà certamente in corso, ma a oggi non sono stati prodotti risultati.

Reddito di cittadinanza stravolto: cosa ne penserà la Chiesa?

Ma torniamo ancora alla riforma del Reddito di cittadinanza. Come tutte le bozze, anche l’ultima sulla misura bandiera del Movimento 5 stelle è un documento aperto, ancora in lavorazione. Il nuovo Rdc, che al momento si chiamerebbe Garanzia inclusione lavoro (Gil), con l’appendice Pal per gli occupabili, potrebbe cambiare ancora. Diciamo che al momento siamo al secondo tempo e un terzo già si intravede, meno gioviale di quello al termine delle partite di rugby. Dalle parti di via Veneto qualcuno infatti si chiede quale sarà la reazione della Chiesa alla nuova bozza.

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Papa Francesco. (Getty Images)

La Caritas puntava a una misura strutturale per i poveri

Nelle scorse settimane la Caritas, contraria all’abolizione dello strumento, ha avanzato una proposta di riforma del Rdc. Anche la Caritas punta a sdoppiare lo strumento. Il Reddito di protezione (Rep) destinata alle famiglie in povertà; l’Assegno sociale per il lavoro (Al) per le persone in difficoltà economica senza lavoro da un determinato periodo di tempo – quindi gli “occupabili” secondo criteri oggettivi e non per situazione familiare – che siano prive di sostegni pubblici per la disoccupazione – puntando al re-inserimento lavorativo. Questa seconda ipotesi coinciderebbe, in parte, alla Pal sul tavolo del governo. Con una differenza sostanziale: mentre la Pal durerebbe – in base alla bozza – solo fino a dicembre 2023, l’Al sarebbe una misura strutturale, di durata di 12 o 18 mesi, rinnovabili, anche se non immediatamente.

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Alfredo Mantovano (Getty Images).

Pressione del governo: emendamenti per sopprimere subito tutto il sussidio

Nel governo, come noto, ci sono varie orecchie sensibili a quanto si dice Oltretevere (main sponsor il sottosegretario Alfredo Mantovano). Che peso avrà nel dibattito l’opinione della Chiesa, dietro la quale è pronta a farsi scudo la ministra Calderone? Si vedrà. Anche perché dall’altra parte non mancano forze opposte. Gli irriducibili dello stop al Reddito sul fronte governo vorrebbero evitare anche di introdurre la Pal e starebbero già iniziando un’opera di convincimento, facendo sapere informalmente ai parlamentari che emendamenti per la soppressione della Prestazione di accompagnamento al lavoro inserita nel decreto allo studio sarebbero ben visti. E un alleato in tal senso potrebbe essere il Mef. La mancata introduzione della misura, seppur temporanea, porterebbe a ulteriori risparmi di spesa. Insomma, si diceva, quanto potrà durare una ministra – senza partiti alle spalle e che non vive di politica ma un lavoro ce l’ha – a cui il proprio governo dice sempre no? Vediamo come andrà il terzo tempo sulla riforma del Reddito di cittadinanza.

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