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La Corte dei Conti contro il ministero della Cultura per il personale Ales al Vittoriano e a Palazzo Venezia

La società in house del ministero della Cultura ha sostituito il personale ministeriale per garantire i servizi al Vittoriano e a Palazzo Venezia. Con una spesa di oltre 1 milione di euro. Ma la Corte dei Conti contesta la procedura.

15 Marzo 2022 16:17 Stefano Iannaccone
La Corte dei Conti del Lazio contro il ministero della Cultura per il personale Ales al Vittoriano e a Palazzo Venezia

Una società in house del ministero della Cultura, la Ales, che sostituisce il personale ministeriale, nel nome delle esternalizzazioni per garantire i servizi al Vittoriano e a Palazzo Venezia, due gioielli del patrimonio culturale italiano. Con una spesa di oltre 1 milione di euro, maggiore rispetto all’assunzione ordinaria di dipendenti. Generando, come sostiene la Corte dei Conti regionale del Lazio, «un regime irragionevole di favore», arrivando al punto di denunciare possibili violazioni costituzionali. Il motivo? «Lo stabile coinvolgimento di società in house in attività ordinarie e per esigenze contingenti mina il rispetto sostanziale dell’art. 97, comma 4 della Costituzione».

In assenza di personale, si fa ricorso alle esternalizzazioni

Un cortocircuito giustificato, come al solito, con l’emergenza e quindi con la necessità di garantire la regolare attività, in questo caso del Vittoriano e di Palazzo Venezia. L’andazzo è quello noto: non c’è personale e si fa ricorso alle esternalizzazioni. Certo, la legge consente questo percorso, indicando precise limitazioni, come la verifica di profili simili all’interno dell’amministrazione. Solo che, in un contesto di carenza di organico, è una chimera. Così dopo l’interpello, svolto in maniera formale, il Mic di Dario Franceschini si è rivolto ad Ales. Senza ulteriori procedure, come la ricerca di personale presso altre amministrazioni dello Stato. Le competenze richieste non attenevano in maniera specifica al patrimonio culturale, bensì all’amministrazione.

La Corte dei Conti del Lazio contro il ministero della Cultura per il personale Ales al Vittoriano e a Palazzo Venezia
L’Altare della Patria a Roma (Getty Images).

Se la pratica emergenziale diventa routine bypassando i concorsi

La conseguenza è chiara: la pratica emergenziale diventa routine, bypassando i concorsi, che nel frattempo vanno avanti a passo di tartaruga. Uno di questi, per dire, ha iniziato l’iter nel 2019. Una pandemia fa. E ancora non si vede la luce. In questo contesto è avvenuta l’assunzione di 16 figure «servizi di supporto finalizzati alla realizzazione di un progetto per il rafforzamento della capacità amministrativa e gestionale del Vittoriano e di Palazzo Venezia». La procedura, però, è andata incontro alla severa strigliata da parte della Corte dei Conti laziale che ha innescato la presentazione di un’interrogazione al Senato, firmata da Margherita Corrado, ex 5 Stelle ora nel Gruppo Misto. Nella delibera della Corte sono stati usati toni duri sul meccanismo prescelto. «Appare del tutto evidente che il reiterato ricorso ai servizi resi dal personale impiegato da Ales, nel contesto di grave carenza di profili professionali amministrativi e contabili dell’Istituto, tende a rendere sempre più sottile il già labile confine tra i servizi di ‘supporto’ e lo svolgimento dell’ordinaria attività amministrativa», mette nero su bianco la magistratura contabile in uno dei passaggi più significativi della relazione. E c’è così lo svuotamento della Pubblica amministrazione: «Il procrastinarsi della situazione finisce con l’indebolire e depauperare ulteriormente la capacità amministrativa delle amministrazioni, senza intervenire strutturalmente, nel quadro dei principi costituzionali, sui sistemi di individuazione dei fabbisogni, pianificazione ed espletamento delle procedure di reclutamento, formazione/aggiornamento professionale e sviluppo delle carriere nel pubblico impiego», insiste la Corte dei Conti. Senza tacere del «rischio di discontinuità e dispersione delle conoscenze acquisite, oltre a non rispondere in modo stabile ai fabbisogni professionali del soggetto pubblico».

La spesa complessiva della convenzione Mic-Ales ammonta a più di 66 mila euro a persona

E non solo. C’è anche una questione di costi da considerare. La spesa complessiva della convenzione Mic-Ales ammonta, in media, a 66.325 euro per persona. Moltiplicando per 16 profili necessari al Vittoriano e a Palazzo Venezia, si finisce a oltre 1 milione di euro. Una cifra «ben superiore, secondo la comune esperienza, a quelli annuali di profili ministeriali di area II e III (quello previsti in via ordinaria nel ruolo, ndr)», si legge nella delibera. Sono tutti questi motivi che hanno spinto la senatrice Corrado a presentare l’interrogazione a Palazzo Madama. Chiede un chiarimento al Mic «deplorando l’uso distorto delle esternalizzazioni». Ma soprattutto, a Tag43, esplicita la propria richiesta: «Il ministro Franceschini dovrebbe rimettere il suo mandato, perché è responsabile dell’indirizzo politico», dice. «Non può cavarsela», incalza Corrado, «dicendo che lui non ne sa nulla. Spetta a lui la responsabilità politica e sono i suoi fedelissimi a portare avanti queste iniziative».

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