Niente “ministero del Fare italiano“. L’emendamento presentato da Alleanza Verdi Sinistra (AVS) per modificare il nome del dicastero del Made in Italy guidato da Adolfo Urso è stato respinto in commissione. E non si tratta di uno scherzo. Le opposizioni, infatti, avevano deciso qualche giorno fa di dare battaglia al governo Meloni proprio sul nome dei nuovi ministeri, quando si dice le priorità.
Le opposizioni alla guerra dei nomi
Provocazioni, certo. Come quella di Riccardo Magi di +Europa che ha chiesto di trasformare il ministero del Mare in ministero per i Salvataggi in mare. Come ha scritto Repubblica, l’ex Mise, invece, era stato preso di mira da più fronti. Non solo da AVS che, con i deputati Zaratti ed Evi, aveva proposto la traduzione letterale, quella bocciata oggi (che tra l’altro strizzava involontariamente l’occhio a una certa “retorica del fare” condivisa dal centrodestra e dal renzismo). Ma anche dai dem Bonafè, Cuperlo, Mauri, Provenzano e Schlein che avevano optato per il ministero delle Imprese e dei Prodotti nazionali. Sempre Magi, ironizzando sul sovranismo meloniano, aveva rilanciato il ministero dei Prodotti autoctoni. Dal Pd era arrivata anche la proposta – sottolineamolo: provocatoria – di ribattezzare quello di Salvini, ministero delle Infrastrutture e della Libertà di movimento. E il ministero del Lavoro? Molto meglio ministero dei Lavoratori, delle Politiche sociali e dell’Equità sociale.
Elisabetta Piccolotti contro la dicitura Merito
E non è finita. Elisabetta Piccolotti, deputata di Sinistra Italiana e moglie di Nicola Fratoianni – proprio mentre esplodeva l’affaire Soumahoro – si era poi lanciata in una crociata per cancellare “Merito” dalla denominazione del ministero dell’Istruzione. Al suo posto meglio ‘inclusione’.
Quale "merito"? Abbiamo presentato un emendamento per cambiare la denominazione in "Ministero dell'Istruzione pubblica e dell'inclusione".
Perché parlano di merito e poi fanno politiche in cui si dà di più a chi è stato più fortunato. Una retorica sbagliata e una presa in giro.
— ElisabettaPiccolotti (@BettaPiccolotti) November 24, 2022
E dire che Piccolotti in campagna elettorale era finita nel tritacarne mediatico, ironia della sorte, proprio con l’accusa di essere stata candidata non tanto per merito ma solo in quanto moglie del segretario. Accuse che Piccolotti, coordinatrice della segreteria nazionale dei rosso verdi, ad agosto aveva rispedito al mittente. «Ringrazio le centinaia di persone che mi hanno espresso solidarietà, ricordando i miei 24 anni di impegno e passione politica, tutti fuori dal Parlamento e a prescindere dal mio matrimonio con Fratoianni», aveva postato sui social. Attaccando il sistema di potere italiano «maschilista e sessista, fondato sulla demolizione del valore e della storia delle donne e sulla loro riduzione ad orpello degli uomini».