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C’è un telegram per Draghi

I no vax condividono l’indirizzo di casa del premier sull’app: «Ogni sera alle 21 sotto il suo appartamento», hanno scritto gli organizzatori del gruppo, dove sono stati attaccati anche altri politici e infettivologi.

12 Dicembre 2021 17:1012 Dicembre 2021 20:03 Redazione

Gli organizzatori del gruppo no vax “Basta Dittatura-Proteste” hanno pubblicato su Telegram alcuni dati sensibili di Mario Draghi, tra i quali l’indirizzo di casa del presidente del Consiglio. «Ogni sera alle 21 sotto il suo appartamento. Vediamoci lì», questo il senso del messaggio condiviso sulla piattaforma. Lo riporta l’Agi, informata da fonti del gruppo stesso. All’interno della chat circolano immagini del capo del governo rappresentato con i baffetti alla Hitler, chiaro riferimento alla “dittatura sanitaria” che, secondo gli irriducibilmente contrari al vaccino, sarebbe in corso in Italia.

Minacce no vax, nel mirino non solo Draghi

All’interno della stessa chat di Telegram sono stati presi di mira anche altri politici, come il governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e il loro omologo del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. Ma anche diversi medici, tra cui Massimo Galli, direttore della Clinica di malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, e il collega Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova.

Minacce no vax a Draghi, da novembre potenziata la vigilanza 

Per quanto riguarda Draghi, non è certo la prima volta che il presidente del Consiglio riceve minacce da attivisti contrari all’obbligo del green pass e dai no vax, su gruppi Facebook e chat di Telegram. Esattamente un mese fa, a causa del clima sempre più pesante (per quanto in ambito virtuale) era stata potenziata la vigilanza a Palazzo Chigi e anche la presenza delle forze dell’ordine nei pressi dell’abitazione privata del premier: nella chat “Basta Dittatura” stava girando un appello per protestare attorno alla sede del Governo e, soprattutto, sotto casa di Draghi. Nella chat, in cui i no vax riversavano l’odio verso le più alte cariche istituzionali, erano però frequenti anche riferimenti espliciti a “impiccagioni”, “fucilazioni” e “gambizzazioni”. La polizia aveva effettuato 17 perquisizioni (in 16 diverse città), ipotizzando per le persone oggetto del provvedimento i reati di istigazione a delinquere con l’aggravante del ricorso a strumenti telematici e istigazione a disobbedire le leggi.

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