Una gentile concessione ai colossi del tabacco, e 7 milioni e 200 mila euro scaricati sulle casse pubbliche. E un’iniziativa che include il lancio sul mercato di un nuovo prodotto: le nicotine pouches, le bustine di nicotina che fino a oggi in Italia non c’erano. Bisogna procedere con ordine per capire. In una sorta di matrioska legislativa, e con un gioco di specchi di tentate coperture economiche, lo Stato italiano metterà a disposizione le risorse necessarie a coprire l’ammanco del gettito fiscale legato alla proroga degli sgravi per alcuni tipi di sigarette elettroniche. Oltre 7 milioni, appunto. E, con la motivazione di coprire le “spese”, introduce un nuovo prodotto che a sua volta beneficerà delle accise più basse. «Con la scusa di cercare coperture sono state inserite le nicotine pouches», sintetizzano a Tag43. E soprattutto, prevedendo la novità con un atto di legge, deve essere per forza autorizzata dall’Agenzia delle Dogane, senza alcuna altra valutazione.
La sorpresa nel Milleproroghe è un assist alle multinazionali del tabacco
All’interno del decreto Milleproroghe, in commissione Bilancio, è spuntato così un intero articolo di legge, composto addirittura da 16 commi, che ridisegna la filiera del tabacco. Una mossa vista con grande favore dalle multinazionali. A firmare la proposta sono stati i deputati Massimo Bitonci della Lega e Umberto Buratti del Partito democratico. Un’azione bipartisan, dunque, che ha trovato un ampio via libera, incluso il Movimento 5 stelle. Salvo eccezioni come Raffaele Trano della componente Alternativa, che ha denunciato «il momento di caos in cui è stato votato quell’emendamento». Nel testo viene specificato che l’accisa per «i prodotti succedanei dei prodotti da fumo» viene prorogata al «20 e al 15 per cento dall’1 gennaio al 31 marzo 2022» e poi addirittura abbassata «al 15 e al 10 per cento dall’1 aprile al 31 dicembre 2022». In sostanza dal primo aprile la tassazione delle sigarette elettroniche torna al 10 per cento, come nel 2021, neutralizzando gli aumenti previsti al 15 per cento. Fin qui tutto normale, perché il riferimento è alle sigarette elettroniche, quelle usate per “svapare”. Dopo, però, c’è stata la mossa che introduce la novità: vengono autorizzate e tassate le nicotine pouches.

Secondo le riviste di settore Bat starebbe per avviare la produzione a Trieste
Ma cosa sono le bustine di nicotina? Si tratta di un prodotto nuovo, pressoché sconosciuto in Italia. Un piccolo sacchetto che si inserisce tra il labbro superiore e la gengiva. Così la sostanza viene rilasciata in maniera diversa nell’organismo senza alcuna combustione. Le nicotine pouches sono diffuse in alcuni Paesi, soprattutto nel Nord Europa dove sono nate le prime aziende produttrici. Ma si stanno particolarmente sviluppando in tutto l’Occidente inclusi gli Stati Uniti. Le multinazionali, dalla British American Tobacco (Bat) alla Philip Morris, hanno fiutato l’opportunità e si stanno lanciando a capofitto per coprire questa fetta di mercato. Tanto che, a quanto si apprende dalle pubblicazioni di settore, la Bat starebbe pensando di avviare la produzione nello stabilimento di Trieste su cui sono stati previsti già investimenti. «Sembra che questo emendamento, inserito all’ultimo, favorisca proprio la British American Tobacco. Vorremmo avere dei chiarimenti sull’intervento della Ragioneria dello Stato», ha detto, intervenendo alla Camera, Andrea Colletti, anche lui deputato di Alternativa.
Un emendamento bipartisan che ha incassato anche il supporto del M5s
Così, anche in Italia stanno per fare il loro esordio questi succedanei delle sigarette, sia tradizionali che elettroniche. Per carità una scelta anche legittima, ma sorprende come sia maturata: con un colpo di mano. A sollevare la questione alla Camera, durante l’intervento in Aula di questa mattina, è stato proprio Trano: «Oggi è possibile che queste norme-riforma entrino con emendamenti notturni, per essere invisibili agli occhi dell’opinione pubblica e con il supporto di partiti com il Movimento 5 stelle, che un tempo denunciava queste norme su cui oggi nemmeno si astiene», dice a Tag43. «Le lobby del tabacco», aggiunge Trano, «sono molto forti. E tranne noi di Alternativa, nessuno ne parla». Nel corso del pomeriggio, però, anche Forza Italia ha fatto sentire la propria voce contraria, spiegando di non aver votato l’emendamento. «È impensabile inviare un emendamento così complesso, che regolamenta di fatto un intero settore, poco prima di metterlo in votazione e senza discuterne in maggioranza», ha affermato Raffaele Nevi, deputato di Fi. «Un atto proposto», ha aggiunto, «che trascura completamente la filiera del tabacco, che invece necessita, come chiediamo da tempo, di essere attenzionata in modo diverso anche per ciò che attiene le misure fiscali che devono essere revisionate». Ma resta agli atti una norma che cambia la geografia del tabacco italiana. Con un gradita concessione ai big del mercato.