Per chi ha un’età compresa tra i 30 e i 60 anni risulta complesso capire le mode dei giovani. Eppure loro: Generazione X, Millennial e Generazione Z combattono, ogni giorno e specie sui social, una vera e propria guerra sulle tendenze del momento. Vestiti e accessori che, abbandonata ogni frivolezza, si trasformano in manifesto.
Critiche social ai più grandi
Bambini e ragazzi d’età compresa tra i 9 e i 24 anni non risparmiano critiche allo stile dei trentenni e dei quarantenni, definendolo mainstream e poco personale. È il caso di TikToker come Julia Elle, Amelie Coleman e Miss Lady Gleep che, nei loro video ironici, hanno fatto a pezzi skinny jeans e ciuffo, ritenuti inguardabili e passati. Un attacco che ha fatto riflettere i Millennial su quanto il loro ascendente non conti ormai più di tanto. «Lo stile è uno dei pochi strumenti che ci permette di notare in maniera distinta il passaggio di testimone da una scuola di trendsetter a un’altra», ha spiegato alla BBC Jason Dorsey, ricercatore del Center for Generational Kinetics. «È il filo rosso che ci aiuta a capire dove finisce una generazione e dove inizia quella successiva».
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La rivalità innescata dalla moda, comunque, non è una creatura dei social. Simili conflitti sono sempre esistiti. Soprattutto quando si parla delle nuove generazioni, che nel cambio di look hanno trovato lo strumento perfetto per dare forma a punti di vista, spesso non condivisi dagli adulti.
Dagli abiti vittoriani alle felpe oversize
Ed è così che si passa dagli abiti vittoriani ai look sbarazzini che impazzano negli Anni ’20, dalla femminilità scultorea sdoganata da Dior con il New Look negli Anni ’40 alla silhouette più asciutta e urbana del decennio successivo. E ancora, la rivoluzione della minigonna, l’ hippy e il punk del 1970, la scoperta dei colori fluo e del mullet negli anni Ottanta. Per chiudere con l’invasione del grunge, delle giacche a stampa militare, delle felpe oversize e degli anfibi. «Penso sia organico e, direi, salutare assistere a una cambio netto tra fasce d’età diverse in fatto di moda», ha aggiunto Jason Dorsey. «Aiuta a rinnovare i tempi, a costruire identità diametralmente opposte che, però, possono imparare a coesistere pacificamente, arricchendosi tra loro».
Tendenze circolari
La faida tra uno stile e l’altro, dunque, appare più una conseguenza organica dell’evoluzione della moda che un segno di incomunicabilità tra età diverse. Nel caso della Generazione Z, poi, la consapevolezza di avere un gusto differente non dipende solo dalla scelta dei pezzi, quanto dal valore etico che si attribuisce a ognuno di loro. I ragazzi non vogliono conformarsi ai diktat del fashion system, vogliono modellarli a misura dei loro ideali. Reinterpretano, magari, una giacca o un vestito anche sulla scorta dell’ispirazione dei genitori o dei fratelli. Quella stessa ispirazione che, qualche mese prima, avevano liquidato come inopportuna e fuori tempo. In fondo è stato sempre così. Tutto ritorna, soprattutto le tendenze.