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Come si è evoluto negli anni lo stereotipo comico sui milanesi

Dal neorealismo alle commedie Anni 80 dei fratelli Vanzina, passando per il Ranzani di Cantù, Carcarlo Pravettoni e il cùmenda fatto da Enrico Bertolino, fino al Milanese imbruttito Lanzoni e l’influencer fannullone Gramuglia. Ma il principe dei caratteristi resta Guido Nicheli. Storia della comicità su Milano.

2 Gennaio 2023 09:01 Andrea Frateff-Gianni
Chi sono i milanesi e come si evoluto il loro stereotipo

Si è molto discusso sullo speciale Una notte a Milano di Alberto Angela trasmesso su RaiUno e definito sulle pagine del Corriere della Sera da Aldo Grasso «un piccolo kolossal, una lussuosa guida turistica per suggerire luoghi realmente comuni, per regalarci itinerari metropolitani suggeriti da toponimi famosi». Lavoro che a molti, per grazia ed efficacia, ha ricordato lo sguardo sul capoluogo meneghino restituito da Alberto Savinio in Ascolto il tuo cuore, città, impareggiabile volume edito da Adelphi, vera e propria flânerie, che è insieme una conversazione e una prolungata passeggiata nel pieghe di una «città tutta pietra in apparenza e dura».

Torna Alberto Angela con "Stanotte a Milano", un viaggio nella storia, nell'arte e nella bellezza della città con testimonial d'eccezione. In onda su Rai 1, in prima serata, il giorno di Natale. pic.twitter.com/RAKDBhzT7y

— Tg3 (@Tg3web) December 20, 2022

Milano tra strade arcobaleno, spritz di felicità e boschi verticali

Altrettanto interessante ritratto di Milano da poco arrivato in libreria è, per chi fosse interessato, quello realizzato dai tipi di Iperborea che hanno dedicato alla città lombarda l’ultimo numero di The Passenger, che contiene inchieste, reportage letterari e saggi narrativi, scritti da una serie di giornalisti, scrittori e intellettuali. Qui Milano viene descritta tra strade arcobaleno, spritz di felicità e boschi verticali, come la nuova capitale del desiderio, popolata da stilisti e imprenditori, cuochi e infuencer, pubblicitari e designer. Ma alla fine chi sono i milanesi? E soprattutto, che fine ha fatto e come si è evoluto negli anni lo stereotipo del milanese, dal neorealismo alle commedie Anni 80 dei fratelli Vanzina arrivando fino al palcoscenico social di oggi?

Da Walter Chiari e la signorina snob ai personaggi social di oggi

Chi pensava di aver visto tutte le varianti possibili di queste maschere si deve ricredere, perché da Walter Chiari e dalla signorina snob, interpretata da Franca Valeri, in poi, sul grande e piccolo schermo si sono avvicendati personaggi straordinari e indimenticabili come per esempio il Marco Ranzani di Cantù, inventato dal disc-jockey Albertino, o come il Carcarlo Pravettoni portato a Mai dire Gol da Paolo Hendel, oppure come il milanese cùmenda fatto da Enrico Bertolino, arrivando fino al successo straordinario di Germano Lanzoni, attore per il Milanese Imbruttito, seguitissima pagina Facebook, o all’odierno personaggio inventato dall’influencer Frank Gramuglia che, spopolando sui social, soprattutto Instagram e TokTok, ha ribaltato completamente il cliché del milanese produttivo, basando tutta la sua comicità sul lassismo più assoluto, interpretando il tipico dipendente frustrato, una sorta di  anti-eroe disilluso e amareggiato, che si sente immobile quando tutti gli altri sembrano muoversi sui binari giusti della vita.

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Il principe dei caratteristi milanesi: Guido Nicheli detto il Dogui

Indispensabile però per capire a fondo i prodromi della comicità milanese è leggere il libro del giornalista e scrittore milanese Sandro Patè intitolato See you later, dedicato al principe dei caratteristi milanesi, Guido Nicheli, appena riaggiornato in una nuova edizione che uscirà a gennaio per Sagoma. Ma chi era Guido Nicheli? A descriverlo bastavano le parole dello scrittore Andrea G. Pinketts: «Lo incontravo in un locale di Milano ed era un personaggio da film. Identico. È come se in un bar del Texas un cliente vedesse arrivare al proprio tavolo John Wayne armato di pistola!». Perché il Dogui, come semplicemente lo chiamavano tutti, è stato per una generazione di comici milanesi un autentico mito.

Viaggio in una mappa nostalgica della città

Il libro di Patè, come scrive nella prefazione il critico cinematografico e Rettore dello Iulm di Milano, Gianni Canova, «non è né un saggio critico né una biografia in senso stretto. È piuttosto un ritratto realizzato con il metodo Kane, quello realizzato da Orson Wells per evocare la figura del magnate protagonista di Quarto Potere», ovverosia sentire e raccogliere testimonianze di chi lo aveva conosciuto, confrontando aneddoti e punti di vista. Al suo interno troveremo i ricordi, tra gli altri, di Jerry Calà, di Massimo Boldi, di Enrico e Carlo Vanzina, di Mauro Di Francesco, di Enrico Beruschi, che trasformeranno questo viaggio in una mappa nostalgica della città che ci catapulterà nella Milano del Bar Basso e del Number One, del Santa Tecla e del Nebbia Club, del Derby, ma anche delle osterie, dei cabaret e dei pianobar. La Milano di Teo Teocoli e di Diego Abatantuono, di Cochi e Renato. Una Milano non lontana, in fondo, da quella di Enzo Jannacci o dai sopracitati lavori di Alberto Angela e della guida The Passenger. 

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