Stop a Milano alla registrazione all’anagrafe dei figli di coppie omogenitoriali. Dal 13 marzo 2023 il Comune del capoluogo lombardo, su ordine del prefetto Renato Saccone, non potrà accettare la registrazione. Il sindaco Beppe Sala è sul piede di guerra.
Milano, stop alla registrazione dei figli di coppie omogenitoriali
La comunicazione, tramite circolare della Prefettura, è arrivata al sindaco di Milano nella giornata di lunedì 13 marzo. La lettera con cui il prefetto Renato Saccone ha avvertito Palazzo Marino, indica che se il primo cittadino continuerà con questa pratica sarà la Procura stessa ad intervenire per annullare le registrazioni all’anagrafe dei figli di coppie omogenitoriali.
Lo stop riguarda i nuovi documenti di nascita. Beppe Sala aveva deciso, nel luglio 2022, di iniziare con le registrazioni dopo che parlamento e governo non avevano fatto nulla per sopperire al vuoto di legge sulle famiglie gay e lesbiche nonostante le ripetute sollecitazioni della Corte costituzionale.

Già negli anni scorsi l’amministrazione milanese era intervenuta sul tema, per poi rallentare a causa di sentenze contrarie risolvibili soltanto con l’intervento di una legge, che però non è mai arrivata.
Il nuovo stop imposto dal prefetto di Milano (arrivato su impulso del Ministro dell’Interno) recepisce la sentenza n. 38162 della Corte di Cassazione a Sezioni Unite del dicembre 2022. Con la sentenza, i giudici avevano stabilito che i bimbi nati all’estero con la maternità surrogata dovessero essere riconosciuti in Italia come figli di entrambi i genitori con l’adozione in casi particolari, che richiede l’approvazione di un giudice, e non con la trascrizione diretta all’anagrafe.
La circolare della Prefettura inoltre, sollecita a interrompere i riconoscimenti dei figli di due madri nati in Italia e si riserva di dare indicazioni su quelli nati all’estero sempre da due donne.

Le proteste del sindaco Beppe Sala
Come da prevedere, questo risvolto della vicenda non è piaciuto al sindaco Beppe Sala che, incontrando le famiglie omogenitoriali e spiegando le difficoltà emerse, ha fatto sapere che questa diventerà una sua battaglia politica con il governo.
«Questo a mio parere è un passo indietro evidente dal punto di vista politico e sociale, e mi metto nei panni di quei genitori che a Milano pensavano di poter contare su questa possibilità. La registrazione – ha commentato nel suo podcast Buongiorno Milano – non dipende solo dalla volontà politica, è un atto che ha a che fare, logicamente, con l’apparato amministrativo del Comune e io, vista anche la presa di posizione della Procura, non posso esporre un funzionario comunale a rischi personali di natura giudiziaria».
«Dovrebbe essere il legislatore – ha aggiunto il primo cittadino – a consentire con legge come avviene in altri Paesi anche europei, ad esempio in Spagna e Danimarca, la registrazione del figlio di coppia dello stesso sesso a prescindere dal più oneroso e a oggi davvero travagliato procedimento dell’adozione in casi particolari».