Una storia triste quella di Issaka Coulibaly, il ragazzo di 27 anni senza fissa dimora che è morto per il freddo a Milano. Una di quelle notizie che gettano nello sconforto per l’assurdità della circostanza. Il giovane era il portiere della St. Ambroeus FC, la squadra di calcio di seconda categoria composta da rifugiati politici e migranti. Proprio dal post pubblicato nella pagina Facebook della società sportiva si riesce a scrivere la storia della vittima.

Portiere della squadra dei rifugiati di Milano morto di freddo
Issaka è stato trovato morto in un edificio abbandonato di via Corelli, il 25 novembre scorso, in uno stabile che si è trasformato in un dormitorio per i senza tetto. Addosso non aveva nulla, è stato ritrovato solo un documento nella tasca dei pantaloni che ha reso possibile identificarlo. Il 27enne era nato in Togo e, come tanti ragazzi, era fuggito dalla sua terra in cerca di un futuro migliore che sperava di trovare proprio a Milano.
Da tempo non aveva un lavoro, non aveva una casa e neppure un letto dove riposarsi. Amava giocare a calcio e, proprio in un campetto in via Corelli, giocava come portiere nel St. Ambroeus, la prima società sportiva in Italia ad iscrivere al campionato Figc una squadra composta da rifugiati e richiedenti asilo.

Il comunicato della squadra
A distanza di due mesi dai fatti, la stessa società sportiva ha raccontato la storia di Issaka sui propri canali social. «Si parla di morte naturale a causa del freddo. Ci sono morti per cui si può solo provare enorme dispiacere, ci sono morti invece per cui non si può che provare molta rabbia. Morire di gelo in una città come Milano non può essere classificato semplicemente come morte naturale: se a Issaka fosse stato concesso di vivere regolarmente con dei documenti molto probabilmente non staremmo scrivendo questo post e lui, con una vita regolare, magari starebbe pensando a come rincominciare il campionato dopo la pausa invernale».
E ancora: «Issaka è morto di clandestinità, perché quando non ti viene concesso di avere dei documenti sei costretto a vivere e a morire ai margini della società, senza un permesso di soggiorno, senza la possibilità di lavorare regolarmente, senza la possibilità di affittare una casa, guidare una macchina o accedere a quei servizi basilari che sono concessi a tutti. Eri un portiere fortissimo: ti vogliamo ricordare così, in mezzo ai pali del torneo estivo del Pini che porti la tua squadra in finale».