La Milano degli Anni 80 tra l’epopea Fiorucci e il libro di Ghittoni
Lo Studio 54, la moda, la creatività. Locali mitici come il Plastic, il Jamaica e il Vidicon. Negli Anni 80 la città fu il centro di una rivoluzione culturale irripetibile. Dall'epopea Fiorucci all'antologia curata da Ghittoni, un viaggio notturno nella New York padana.
C’è un documentario su Netflix che celebra l’epopea di Elio Fiorucci che inizia con un’intervista radiofonica all’interno della quale lo stilista racconta che nel 1983, allo Studio 54, alla festa per i 15 anni della maison venne chiamata a esibirsi Madonna: «Allora faceva la disc-jockey e ci sembrò una bella idea averla nostra ospite. Fu la prima volta che Madonna mise piede in Italia. Era geniale già allora». Il documentario si intitola Elio Fiorucci – Free Spirit ed è un frammento della sua storia, che contemporaneamente è la storia di una rivoluzione culturale che negli Anni 80 è partita da Milano e ha investito successivamente New York, Londra e Tokyo.
MILANO OFF 1980-198X, la rivoluzione creativa
Esattamente in questo contesto si inserisce il volume (appena uscito nelle librerie) MILANO OFF 1980-198X, racconto perfetto di una città fatta di luoghi e persone per lo più invisibili, ma fondamentali per la crescita culturale. Un formidabile ritratto del capoluogo lombardo, attraverso le voci dei protagonisti dell’epoca, edito da Milieu e curato dal dj, produttore musicale e agitatore culturale Stefano Ghittoni. «Nel 1980 ho 19 anni, Milano vive la crisi del movimento studentesco e operaio da una parte e le prime pulsioni punk e new wave dall’altra. Questo mix effervescente dà vita a una situazione creativa molto forte che penetra nel tessuto della città con dinamiche nuove e per certi versi rivoluzionarie. I tempi stanno cambiando», scrive Ghittoni in apertura, prima di prenderci per mano e condurci in un viaggio psichedelico nel ventre di una stagione che per la città è stata sicuramente unica e probabilmente irripetibile.

Un percorso notturno quasi onirico che si snoda in luoghi mitici: dal Plastic al Vidicon
«Milano all’epoca era il luogo dove succedevano le cose, dove incontravi le persone prima solo immaginate: Andy Warhol, Keith Haring, Prince, Madonna e Grace Jones, seduti di fianco al giovane fotografo punk e al ragazzetto che qualche anno dopo sarebbe diventato un famoso stilista o magari uno scrittore», scrive Alessandro Bertante nella prefazione dell’antologia. E leggendo le testimonianze degli attori scelti da Ghittoni per raccontare quegli anni pare effettivamente che fosse davvero così. Ivan Cattaneo, Raffaella Riva, Giacomo Spazio, Nicola Guiducci, Paolo Rumi, Marina Spada sono solo alcune delle voci di questo racconto corale, accompagnato da una serie di foto fantastiche in bianco e nero che somigliano a quelle delle vecchie fanzine.

Un lavoro che traccia un percorso notturno, a tratti onirico, di una Milano che sembra un luna park. Si girovaga in luoghi mitici come il Plastic, «che era a Milano ma poteva benissimo essere a New York», come il Bar Jamaica, «luogo ibrido perché attraeva parecchie persone, le più diverse e le più improbabili», come la vecchia fiera di Senigallia di via Calatafimi, «dove andavi a comperare bici rubate o sperando, invocando la sorte, di recuperare la tua» o come il Vidicon o il Viridis, luoghi alternativi a metà tra un club e un centro sociale, occupati e fuorilegge, dove nacquero il punk cittadino e la new wave. E ancora: apparenti negozi di dischi come il Tape Art, che si trasformavano in veri e propri after hour, dove si azzeravano tutte le differenze sociali, luoghi come il Vidicon, come la casa occupata in Corso Garibaldi o come studi radiofonici «dove si sperimentava davvero» come accadeva in quelli di Radio Popolare. «I racconti di Milano Off disegnano un filo di esperienze sociali, politiche, culturali, con una narrazione a ritroso che riporta alla luce comportamenti modernissimi, e ci fa vedere sotto una nuova lente, cristallizzata nei ricordi, una città insolita, diversa, come un nuovo pianeta e noi come tanti marziani».
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