Mika: «Da piccolo ho perso tre case, vivo ogni giorno come se fossi morto»

Debora Faravelli
16/09/2022

«Mio padre è stato sequestrato per sette mesi. A scuola non mi accettavano né i compagni né gli insegnanti, dicevano che ero pigro, idiota, scemo».

Mika: «Da piccolo ho perso tre case, vivo ogni giorno come se fossi morto»

Reduce da un tour mondiale che l’ha portato ad esibirsi in Canada, Stati Uniti e diversi paesi europei, Mika sta attualmente preparando due album, uno in Francia, l’altro in Inghilterra. Ad un anno dalla morte della madre, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera ripercorrendo la sua infanzia e i momenti che hanno caratterizzato la loro vita familiare.

Mika (Getty Images)

Mika: «A scuola non venivo accettato»

Nato a Beirut da madre libanese e padre americano, e fuggito dal Libano a causa della guerra civile, ha raccontato che del conflitto che lo ha costretto a lasciare la sua terra ha pochi ricordi. All’epoca aveva due anni, ma nella sua mentre è rimasto impresso il momento in cui «torniamo da una cena e troviamo il muro della stanza delle mie sorelle buttato giù da una bomba, con la stanza si apriva sul vuoto». Una situazione che ha costretto lui e i familiari a trasferirsi a Parigi e a «ricreare il Libano in Francia», fino a quando suo padre, consulente finanziario, non è stato sequestrato.

Un rapimento durato sette mesi e avvenuto durante la Guerra del Golfo, durante il quale «la casa si riempiva di donne per pregare». Una volta giunta la liberazione, ha spiegato, «mio padre è tornato magrissimo, con la barba lunga e taciturno, e per noi figli è stato come trovarsi davanti ad uno sconosciuto». Da allora, lui e i suoi fratelli non sono stati più in grado di chiamarlo papà. Al suo ritorno è seguita la perdita del lavoro e della casa e tutta la famiglia ha dovuto trasferirsi a Londra. «Viviamo per due anni in un Bed & Breakfast, sette persone in due stanze. Io andavo a scuola coi vestiti disegnati da me e cuciti da mamma. Non vengo accettato né dai compagni né dagli insegnanti».

«Abbiamo perso tre case»

In particolare, ha citato una professoressa che sceglieva tra gli studenti le vittime su cui comporre poesie cattive da far recitare alla classe intera e su di lui scriveva «pigro, idiota, scemo, inconsapevole e stravagante». Tempo qualche mese, dopo essersi chiuso in se stesso e aver smesso di comunicare, è stato cacciato da scuola. Ed è lì che sua madre, invece che iscriverlo ad un altro istituto, ha deciso che avrebbe dedicato i pomeriggi allo studio della musica con un’insegnante russa.

Mika (Getty Images)

Il tutto mentre la vita continuava nella sua precarietà: «Abbiamo perso la casa tre volte nonostante fossimo sul punto di perderla sempre, vivevamo con la minaccia costante sulla testa. Noi figli eravamo istruiti su cosa dire a chi bussava alla porta per riscuotere i debiti».

La morte della madre

L’intervista si è quindi spostata sulla morte della madre, causata da un tumore al cervello, e sull’importanza che la sua figura ha avuto nella vita del cantante. Una donna che ha fatto tanti sacrifici e  «ha venduto tutti i suoi gioielli per noi», e che quando se n’è andata ha costretto il cantante a reinventarsi la sua vita. «Ora non vivo ogni giorno come se fosse l’ultimo, ma vivo ogni giorno come se fossi morto. Visto da quella prospettiva è tutto meraviglia», ha concluso.