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Good Morning, Afghanistan

Muto soccorso

La Polonia espelle chiunque varchi la frontiera illegalmente. Dodici Stati dell’Ue hanno chiesto a Bruxelles finanziamenti per chiudere i confini. La Turchia, nel frattempo, ha detto che non accoglierà più i profughi afghani. Così l’Occidente volta le spalle ai migranti.

17 Ottobre 2021 16:2617 Ottobre 2021 16:29 Nicolò Delvecchio
polonia ue e turchia: l'odissea dei migranti

La Polonia espellerà automaticamente qualsiasi migrante giunto illegalmente sul suo suolo. Dodici Paesi europei chiedono all’Unione europea di finanziare recinzioni, muri e barriere per proteggere i confini. La Turchia ha già annunciato che smetterà di accogliere i profughi afghani. Nei mesi in cui i talebani sono tornati al potere, e in cui centinaia di migliaia di persone sono fuggite dal proprio Paese, l’Occidente ha deciso di girarsi dall’altra parte. E non solo nei confronti di chi viene dall’Afghanistan (a fine agosto l’Unhcr ha stimato che nel 2021 più di mezzo milione di afghani avevano lasciato la propria casa). Ma anche di chi, come avviene ormai da anni, decide di lasciare l’Africa subsahariana per provare ad attraversare il Mediterraneo. Per loro, sembra non esserci più spazio da questa parte del mondo.

Polonia, nuova legge per espellere i migranti direttamente alla frontiera 

Come se non bastasse il durissimo scontro che da tempo vede contrapposti Polonia e Unione europea (e non a caso si parla con insistenza di Polexit), tra le tante leggi ultraconservatrici approvate a Varsavia dal partito di governo PiS – Diritto e giustizia – ce n’è una, nuova, in palese contrasto con il diritto internazionale e le norme sui diritti dei profughi. Adesso, infatti, le truppe di frontiera polacche potranno espellere immediatamente qualsiasi migrante entrato illegalmente sul suolo polacco. E non solo, perché in base a queste norme, le truppe potranno addirittura rifiutarsi di esaminare le domande di asilo di chi ha varcato i confini. Illegale, però, è farlo: i trattati delle Nazioni Unite, infatti, obbligano gli Stati a esaminare le richieste di asilo anche presentate da migranti, e a rifiutarle – nel caso – solo dopo una attenta analisi.

Filo spinato al confine tra Polonia e Bielorussia (Getty)

Negli ultimi mesi Varsavia ha deciso anche di blindare il proprio confine orientale con la Bielorussia, diventato il centro di uno scontro politico tra i due Stati in cui a farne le spese, come sempre, sono i migranti. Lukashenko, infatti, aveva “spedito” centinaia di profughi arrivati a Minsk lungo i confini con Lituania e Polonia, facendoli entrare illegalmente nell’Ue e utilizzandoli quindi come arma politica, per cercare di ammorbidire Bruxelles nelle sue sanzioni contro il Paese. La Polonia, in tutta risposta, ha barricato i confini con il filo spinato, vietando l’accesso in quelle zone alle Ong trincerandosi dietro lo stato d’emergenza. L’intenzione è di sostituire, nel breve, quel filo spinato con un muro di cemento armato.

LEGGI ANCHE: L’inferno di Calais nel rapporto di Human Rights Watch

Unione europea, 12 Stati chiedono fondi per innalzare muri ai confini

A proposito di muri: non più tardi della settimana scorsa, i ministri degli Interni di 12 Paesi europei avevano scritto una lettera alla Commissione europea, e alla presidenza di turno del Consiglio Ue, chiedendo «nuovi strumenti che permettano di evitare, piuttosto che affrontare in seguito, le gravi conseguenze di sistemi migratori e di asilo sovraccarichi». I governi di Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Slovacchia, quindi, hanno sostanzialmente chiesto a Bruxelles fondi per blindare i confini esterni dell’Unione, anche per ridurre i «fattori d’attrazione» verso l’Europa.

Manifestazioni contro le violenze sui rifugiati ad Atene, 9 ottobre 2021 (Getty)

«Gli Stati, se vogliono, possono già aumentare autonomamente le proprie protezioni e costruire muri e recinti», ha detto il ministro di Giustizia e Immigrazione svedese Morgan Johansson, criticando così la lettera. La Grecia, invece, messa sotto pressione dall’Ue per i presunti respingimenti violenti di migranti afghani diretti nel Paese, ha fatto appello alla solita «solidarietà europea» e a una «soluzione comune». Di accordi bilaterali con le nazioni di partenza hanno invece parlato Spagna e Cipro, membri insieme a Malta, Italia e Grecia del gruppo Med5. L’impressione, però, è che per evitare una nuova, pesante ondata migratoria come quella del 2015, l’Unione europea non abbia intenzione di accogliere, ma di respingere il più possibile. E questa volta potrebbe non avere nemmeno il partner degli anni passati, la Turchia.

Erdogan chiude all’arrivo di nuovi profughi dall’Afghanistan

Il 12 ottobre, nel corso della riunione straordinaria del G20 per discutere sulla situazione in Afghanistan, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha infatti lanciato un messaggio molto chiaro: «La Turchia non può permettersi un nuovo flusso di migranti dall’Afghanistan, ne sarebbero colpiti anche i Paesi europei». Il tutto, però, dopo aver detto che «la comunità internazionale non può permettersi di voltare le spalle al popolo afghano», al quale Ankara ha inviato di recente 33 tonnellate di aiuti umanitari. Erdogan, quindi, ha proposto la creazione, in seno al G20, di un gruppo di lavoro sui flussi migratori presieduto proprio dalla Turchia. «La migrazione è un problema globale», ha detto, prima di confermare la volontà di non poter più accogliere profughi nel proprio Paese. L’Occidente, e le sue porte d’accesso, sono sempre più blindate dall’esterno.

Tag:afghanistan
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