Copenaghen si conferma centro del gusto. Per il secondo anno consecutivo, la capitale della Danimarca ospita il miglior ristorante al mondo. Ai World’s 50 Best Restaurants Awards 2022 ha vinto Geranium dello chef Rasmus Kofoed, secondo lo scorso anno alle spalle di Noma. Il locale entra così di diritto nella hall of fame della gastronomia assieme ai vincitori delle edizioni precedenti. Da qualche anno ogni ristorante, infatti, può vincere il primo premio solo una volta, dopodiché entra di diritto nella sezione d’eccellenza. La cerimonia si è tenuta ieri sera nell’Old Billingsgate di Londra con la conduzione dell’attore di Hollywood Stanley Tucci. Se l’eccellenza è scandinava, gran parte della classifica comunque parla italiano. Due i locali in Top10, addirittura sei nei primi 30 piazzamenti. Su tutti lo chef Mauro Uliassi e il suo omonimo ristorante a Senigallia (AN), miglior new entry dell’anno.
#Copenhagen’s Geranium has been crowned No.1 in The World’s 50 Best Restaurants, sponsored by S.Pellegrino & Acqua Panna! #Worlds50Best @SanPellegrino https://t.co/ftQTWHqFcs
— The World's 50 Best (@TheWorlds50Best) July 19, 2022
Il Geranium di Copenaghen è il miglior ristorante del mondo
Vincitore dei World’s 50 Best Restaurants Awards è dunque Geranium, ristorante di Copenaghen. Alla sua guida c’è lo chef Rasmus Kofoed, che dal palco di Londra ha ringraziato moglie e staff per il supporto. Nato nel 2010, il ristorante della capitale danese si distingue per un menu scandinavo stagionale a base di carne. Situato all’ottavo piano dello stadio nazionale di calcio, è aperto solo quattro giorni a settimana al fine di consentire a camerieri e cuochi il giusto equilibrio fra lavoro e vita privata. «All’apertura avevamo grandi sogni e forte amicizia», ha detto Kofoed alla premiazione. «Da piccolo, mi chiedevo dove mi avrebbe portato la vita. Determinazione e curiosità mi hanno guidato fin qui».
Al secondo posto si è piazzato Central di Lima, in Perù, che ha così scalato tre posizioni rispetto allo scorso anno. Gli chef Virgilio Martínez e Pía León esaltano l’America Latina con i loro piatti che abbracciano terra e mare. Medaglia di bronzo per il catalano Disfrutar di Barcellona, anch’esso capace di guadagnare tre posti rispetto al sesto piazzamento del 2021. Spagna e Messico dominano quasi l’intera Top10. La prima ospita infatti il madrileno Diverxo (quarto posto) e Asador Extebarri di Axpe (sesto), mentre a Città del Messico si trovano Pujol (quinto e migliore del Nord America) e Quintonil, piazzatosi nono. Male l’Asia, dato che il miglior ristorante del continente, il giapponese Den, è soltanto ventesimo.
Da Lido 84 a Le Calandre, sei ristoranti italiani nei primi 30 posti
Come detto, gran parte della classifica dei World 50 Best Restaurants Awards parla italiano. Pur non avendo il miglior ristorante del mondo, il Belpaese ha piazzato sei locali il Top30, due addirittura in Top10. Si tratta di Lido 84 di Riccardo Camanini a Gardone Riviera (BS), lo scorso anno al debutto con la 15esima posizione, e Le Calandre di Erminio Alajmo a Rubano (PD). Sugli scudi Mauro Uliassi che, con il suo ristorante omonimo, ha debuttato al 12esimo posto aggiudicandosi anche il premio come “Highest New Entry 2022”. Ad annunciare il riconoscimento Massimo Bottura, tre volte vincitore con la sua Osteria Francescana. Al 15esimo posto Reale a Castel di Sangro (AQ) dello chef Niko Romito. Quattro posizioni più in basso Piazza Duomo ad Alba di Enrico Crippa. E infine, al 29esimo posto, entra in lista anche lo chef Norbert Niederkofler con il suo St. Hubertus di San Cassiano, sulle Dolomiti.

La serata ha inoltre visto l’assegnazione anche di alcuni premi individuali. Leonor Espinosa del ristorante Leo a Bogotà ha vinto il riconoscimento come miglior chef donna dell’anno. Alexandre Mazzia con il suo AM di Marsiglia ha invece vinto l’American Express One to Watch. Icon Award per la nutrizionista e attivista keniota Wawira Njiru. Creatrice dell’organizzazione Food for Education, si è mostrata capace di «dare voce a chi non è mai rappresentato» come donne, omosessuali e poveri.