Microsoft, la risposta alle accuse di corruzione in Africa e Medio Oriente
Il colosso dell'informatica ha dichiarato di aver già indagato sul caso e di aver adottato le misure necessarie, compresi alcuni licenziamenti.
Microsoft è stata accusata di aver pagato tangenti in Africa e Medio Oriente. A puntare il dito contro il colosso dell’informatica è stato un ex dipendente, che ha raccontato la sua esperienza in Microsoft tra il 1998 e il 2018 al Wall Street Journal e in un dettagliato report pubblicato sul sito Lioness.

Corruzione Microsoft: «Accuse vecchie»
Secondo The Verge, il dipendente ha dichiarato che queste pratiche si sarebbero tradotte in più di 200 milioni di dollari spesi ogni anno da Microsoft in Paesi come Qatar, Arabia Saudita, Ghana e Nigeria: come riporta il Wall Street Journal, l’informatore (che era stato licenziato da Microsoft) ha presentato i suoi sospetti alla Securities and Exchange Commission, ovvero l’ente federale statunitense preposto alla vigilanza della borsa di Wall Street, all’inizio del 2019. Interpellata sulla vicenda, Microsoft ha dichiarato di aver già indagato su queste accuse «che risalgono a diversi anni fa» e di averle risolte, anche attraverso alcuni licenziamenti. «Abbiamo collaborato con le agenzie governative per risolvere qualsiasi problema. Incoraggiamo sempre chiunque a segnalare tutto ciò che potrebbe violare la legge, le nostre politiche o i nostri standard etici».

Corruzione Microsoft, le multe pagate nel 2019
Nel 2019 Microsoft aveva accettato di pagare multe per 25 milioni di dollari, a seguito di accuse di corruzione in Ungheria, dove l’azienda aveva ammesso la condotta impropria di alcuni suoi dipendenti; così come in Arabia Saudita, Thailandia e Turchia, senza però ammissione di colpa. L’accordo tra i dirigenti di Microsoft e alcuni funzionari ungheresi prevedeva un articolato schema di sconti, su cui poi i burocrati facevano la cresta, ottenendo un vantaggio economico. Negli altri casi, la SEC aveva invece contestato a Microsoft alcuni favori illeciti, tra cui regali costosi e viaggi, corrisposti a beneficio di alcuni funzionari di Arabia Saudita, Thailandia e Turchia.