Michele Merlo, la super perizia: «Con la giusta diagnosi si poteva salvare»
Le indagini si sono concentrate sull'operato del medico di base che, alla vista del suo vasto ematoma sulla gamba, aveva ritenuto fosse dovuto ad uno strappo muscolare.
A distanza di oltre un anno dalla morte di Michele Merlo, la super perizia disposta dal gip di Vicenza nell’ambito dell’inchiesta sul suo medico di base (indagato per omicidio colposo) ha evidenziato che il giovane cantante avrebbe potuto essere salvato. Approfondendo i sintomi che aveva accusato e lamentato al sanitario, si sarebbe infatti scoperto che quello che è stato scambiato per un semplice livido era in realtà una delle prime avvisaglie del tumore che stava intaccando le cellule del sangue.
Michele Merlo: i risultati della super perizia
Secondo quanto ricostruito, l’ex concorrente di Amici e X-Factor si era recato dal dottor Pantaleo Vitaliano il 26 maggio 2022. Vedendo il vasto ematoma che da poco più di una settimana gli era spuntato sulla coscia sinistra, lo specialista aveva pensato si trattasse di uno strappo muscolare e gli aveva applicato una benda allo zinco raccomandandogli di tenerla per qualche giorno.
Secondo i periti bolognesi, se il medico avesse valutato diversamente la macchia e disposto le analisi del sangue, si sarebbe subito scoperta la leucemia. «Qualora la terapia corretta fosse stata somministrata a partire dal 27-28 maggio (…) avrebbe avuto una probabilità di sopravvivenza compresa tra il 79 e l’87 per cento», si legge sulla prima perizia. Stessa conclusione a cui sono giunti, dopo lo spostamento dell’inchiesta a Vicenza, il medico legale veneziano Antonello Cirnelli e l’oncologo Valter Bortolussi. Anche per loro, quando Merlo si presentò nello studio di Vitaliano era già evidente che quell’ematoma non fosse dovuto ad un trauma e ciò avrebbe dovuto spingere il medico a fargli svolgere immediatamente le analisi sanguigne.
La parola al Gip
I periti veneti sono giunti alla conclusione che, anche se non è possibile affermarlo con certezza, una diagnosi più tempestiva avrebbe potuto dare qualche speranza in più al giovane. Le cure contro la leucemia non hanno effetto immediato e nei giorni successivi si sarebbero potute verificare delle emorragie anche letali, ma le possibilità di sopravvivenza si sarebbero alzate. Nelle prossime settimane toccherà al gip Nicolò Gianesini valutare se, nel caso Vitaliano avesse agito diversamente, le probabilità di salvezza del cantante sarebbero state sufficientemente elevate da reggere, in un eventuale processo, l’accusa di omicidio colposo.