Per Meta arriva una multa da 390 milioni di euro per il trattamento dei dati personali degli utenti non conforme alle normative europee Gdpr. A dirlo è l’Authority irlandese, dove la società americana ha una sede, la Meta Platforms Ireland Limited. Le indagini da parte dell’autorità sono scattate in seguito ai reclami di due utenti in Austria e in Belgio.
Meta, multa per violazioni sul trattamento dei dati
I reclami erano stati presentati il 25 maggio 2018. Al termine delle indagini, l’autorità di Dublino ha multato per 180 milioni di euro Instagram e per 210 milioni di euro Facebook. Entrambe le società sono di Meta, accanto a WhatsApp, dove però l’autorità non è intervenuta. Oltre alla multa, l’ente irlandese ha richiesto alla società di uniformare le due piattaforme alle normative europee entro tre mesi.

Secondo l’Authority, Meta avrebbe violato gli obblighi di trasparenza sull’utilizzo dei dati personali degli utenti. Infatti, Meta – secondo l’ente – avrebbe usato una base giuridica non corretta e avrebbe potuto così utilizzare i dati degli utenti per fornire informazioni a chi poi creava una pubblicità all’interno della propria piattaforma.
Cosa è successo
Secondo la normativa GDPR, si deve chiedere all’utente il consenso del trattamento dei dati personali e informarlo chiaramente su come questi dati verranno poi utilizzati dalla piattaforma stessa. In più, è necessario tenere traccia del consenso, che dovrebbe essere possibile revocare in qualsiasi momento. La decisione dell’authority irlandese è stata resa nota lo scorso 31 dicembre, dopo l’approvazione della bozza da parte dell’European Data Protection Board, l’ente europeo che si occupa di vigilare sui dati personali.

Il Garante italiano si era occupato di Facebook durante lo scandalo di Cambridge Analytica. L’ente nazionale aveva disposto una multa di un milione di euro nel 2019, con le contestazioni di: «Mancata informativa, della mancata acquisizione del consenso e del mancato idoneo riscontro ad una richiesta di informazioni ed esibizione di documenti» si legge nella nota pubblicata sul sito del Garante della Privacy.