Dopo il covo, i carabinieri del Ros e i colleghi dell’Arma territoriale hanno rintracciato, sempre a Campobello di Mazara, un altro luogo fondamentale per la latitanza di Matteo Messina Denaro. Si tratta di una specie di bunker che il boss ha fatto realizzare all’interno di una abitazione in via Maggiore Toselli. Una scoperta non da poco, perché sembra che il nuovo covo scoperto in mattinata sia stato utilizzato anche recentemente, secondo le prime tracce trovate. Prontamente scattata la perquisizione. Non è stato ancora reso noto il contenuto trovato nella stanza, ma potrebbero esserci stati anche alcuni documenti.

La caccia ai covi continua
Il procuratore Maurizio De Lucia e l’aggiunto Paolo Guido non si fermano. Il nuovo covo è stato trovato ad un chilometro e mezzo dall’appartamento in cui ieri sono stati rinvenuti tutti gli averi di Messina Denaro, compresi cibo, vestiti, scarpe e prodotti per l’attività sessuale. Fondamentali soprattutto altri ritrovamento, come la chiave di un’Alfa 164 che il boss avrebbe utilizzato per muoversi e i due telefoni cellulari già sequestrati. Cruciale potrebbe essere anche l’agenda ritrovata in via Cb 31, in cui l’ex latitante avrebbe appuntato sia pensieri personali sia numeri e nomi che ora sono al vaglio degli inquirenti. E a Palermo sono certi: «L’inchiesta è appena all’inizio».

Iscritto nel registro degli indagati anche un oncologo
Intanto aumentano anche i nomi iscritti nel registro degli indagati. Dopo il medico ormai in pensione, con un passato in politica, Alfonso Tumbarello, che ha avuto in cura il boss, la procura ha scelto di indagare anche l’oncologo trapanese Filippo Zerilli. Sarebbe stato lui a eseguire l’esame del Dna necessario per le cure chemioterapiche da predisporre per la lotta al tumore che affligge Messina Denaro. Il medico avrebbe ricevuto, al momento dei controlli, i documenti di Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l’identità al boss.