Messico, con López Obrador record di aggressioni contro i giornalisti

Camilla Curcio
07/04/2022

Articolo 19 ha fotografato un aumento dell'85 per cento delle aggressioni e delle minacce ai danni dei reporter messicani. L'amministrazione Obrador si conferma così la peggiore in termini di sicurezza.

Messico, con López Obrador record di aggressioni contro i giornalisti

Il Messico continua a essere un luogo inospitale per i giornalisti. Secondo un recente report compilato dall’organizzazione internazionale Articolo 19, gli attacchi alla stampa sono aumentati dell’85 per cento con l’insediamento del presidente Andrés Manuel López Obrador, trasformando il periodo che va dall’inizio della legislatura a oggi nel peggiore in termini di sicurezza e incolumità di reporter locali e stranieri.

I numeri di violenze, agguati e omicidi che hanno coinvolto i giornalisti in Messico

I dati parlano da soli: tra 2019 e 2021, sono state 1945 le aggressioni registrate dalle associazioni che si occupano della tutela della libertà di stampa,  33 le vittime, a cui si aggiungono gli otto cronisti che hanno perso la vita nel 2022 per mano di sicari e killer. Dei 664 episodi documentati lo scorso anno, l’equivalente di un agguato ogni 14 ore, la maggior parte sono stati minacce online, maltrattamenti fisici, delitti e accuse penali immotivate, che hanno visto coinvolti come mandanti tanto esponenti del governo (in 274 casi), tanto membri di gang e gruppi affiliati alla criminalità organizzata (implicati, invece, in 42 vicende). 

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Le responsabilità del presidente Andrés Manuel López Obrador

L’ascesa di López Obrador non ha fatto altro che esacerbare una situazione di per se pesante. Il capo di Stato populista, infatti, non si è fatto problemi a scagliarsi pubblicamente contro i reporter e a sciorinare insulti e offese ai danni dei giornali indipendenti durante le sue conferenze. Ma non solo. Minimizzando la questione e reputandola priva di importanza, ha prestato il fianco alle manifestazioni di violenza ai danni dei professionisti. Sulla vicenda è intervenuto anche il Parlamento Europeo che lo ha invitato a mettere un freno alla battaglia ingaggiata contro i media attraverso una retorica faziosa.

In Messico, sono sempre di più i giornalisti vittima di agguati e minacce
Il presidente Andres Manuel López Obrador (Getty Images)

Lo stesso monito che i ricercatori di Articolo 19 hanno cercato di fargli arrivare, chiedendo provvedimenti per evitare che «questo quadro generale già preoccupante finisca per degenerare in una brutale e irrecuperabile spirale di violenza».

Quali sono i giornalisti maggiormente a rischio

Da anni, i giornalisti che lavorano in Messico sono costretti a fare i conti con minacce che mettono quotidianamente a repentaglio la loro vita. Su tutti, a essere più a rischio sono coloro che indagano sui legami sulla corruzione della politica (come nel caso di Regina Martínez, uccisa a Veracruz nel 2012), immediatamente seguiti da chi si occupa di sparatorie e agguati.

In Messico, sono sempre di più i giornalisti vittima di agguati e minacce
Il giornalista della testata online El Sur, Lenin Ocampo (Getty Images)

Al terzo posto della classifica dei target più esposti si collocano, invece, quanti raccontano le migrazioni. Reporter spesso presi di mira dalla guardia nazionale e dai funzionari preposti a monitorare i flussi. «L’impatto delle morti tra i giornalisti è brutale e finisce per avere ripercussioni gravi sulle loro famiglie e sulla professione in generale», ha spiegato al Guardian Patricia Mayorga, firma del settimanale Proceso, «la società ha bisogno di capire che senza il giornalismo pubblico saremmo isolati perché non avremmo idea di cosa succede al di là dei confini». 

In Messico, sono sempre di più i giornalisti vittima di agguati e minacce
Il giornalista messicano Martin Patino a lavoro (Getty Images)

Il coinvolgimento del Messico nello scandalo Pegasus

Una consapevolezza necessaria a evitare scandali come quello che, lo scorso anno, ha rivelato il coinvolgimento dell’amministrazione di Peña Nieto (rimasta al potere dal 2012 al 2018) in un’operazione di hackeraggio iniziata nel 2017: Pegasus, uno spyware israeliano, ha consentito all’agenzia di intelligence federale e alla Procura di spiare i telefoni cellulari e i dispositivi elettronici di attivisti, insegnanti, studiosi, giornalisti e personaggi influenti sparsi per il mondo.

Anche in questo contesto, il Messico si è fregiato di un altro triste primato: è stata, infatti, la nazione in cui il software ha intercettato illegalmente più vittime (su 50 mila numeri di cellulare, 15 mila erano messicani), arrivando addirittura a Obrador e a diversi membri del suo entourage. «Questa brutalità nei confronti della stampa è una vera e propria tragedia», ha sottolineato Pedro Vaco, relatore speciale per la libertà di espressione nella Commissione Interamericana dei Diritti Umani, «le democrazie hanno promesso protezione a redattori e corrispondenti ma ancora non si è visto nulla di concreto. Eppure, ricordiamolo, senza giornalismo non esiste democrazia e viceversa».