Messico, femminicidi e violenza sulle donne: proteste contro il governo

Camilla Curcio
27/04/2022

Il ritrovamento del cadavere di Debanhi Susana Escobar Bazaldúa ha riacceso le proteste del movimento femminista contro il presidente Obrador e il governo. Colpevoli di sottovalutare e ignorare femminicidi e violenze.

Messico, femminicidi e violenza sulle donne: proteste contro il governo

La vicenda di Debanhi Susana Escobar Bazaldúa, trovata morta, poco meno di una settimana fa, sul fondo di una cisterna del motel Nueva Castilla, ha riacceso i riflettori sulla questione della violenza di genere in Messico. Tra proteste e contestazioni, le piazze sono tornate a reclamare un intervento del governo che, nonostante le 1015 donne uccise soltanto nel 2021, sembra continuare a sottovalutare il problema.

Il caso di Debanhi Susana Escobar Bazaldúa smuove l’opinione pubblica

‘La nazione dei femminicidi’: questo uno degli slogan sui cartelloni dei manifestanti che si sono accalcati all’esterno della struttura alberghiera, nei dintorni di Monterrey, per dare supporto alla famiglia della vittima e sfogare la propria indignazione per il tragico destino toccato alla giovane studentessa di giurisprudenza. Un dramma che, nella memoria di molti, ha riportato in vita il ricordo dei 300 delitti compiuti 20 anni fa da un serial killer nella città di confine di Ciudad Juárez. Vicenda che, fino alla scoperta di una fossa comune con corpi mutilati, non aveva destato alcun sospetto nel governo. «Siamo devastati», ha dichiarato ai giornalisti il padre della ragazza Mario Escobar che, data l’assenza di indizi rilevanti sul caso della figlia, misteriosamente sparita dopo una festa il 9 aprile e 13 giorni dopo trovata senza vita dalle forze dell’ordine, non riesce ancora a trovare una spiegazione plausibile a quanto accaduto. Dopo una lite con gli amici, Escobar Bazaldúa avrebbe chiamato un taxi per ritornare a casa ma, per ragioni ignote, sarebbe stata lasciata su un’autostrada deserta, a pochi metri dal motel.

Come testimoniato dall’inquietante fotografia scattata dal conducente che, accusato di aver fatto avance indesiderate alla cliente, l’ha ritratta da sola, sul ciglio della strada con indosso una lunga gonna marrone e delle scarpe da tennis. Subito dopo, attorno alle 4 del mattino, sarebbe entrata nell’albergo e, da quel momento, è stata come risucchiata nel vuoto. «Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire le dinamiche», ha chiarito la famiglia, «è necessario capire cosa sia successo là dentro e come sia finita in quel pozzo». Dall’autopsia, l’aspirante avvocato sarebbe morta per un trauma cranico causato da un corpo contundente: inizialmente, si è pensato a un caduta ma, per i genitori, si tratterebbe di un’ipotesi improbabile. «Non penso sia stato un incidente», ha tuonato il padre che ha richiesto un secondo esame di conferma, «mia figlia è stata picchiata e strangolata. Si tratta di assassinio e non mi fermerò fino a quando non verrà fuori la verità».

Il problema del Messico con i femmincidi
Agenti della Scientifica al lavoro sulla scena del crimine (Twitter)

Il Messico non è un Paese per donne

La tragedia che ha coinvolto Debanhi Susana Escobar Bazaldúa è soltanto l’ultima, in ordine cronologico, di una lunga lista di sparizioni e decessi legati dal comune denominatore del genere. Le cifre lo confermano senza lasciare margini di dubbio: fino a oggi, nel 2022, le zone attorno a Monterrey hanno registrato la scomparsa di almeno 52 donne. Uno scenario che, da anni, tiene impegnati volontari e associazioni non governative in una battaglia contro la totale assenza di reazione delle autorità.

Il problema del Messico con i femmincidi
Parenti e amici delle vittime di femminicidio durante una veglia (Getty Images)

«Quel che è accaduto a Debanhi, purtroppo, non è un’eccezione», ha sottolineato Edith Olivares Ferreto, direttrice di Amnesty International Mexico, in un’intervista al Guardian, «in questa nazione, ogni giorno, vengono assassinate 11 donne e, al momento, di almeno 20 mila non si hanno notizie. Lo Stato ha accumulato solo fallimenti nelle operazioni di ricerca e, da 30 anni a questa parte, non è cambiato niente né è stato fatto alcuno sforzo per correggersi».

L’attacco dell’attivista Frida Guerrera

Una visione condivisa anche dall’attivista Frida Guerrera che, da anni, dà la caccia ai responsabili dei femminicidi. «È un incubo che non accenna a darci tregua», ha spiegato, «ormai è tutto diventato routine e la colpa è solo e soltanto del governo. Quando una ragazza viene uccisa e non si fa nulla per punire i colpevoli e sbatterli in prigione, muore tutta la sua famiglia, muore l’intera società. Un giorno o l’altro verrà recuperato il cadavere, le indagini finiranno, i killer rimaranno impuniti e, qualche mese dopo, si scaglieranno contro un’altra ragazza. Fino a quando non capita alle loro figlie, non realizzano la gravità della situazione e dimenticano tutto. Quando, invece, non dovrebbero dormirci la notte». 

Il problema del Messico con i femmincidi
Manifestanti davanti alla sede del Palazzo Nazionale di Città del Messico (Getty Images)

L’incomunicabilità tra femministe e governo

A nulla è servito sperare nel cambiamento con l’elezione, nel 2018, del presidente Andrés Manuel López Obrador, presentatosi durante l’intera campagna elettorale come un progressista. Obrador infatti si è più volte scontrato col movimento femminista per un importante differenza di vedute e non è mai sceso a compromessi.

Il problema del Messico con i femmincidi
Attiviste, manifestanti e genitori delle vittime di femmincidio protestano contro il governo Obrador (Getty Images)

La sua totale mancanza di empatia ha, poi, raggiunto il culmine con la notizia del recupero del corpo di Escobar, che ha commentato con un lapidario: «Accade ovunque, i cittadini non devono allarmarsi». Una reazione che ha esacerbato l’indignazione generale, di cui Ferreto continua a farsi portavoce: «Non stiamo chiedendo ai piani alti di reinventare la ruota ma solo di intervenire in difesa delle donne messicane e della loro sopravvivenza».