Finora Giorgia Meloni la gestione delle questioni di “potere economico” le aveva lasciate tutte o quasi a Guido Crosetto, che oltre alla competenza specifica in materia di Fratelli d’Italia è stato cofondatore. Troppo lontane dai suoi interessi e dalla sua esperienza, sempre e solo politica. Ora però, anche con il supporto del cognato Francesco Lollobrigida, capogruppo del partito alla Camera ma soprattutto marito di Arianna Meloni, sorella maggiore della leader della destra italiana, ha cominciato a metterci mano. Tanto da parlarne direttamente con Mario Draghi.
Draghi ha detto a Meloni quali sono gli ambiti di manovra sulle nomine
Il presidente del Consiglio, con la solita affabilità e fermezza, le ha detto quali sono gli ambiti entro cui può muoversi e quali invece sono preclusi, a lei come agli altri segretari di partito, perché il premier intende decidere direttamente, insieme al suo entourage di Palazzo Chigi (Francesco Giavazzi, il suo consigliere economico, in primis). In sostanza, giù le mani – e persino i pensieri – da Eni, Enel, Leonardo e Poste. Insomma, il grosso dell’informata di nomine prevista nella primavera del 2023. Sul resto Draghi ha ribadito a Meloni che aspetta tre nomi per ciascun posto, una terna nella quale poi si riserva di pescare. Ma secondo quanto Meloni ha poi raccontato in una cena tra intimi a casa sua, Draghi con l’occasione le avrebbe fatto una confidenza: croce sopra a tutti coloro che erano stati nominati su esplicita indicazione e supporto del Movimento 5 stelle. «Giorgia, regolati», le avrebbe detto SuperMario. Ma qual era il messaggio sottostante? Non certo quello politico tout court: Meloni conosce perfettamente il livello di reciproca disistima che intercorre tra l’ex presidente della Bce e l’avvocato del popolo Giuseppe Conte. Probabilmente, ha poi riflettuto Giorgia ripensando a quelle parole, Draghi si riferiva a Stefano Donnarumma, l’amministratore delegato del colosso delle trasmissioni dell’energia elettrica Terna, che le cronache della conferenza programmatica di Fratelli d’Italia tenutasi la scorsa settimana a Milano davano nell’elenco delle personalità esterne al partito invitate a parlare (nel suo caso di energia) al mega raduno.

Un segnale per le ambizioni di Donnarumma intervenuto alla convention di Fratelli d’Italia
Donnarumma, infatti, a suo tempo era stato nominato amministratore delegato di Acea, la municipalizzata romana, durante il mandato a sindaco della capitale di Virginia Raggi, e successivamente a capo di Terna dal governo Conte su espresso interessamento dell’allora potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, e del suo braccio destro Antonio Rizzo. Ecco perché Draghi ha messo il nome di Donnarumma nella sua black list, ed ecco perché il numero uno di Terna è in cerca di nuovi sostegni politici. Cosa resa ancor più necessaria dopo che Draghi ha dato precise indicazioni perché Terna si fonda con Snam, il colosso milanese delle infrastrutture energetiche. E in Cdp, che di entrambe le società è l’azionista di riferimento, sanno che, una volta realizzata l’operazione, proprio per i suoi passati legami con i grillini, non potrà essere Donnarumma a guidare la nuova realtà.