Nelle orecchie di tutti fin dal 2008, quando fu scelta come inno del Popolo della Libertà in occasione della campagna elettorale delle elezioni politiche, Meno male che Silvio c’è è attualmente in prima posizione nella classifica delle cinquanta canzoni più virali in Italia su Spotify (Viral 50 Italy). È uno dei tanti effetti sul web della scomparsa del Cavaliere, diventato maggior argomento di discussione su tutti i social negli ultimi giorni. Su Twitter gli hashtag che lo riguardano non sono mai usciti dalle tendenze, su Instagram e Facebook si sprecano foto e video che narrano la sua carriera e, da ieri, i suoi funerali. E ora, anche la musica che negli anni l’ha raccontato è tornata virale.
Meno male che Silvio c’è primo nella Viral 50 Italy di Spotify
Il brano, di cui tutti hanno in mente il ritornello intonato (o stonato) da una sostenitrice di Berlusconi in lacrime, cominciò a girare negli incontri e nelle convention di Forza Italia prima di diventare la colonna sonora del partito in occasione delle politiche. Tornata in cui ottenne quasi il 38 per cento delle preferenze rendendo il suo leader presidente del Consiglio per la quarta volta. Semplice, diretto e con una musica lieve, il verso veniva cantato e ripetuto dai militanti azzurri ondeggiando le braccia e sventolando bandiere.
L’autore del testo è Andrea Vantini, originario della provincia di Verona. Padre di due figli e compagno di Chiara, con cui vive sul lago di Garda, ha ricordato quel brano esprimendo il suo dispiacere per la morte di B: «Mai mi sarei aspettato che il presidente mi chiamasse all’epoca e che quel brano avrebbe avuto un così grande successo. Sono davvero colpito dalla sua morte che ritenevo davvero una persone immortale». Il cantautore, in passato, aveva anche raccontato che la scrittura di quella canzone gli causò qualche problema nel mondo musicale: «Se avessi fatto un brano per Giorgio Amirante, avrei avuto meno ripercussioni negative sulla mia carriera. La mia colpa è aver scritto quelle parole che non si potevano dire, “Menomale che Silvio c’è”. Un’affermazione grave che il mondo dello spettacolo, foraggiato economicamente dalla sinistra, mi sta ancora facendo pagare. L’antipatia, se non l’odio, che la sinistra provava per Berlusconi si è riflessa, in parte, su di me».