Nel Giorno della Memoria arriva un tema scolastico che fa discutere. A Napoli, nella scuola Isis Archimede del quartiere Ponticelli, un ragazzo ha scritto un tema sulla Shoah di una sola riga. Non un messaggio forte, ma una frase che indigna i docenti e la preside: «So’ tutt muort abbruciat». Il compito in classe risale a due giorni fa e la professoressa di italiano ha immediatamente segnalato la vicenda alla dirigente Rirò Stanziano. Lei ha prima scritto ai suoi docenti e poi reso noto la vicenda, per «evitare che quella ignobile frase, graffiata su un foglio bianco, passi inosservata».

Stanziano: «Giovani incapaci di cogliere emozioni»
«Abbiamo da educatori il dovere di accogliere e rilanciare», spiega la dirigente ai suoi docenti, come riporta La Stampa. E ancora, riferendosi ai giovani: «Sempre più spesso si mostrano incapaci di cogliere le emozioni, di entrare in sintonia con i drammi dell’altro, di mostrare empatia. È una vera patologia, l’alexitimia, ma se ne parla poco». Rirò Stanziano prosegue cercando di capire il motivo che può aver spinto il ragazzo a scrivere una frase simile: «Quel ragazzo ha voluto fare lo splendido? O l’irriverente? O ancora l’ironico barzellettiere? Ha voluto lanciare una aperta sfida alla scuola, all’autorità dei docenti, mostrandosi disincantato e irrispettoso? Ha interpretato la bieca sintesi dell’aggressività più vigliacca ed immorale che guarda a fatti umani e storici gravissimi con indifferenza, distacco e cinismo? Ha inteso interpretare per iscritto le mille battute caustiche ed imperdonabili che rimandano ai forni crematori, alle saponette, al gas letale… oppure ha usato formule verbali aggressive pari a quei violenti cori da stadio che inneggiano al Vesuvio?»
La preside: «I nostri ragazzi sono molto di più»
Stanziano però spezza anche una lancia nei confronti degli altri studenti: «Parlare a scuola della Shoah serve anche a scongiurare questo tipo di condotte». La ferita si apre «proprio mentre la nostra compagna Natalie, proprio stamattina, ha ricevuto al Mercadante il premio Valenzi. O mentre, ancora stamattina, abbiamo incontrato lo scrittore Paolo Miggiano e il papà di Paolino Avella nell’ambito del premio letterario Dumontet, grazie al quale alcuni di noi hanno borse di studio per frequentare l’università. per fortuna i nostri ragazzi sono anche questo e molto di più».
