I leader e i partiti ormai comunicano sui social: si è cioè assuefatti a una cultura dell’informazione politica fagocitata da Twitter, Instagram, Facebook e quindi rassegnati a una montagna di stupidaggini e di futilità. Se andiamo sull’account Twitter di Fratelli d’Italia il tweet “fissato” è un concentrato della più vieta propaganda: c’è una foto infelice di Giorgia Meloni, che guarda avanti con gli occhi socchiusi del miope che non ci vede bene e un’espressione altezzosa; il testo dice: «Siamo un Governo a testa alta, che non si inchina davanti a nessuno e che nasce per stare al fianco del popolo italiano». Poco più sotto: «In soli pochi mesi alla guida della Nazione, il Presidente #Meloni ha restituito all’Italia credibilità, prestigio e fiducia nel futuro. Saprà fare sempre meglio».
🔵 Siamo un Governo a testa alta, che non si inchina davanti a nessuno e che nasce per stare al fianco del popolo italiano. pic.twitter.com/ExmYJce2nG
— Fratelli d'Italia 🇮🇹 (@FratellidItalia) May 25, 2023
Qui non interessa contestare il contenuto e dimostrare che anche il governo Draghi – che Meloni, unica opposizione, ha sempre avversato – non si inchinava davanti a nessuno e che non nasceva per stare a fianco di un popolo che fosse differente da quello italiano; quanto alla credibilità e al prestigio dell’Italia: tra quelli che assicurava Draghi e la fatica che fa Meloni, non c’è gara. Qui si vuole dimostrare che l’antico pensiero “meditante” ha lasciato il posto al principio dell’usa e getta che, nella cultura come nella politica e nella moda, ha sostituito quello del durevole. Una curiosità distratta, turistica, bulimica ci caratterizza e ci spinge a gesti di indignazione sempre più deboli perché, anche quando vogliamo protestare su Twitter, mentre scriviamo ci passa la voglia, talmente forte è ormai la convinzione che i nostri soprassalti morali non servano a niente. Quando il potere si conquista facendo ricorso all’antica demagogia, sviluppando una comunicazione politica che è un insieme di promesse destinate ad affascinare l’elettore, lusingandone le passioni e vendicandolo nei confronti degli avversari, presentati sempre come “nemici”, non si può che continuare a blandirlo con i discorsi semplicistici e gli slogan. Nel caso del governo Meloni sarebbe troppo complicato spiegare agli elettori le continue marce indietro, gli inchini all’Europa a testa bassa e perfino alcuni tradimenti del popolo italiano più povero, al quale si toglie, per esempio, quel poco di reddito di cittadinanza che aveva faticosamente conquistato con la promessa di fare meglio: certo, come no, domani, in futuro, chissà.
Elly Schlein preferisce Instagram
Poi si va sugli account Twitter del Partito Democratico e della sua segretaria Elly Schlein: è come se non ci fosse un pensiero, una linea, una strategia. Nei profili ufficiali solo “retweet”, nel caso di Elly bisogna andare indietro al 25 aprile per trovare il suo fondamentale «Viva il 25 aprile, viva la Resistenza antifascista!». Ora non è che si richiedano al Pd e alla sua leader lunghe catene di ragionamenti e spiegazioni cifrate cui uno dei partiti più burocratici mai apparsi sulla faccia della terra ci aveva abituati. La funzione dell’immagine social non è quella di dare solennità alla parola politica ma di presentare un partito e chi lo guida in modo concreto, individualizzato, riconoscibile. La prima regola, che verrebbe in mente anche a un bambino, è che non ci si può affidare al pensiero degli altri per dire cosa pensiamo noi, lo dobbiamo dire direttamente, guardando negli occhi virtuali gli elettori.
Ci sono vari modi per utilizzare al meglio i micromessaggi che i social consentono, senza trasformarli nella propaganda smaccata, ma parlando all’intelligenza di chi legge. Le scelte degli elettori sono sempre meno un segno dell’identità di classe o di appartenenza sociale e sempre più scelte personali legate alla fiducia ispirata da un candidato o da un leader. Non ci si può nascondere nell’epoca dei social perché, altrimenti, sarebbe meglio non usarli. Un po’ meglio @ellyesse, il profilo Instagram di Elly Schlein. Social che lei sembra preferire, anche perché rivolto a una platea giovane. Proprio qui ha rotto il silenzio del dopo-elezioni amministrative con una diretta in total white, scelta che ha fatto pensare dopo il coming out sull’armocromia. Ma ha solo 305 mila follower, contro il milione e 600 mila che seguono Giorgia Meloni. Mai stanca, tra l’altro la premier ha recentemente inaugurato da Tunisi un nuovo format, la conferenza stampa finta: lei in piedi dietro a un leggio pronta, sembrava, al ping pong delle domande e delle risposte, ma era da sola, non c’era nessun giornalista a importunarla. Non c’è partita per Elly l’ingenua con l’underdog Giorgia, furba come una volpe, urge fare qualcosa.